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Alphaville Cineclub propone “Da Locarno a Roma”, rassegna sul grande Otto Preminger alla Mini Arena Pigneto

In concomitanza con il Festival di Locarno, che dedica una retrospettiva completa alle opere del grande regista viennese Otto Preminger, alla Mini Arena Pigneto dal 31 luglio al 5 agosto 2012, Alphaville Cineclub propone ‘Da Locarno a Roma. Il cinema di Otto Preminger: cinquant’anni di regia, da Vienna a Hollywood, tra generi, stile, storie (e Storia)!

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Alphaville Cineclub

 

In concomitanza con  il Festival di Locarno, che dedica una retrospettiva completa alle opere del grande regista viennese Otto Preminger, alla Mini Arena Pigneto dal 31 luglio al 5 agosto 2012, Alphaville Cineclub proponeDa Locarno a Roma. Il cinema di Otto Preminger: cinquant’anni di regia, da Vienna a Hollywood, tra generi, stile, storie (e Storia)!

Uomo di spettacolo completo (dalla formazione teatrale con Max Reinhardt a Vienna, alle diverse regie teatrali in America; dall’esordio al cinema in patria, nel 1931, ai film realizzati a Hollywood sotto contratto alla Fox, fino alla produzione indipendente, senza trascurare pure un’esperienza televisiva e l’indimenticabile interpretazione in Stalag 17 di Billy Wilder), il cineasta Otto Preminger è essenzialmente un regista.

Nei trentasette film girati tra il 1931 di Die Grosse Liebe (L’amorosa menzogna) e il 1979 di The Human Factor (Il fattore umano), l’autore di film culto come il noir Laura (Vertigine, 1944), o di film scandalosi come The Man with the Golden Arm (L’uomo dal braccio d’oro, 1955) e kolossal storici come Exodus (Id., 1960), ha di volta in volta affermato la qualità di una regia capace di coniugare uno sguardo squisitamente cinematografico con un senso della messa in scena “teatrale” ed una perfetta direzione di attori (Gene Tierney, Marilyn Monroe, Frank Sinatra, Jean Seberg, James Stewart, Paul Newman ecc.), definendo uno stile rigoroso e inconfondibile in una produzione pur varia e, per certi versi, discontinua.

Emigrato negli USA nel 1935, il viennese Preminger ha in qualche modo segnato un percorso d’autore nel cinema americano, dall’epoca degli Studios (di cui forza il sistema, fin dai primi noir, attraverso un controllo ossessivo di ogni fase della lavorazione), alla produzione indipendente, nella costante volontà di provare nuovi formati e risorse tecnologiche (il Cinemascope di River of No Return [La magnifica preda, 1954], o il 70 mm di Exodus), sfidando il Codice Hays ripetutamente e divenendo produttore autonomo. Affrontando generi diversi, dall’adattamento letterario come in Bonjour Tristesse dal romanzo della Sagan nel 1957, fino al Graham Greene del già citato Il fattore umano, dall’opera lirica, come in Carmen Jones (Id., 1954) o Porg y and Bess (Id., 1959), alla politica americana (Advise and Consent [Tempesta su Washington,1962]) e così via, lo sguardo premingeriano si è puntato, senza reticenze e con un atteggiamento insieme cinico e profondamente morale, su storie e contesti che alla fine raccontano società, momenti della Storia, condizioni umane o psicologiche precise, nitide, anche quando lo stile, l’uso della macchina da presa, sembra assumere una qualità e un tono quasi fantastico (come nel sodalizio con il direttore della fotografia Joseph La Shelle, nel primo periodo alla Fox e, segnatamente, in Vertigine). Un autore a tutti gli effetti, come volevano i giovani registi della Nouvelle Vague, a cominciare da Truffaut e Rohmer, che ne esaltavano proprio la qualità di metteur en scène, di regista, di artefice di sguardi. Uomo di spettacolo completo, certo, ma regista di cinema, di un cinema colto, stratificato, tematicamente e narrativamente ricco, ma definito alla fine in termini di stile, e di stile propriamente cinematografico. Forte della propria cultura di europeo (ebreo) a Hollywood, Preminger ha affrontato temi e problemi che questa cultura gli consentiva e lo spingeva ad affrontare, ma attraverso una profonda fiducia nelle possibilità del cinema, del suo linguaggio, della sua tecnica, intesi come regia e come stile, mai in senso virtuosistico o di ricercatezza esplicita o esibita. Significativi, a questo proposito, i termini della sua ammirazione nei confronti di Hitchcock:

Ho il massimo rispetto per Hitchcock. È uno dei più grandi registi di tutti i tempi. Ecco qualcuno che ha stile e che è l’opposto di un maestro di trucchi ed espedienti. Ogni volta che fa un nuovo film, tenta qualcosa di diverso, il che prova che non è affatto schiavo di trucchi ed espedienti.”

Preminger come Hitchcock, dunque, ha attraversato la storia del cinema, in cinquant’anni cruciali di questa storia e della storia del Novecento, tentando sempre qualcosa di diverso, attraverso la tecnica dell’immagine in movimento, dei generi, delle possibilità del racconto e, via via, delle modalità produttive differenti. Fonte: Giulia Carluccio

 

Programma:

31/7 Vertigine, USA, 1944, 85’

1/8 Seduzione mortale, USA, 1953, 91’

2/8 Vergine sotto il tetto, USA, 1953, 100’

3/8 L’uomo dal braccio d’oro, USA, 1955, 119’

4/8 Carmen Jones, USA, 1954, 101’

5/8 Bonjour tristesse, USA, 1958, 90’

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