Torna, ad Alice nella Città, L’isola, opera prima di Costanza Quatriglio (La bambina che voleva cantare), film presentato nel 2003 alla Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes, ottenendo un grande successo internazionale. Ospite di oltre cento festival, ha ricevuto grandi apprezzamenti dai Cahiers du cinéma ed è stato distribuito in più di venti paesi nel mondo.
Ora torna fuori concorso ad Alice nella Città nella sua versione restaurata in 4K dai laboratori di Cinecittà. Questa versione uscirà in home video il 14 dicembre 2023 con Mustang Entertainment, compresa del making of del film Racconti per L’isola, presentato alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia 2003.
Leggi: La bambina che non voleva cantare è un viaggio nella nostra memoria. Conversazione con Costanza Quatriglio.
L’isola- La trama
La piccola Teresa e suo fratello Turi vivono sull’isola di Favignana, al largo della Sicilia. Mentre Teresa si gode ancora le gioie dell’infanzia, il ragazzo deve cominciare a lavorare come pescatore insieme al padre. Intanto l’arrivo di Margherita porterà nuovo scompiglio e Teresa troverà una nuova amica, ma anche un’ideale di femminilità con cui confrontarsi.
L’Isola– tra ricordo e nostalgia
È consuetudine che l’opera prima di un regista sia quella più personale. L’isola non fa eccezione. Costanza Quatriglio scava nelle sue memorie di bambina nell’isola di Favignana e realizza un ritratto nostalgico di un’infanzia libera e selvaggia.
La protagonista è la piccola Teresa, una bambina con l’incredibile viso vispo di Veronica Guarrasi. Teresa incarna la figura del monello, come una siciliana Huckleberry Finn. Dice le bugie, fa le smorfie, ma rimane una bambina buona, guidata da uno slancio entusiastico. É circondata da una rete di affetti, a cui si relaziona con grande spontaneità: il meccanico carcerato, la nonna malata, il padre burbero… ma soprattutto il fratello Turi a cui è molto legata. Turi è un giovane silenzioso, perennemente assorto. Vorrebbe fare il marinaio e non il pescatore come il padre, perché la pesca con la rete, che prevede la brutale mattanza dei tonni, non fa per lui. Quello di pescare è invece il sogno di sua sorella, troppo piccola per comprendere che essendo femmina quello dei pescatori è un mondo a cui non può accedere.
L’Isola non è una storia di formazione; è più la fotografia di un momento, dell’ultimo scorcio d’infanzia prima che la vita faccia il suo corso. La figura di Turi, con la sua espressione triste e la sua incomunicabilità, vede già quelle ingiustizie che la sorella non riesce ancora a cogliere. Eppure anche con le sue crudezze rimane un film positivo che quasi romanticizza una realtà che va scomparendo.
Il lungometraggio di Costanza Quatriglio costruisce un racconto fatto di piccoli avvenimenti, relazioni, sguardi. Gioca con lo spettatore, stuzzicandolo con dei drammi che poi non sbocciano mai. Rimane invece quasi un racconto documentaristico, sospeso nella sua immobilità per lasciarsi osservare. Si protrae, come le variazioni della colonna musicale jazz di Paolo Fresu, fino ad un finale che finalmente scuote le dinamiche della narrazione.
“L’Isola” ad Alice Nella Città: il ritorno di un capolavoro dimenticato