Proiettato il 7 Marzo al Sudestival nella sezione documentari,il film Posso entrare? An ode to Naples Trudie Styler nel suo doc cattura l’unicum di Napoli attraverso uno sguardo carico di umiltà, meraviglia, passione e amore, senza cadere nello stereotipo.
Accolto con un caloroso e spontaneo applauso dal pubblico dove è stato presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma, Posso entrare? An ode to Naples è il lavoro con cui l’attrice, regista, produttrice ed attivista Trudie Styler omaggia una città dalla quale è irrimediabilmente attratta ed incantata.
L’approccio alla sua personale scoperta di Napoli lo rivela lo stesso titolo del lavoro: la discrezione, l’umiltà e la passione con cui la Styler entra e percorre una polis così controversa, sanguigna, guerriera, solidale, feroce, con un cuore immenso: il popolo che la abita.
Posso entrare? An ode to Naples | I simboli che incontra
Ad accompagnare il viaggio contaminato di Posso entrare?, alcune figure che identificano questa città. Clementino ci introduce nella contemporaneità, rappandone la genesi e la storia.
La scoperta di Napoli non può che partire dal Rione Sanità, un tempo quartiere della nobiltà, affossato e dimenticato dopo la costruzione del Ponte della Sanità che collega dall’alto la Reggia di Capodimonte alla città. Santa Maria della Sanità e padre Antonio Loffredo, il punto di riferimento di una rinascita ed una resistenza sorprendenti. Il fulcro di attività sportive, culturali, di lotta femminile contro la violenza di genere, la chiesa è il luogo dell’alternativa concreta alla strada.
La porta è aperta per chi vuole entrare, nessuna costrizione. Con quella non si ottiene niente da questo quartiere
Risaliamo la città, tagliata in due da Spaccanapoli , ‘ferita’ profonda anche nella materia delle sue cadute e dei tenaci riscatti. Ci accolgono: Alessandra Clemente, figlia di Silvia Ruotolo, vittima innocente di un conflitto a fuoco tra i clan in pieno centro città. Roberto Saviano, che vive sotto scorta da 27 anni. Jorit, lo street artist di San Giovanni a Teduccio diventato famoso in tutto il mondo, l’attore Francesco Di Leva, che nello stesso quartiere senza futuro ha casualmente incontrato il teatro e che resta lì, nonostante il suo successo personale, con la compagnia NEST da lui fondata.
Gente di Napoli
I nomi e i volti di Posso entrare? An ode to Naples sono soprattutto i suoi abitanti: la Styler li approccia con empatia, naturalezza, lasciandoli nel loro ambiente e nella quotidianità della loro vita. Dal popolo dei Quartieri Spagnoli alla borghesia, dagli artigiani agli artisti, tutti sono accomunati da una invisibile fratellanza, con le radici ben impiantate dentro una terra sempre instabile (come il Vesuvio, la ‘montagna’ per i Napoletani), fatalista, soprannaturale, passionale. Resistente, simboleggiata dalle 4 giornate di Napoli (unica città a liberarsi da sola dell’occupazione nazista).
Il buio di Scampia si contrappone alla luce del progetto Metamorfosi, che nel carcere di Secondigliano ha portato Sting ad esibirsi suonando la chitarra che i detenuti hanno costruito dal legno di una barca naufraga a Lampedusa.
Il viaggio di Posso entrare? An ode to Naples è uno sguardo esterno e coinvolgente, per nulla scontato. Una impressione visionaria, umanissima e poetica (merito anche della fotografia di Dante Spinotti), che riesce a sintetizzare l’anima di un luogo unico al mondo. La Ode a Napoli di Percy Bysshe Shelley è il meraviglioso cantico che Trudie Styler espande su tutta la città.
Posso entrare? An ode to Naples è prodotto da Luciano Stella, Maria Carolina Terzi, Lorenza Stella, Carlo Stella, distribuito da Cinecittà Luce.