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Conversation

‘La Guerra del Tiburtino III’ Conversazione con Luna Gualano

Dopo Go Home - A casa Loro La guerra del Tiburtino III prosegue il discorso sulla mescolanza dei generi per ragionare sul concetto di diversità con ironia e divertimento. Del film parliamo con Luna Gualano

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Presentato in anteprima ad Alice nella Città nella sezione Panorama Italia, La guerra del Tiburtino III di Luna Gualano lavora sulla mescolanza di generi per fare della periferia romana il punto d’incontro tra diversità di  vario tipo. Del film abbiamo parlato con la regista Luna Gualano.

La guerra del Tiburtino III è una produzione Mompracem con Rai Cinema, prodotto da Carlo MacchitellaManetti bros.Pier Giorgio Bellocchio, e uscirà nelle sale il 2 novembre distribuito da Fandango.

Protagonisti sono Antonio BannòSveva MarianiPaolo CalabresiPaola Minaccioni.

Il film è scritto da Emiliano Rubbi insieme alla stessa Luna Gualano.

Luna Gualano e la sua La guerra del Tiburtino III

Il tuo è un cinema che si “diverte” a reinventare codici e situazioni tratte dal film di genere. Per questo motivo ti chiedo se la carrellata rasoterra con cui all’inizio della storia ti avvicini al punto di caduta del meteorite era un modo per omaggiare il manifestarsi del male ne La casa di Sam Raimi? 

L’intenzione era esattamente quella. L’idea era di quella di un approccio citazionista e tu l’hai beccato in pieno!

Anche perché da subito mi è sembrato un rimando efficace nei riguardi di un cinema che come il tuo ama mescolare horror, fantasy e commedia.  

Certo, l’intenzione era appunto quella citazionista. Adoro Raimi per cui mi piaceva strizzare l’occhio a un autore che fa della commistione dei generi una sua cifra stilistica: poi è quello che piace fare anche a me. Trovo interessante che i miei lavori siano un contenitore eterogeneo.

La guerra del Tiburtino III è un film ricchissimo e stratificato che parte dal visivo per arrivare al contenuto. Tu lo fai a cominciare dai titoli di testa, con il cromatismo pop che rimanda al personaggio di Lavinia, ma anche al mestiere della madre del protagonista. Colori che contrastano con la cupezza della scena introduttiva e di molte altre sequenze presenti nel film.

Sì, ho voluto giocare sul contrasto tra architetture e personaggi, considerando che questi ultimi, tranne Pinna, hanno tutti degli elementi estremamente riconoscibili dal punto di vista cromatico mentre invece i palazzi, proprio per il tipo di architettura, sono sempre grigi. Mi piaceva che a dare vita al quartiere fossero le persone che lo animano.

Il montaggio

Lo si vede nel montaggio che collega la colorata frivolezza di smalti e unghie alla monocorde monotonia dei palazzi dormitorio del Tiburtino III. Secondo me non si tratta solo di una questione estetica, ma anche di un rimando alla dialettica tra bene e male e tra i diversi generi presenti all’interno del film.

Assolutamente. Credo che ci sia un problema di fondo, soprattutto in Italia, rispetto a come viene trattata la commedia. Molto spesso non viene curata da un punto di vista estetico mentre a me piaceva rendere a tutti gli effetti la sua commistione con la fantascienza attraverso un’estetica più accattivante rispetto allo “smarmellamento” tipico delle commedie nostrane. Con il direttore della fotografia e con gli altri reparti ci siamo sforzati di ricercare il contrasto di cui mi chiedevi nella domanda per cui mi fa piacere che tu l’abbia percepito.

Peraltro sempre durante i titoli di testa il montaggio, collegando quei colori ai palazzi del Tiburtino III, suggerisce l’incontro tra diversità che è uno dei grandi temi del film. 

È proprio quello che volevo comunicare, ovvero dimostrare la coesistenza di due anime che, viste separatamente, sembrano non poter coesistere e che invece ci riescono. Il montaggio alternato mi serviva per mescolare le loro estetiche, facendole assurgere a un unico senso che poi è la risultante di queste due anime.

A questo proposito, non so se sei d’accordo, ma una delle trovate più efficaci del film è quella di dire che il vero incontro del terzo tipo non è riferito gli alieni bensì a quello tra Lavinia e Pinna.

Assolutamente sì! Lavinia è sicuramente l’altro alieno. Diciamo che abbiamo scritto un film sugli extraterrestri pensando di trovarci di fronte a diverse tipologie di alieni.

Commedia e dramma

Le due sequenze iniziali hanno un carattere fondante anche nell’impostare la coesistenza tra frivolezza e drammaticità.

Era il mio obiettivo e sono felice che tu lo abbia capito.

Dal punto di vista drammaturgico era essenziale far funzionare questa commistione.

Certo, assolutamente. Con Emiliano Rubbi, cosceneggiatore del film, avevamo già esplorato questo aspetto in Go Home – A casa loro, ovvero inserire qualcuno al di fuori del proprio contesto e vedere le dinamiche che si vengono a creare tra i diversi ambiti. Questo ti permette di mettere in moto l’interazione tra mondi diversi, ognuno con le proprie regole e il proprio linguaggio. È una cosa molto stimolante e piena di sorprese anche divertenti.

La guerra del Tiburtino III racconta la collisione tra mondi diversi.

Assolutamente.

C’è il Tiburtino III, c’è la città di Roma. C’è l’Italia e ci sono le galassie intergalattiche dal quale provengono gli alieni. 

È così. La guerra del Tiburtino III è anche uno scontro-incontro tra classi e razze. Quello tra gli alieni e gli esseri umani scatena considerazioni che assottigliano le differenze tra le parti. Se uno prende un personaggio come Lavinia come fa a non dire che è lei la vera aliena? Le differenze tra i diversi schieramenti non sono poi così grandi.

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Alcuni contrasti nel film di Luna Gualano

Il film racconta la resistenza di un mondo chiuso come quello del Tiburtino III, impegnato a non farsi inglobare dal resto della città. Con quest’ultima a cui peraltro importa poco delle sorti del quartiere. 

Sì, direi praticamente nulla. Se se ne occupa è solo per interesse giornalistico e non per empatia umana.

Tra le molte collisioni ho trovato interessante il contrasto tra la contingenza materiale di Pinna e lo scenario virtuale che focalizza le energie di Lavinia.

Tenevamo anche noi a sottolinearlo. Senza fare spoiler questo in realtà si capisce più nel finale. Per quanto possa sembrare, in realtà alla fine tutto rimane quello che è. L’illusione dell’unione tra diversi mondi è momentanea, illusoria e qui è uscita un po’ la nostra vena pessimista, in parte stemperata dalla comicità di certe situazioni. In fase di scrittura volevamo venisse fuori il fatto che comunque la crescita dei personaggi doveva essere illusoria. Tutti avevano una sorta di crescita, ma solo all’interno del proprio mondo, senza una totale comprensione nei confronti di quelli esterni ad esso.

I dialoghi

La guerra del Tiburtino III è ricco anche dal punto di vista dialogico. Spesso certe affermazioni non hanno un unico significato rimandando sempre a qualcos’altro. Penso a quando il padre di Pinna, interpretato da Paolo Calabresi, si rivolge alla moglie dicendo di non vedere l’ora di sapere cosa avrebbero combinato senza di lui, cosa che in effetti il film fa vedere. Oppure quando Pinna ordina lo specialone, dicendo ironicamente di voler lanciare una nuova moda, e rimandando al prossimo incontro con chi, Lavinia, lo fa per mestiere.  

Sì, spesso ci siamo divertiti a inventare più piani di lettura. Molti sono ragionati, altri sono venuti fuori in maniera spontanea. Intellettualizzare è compito di chi lo fa di mestiere. Se lo facessi io questo finirebbe per limitare l’opera. Spesso mi si fanno notare cose a cui non avevo pensato ed è bellissimo quando succede. Io scrivo con Emiliano Rubbi che è anche il mio compagno e questo fa sì che tra di noi spesso prevalga l’istinto. Certe idee vengono fuori dalla nostra frequentazione quotidiana e dunque quando meno te lo aspetti. Scrivere una sceneggiatura è diverso che decidere la fotografia e la scenografia. In quel caso devi intellettualizzare per fare capire agli altri reparti cosa vuoi ottenere. Bisogna sforzarsi di diventare un po’ critici di se stessi prima di andare a girare altrimenti non puoi collaborare con gli altri. Detto questo per esempio il look del Tiburtino III mi è venuto fuori a livello istintivo. Solo dopo mi sono chiesta perché doveva essere così.

Far lavorare il subconscio è parte del processo artistico.

Esatto, però se lavori con qualcun altro devi fargli capire perché sei arrivata lì altrimenti la collaborazione diventa dispersiva. Il bello è che nonostante il look del Tiburtino III abbia un’estetica abbastanza inedita questa è stata capita immediatamente da tutti i miei collaboratori.

Richiami e riferimenti nel film di Luna Gualano

A proposito di rimandi ad altri film, la fine degli alieni ma anche musica e i suoni a me hanno ricordato il Tim Burton di Mars Attack ma anche un film come Ed Wood.

Sì, potrebbe ricordarli. La colonna sonora, scritta da Emiliano Rubbi è stata composta come si faceva un tempo e cioè direttamente sul film. Per gli extraterrestri cercavo una linea che rimandasse all’alieno conservando però qualcosa di ludico, capace di dare anche un carattere agli Invasori. La mia preoccupazione, prima ancora che “il carattere” degli alieni venisse fuori dal lavoro in CGI, era che nonostante avessimo a che fare con delle larve, queste riuscissero comunque a recitare nonostante la naturale mancanza di espressione. I suoni utilizzati di per sé hanno un tratto comico che mi ha permesso di dargliela in un modo che richiama il genere e che si mescola bene con la commedia. In questo senso penso che Emiliano abbia centrato l’obiettivo.

Un altro rimando che secondo me è molto forte è quello a Rebibbia e ai personaggi di Zerocalcare. Da parte tua c’erano questi riferimenti?

Sicuramente sono stata influenzata da Zerocalcare in quanto lo seguo e lo adoro. Nello specifico però il rapporto tra Pinna e Panettone, l’amico del cuore, ci è stato ispirato da Gamberone, personaggio della serie My Name is Earl. Poi sono consapevole che un certo tipo di dinamiche assomigliano al rapporto tra il Secco e Zerocalcare. Certe cose ti influenzano in maniera inevitabile. Certe somiglianze sono dovute anche al fatto che io e Zerocalcare frequentiamo contesti simili e quartieri limitrofi (per esempio, nella sua ultima serie gli scontri narrati somigliano molto a quelli avvenuti nel Tiburtino III qualche anno fa). È un po’ come se andassi a fare due film diversi tratti da uno stesso libro. È impossibile non riscontrare similitudini.

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Il cinema di Luna Gualano

Per concludere ti volevo chiedere delle tue preferenze cinematografiche?

Mi sono ripromessa di girare solo film che mi piacerebbe guardare. Da questo punto di vista mi viene abbastanza semplice dire che mi piace tutto quel cinema in grado di raccontare qualcosa che io non posso vivere “davvero”. Penso, per esempio, ai film storici, ai western, alla fantascienza, all’horror o, comunque, a racconti che contengano al proprio interno dei tratti distopici o fantastici. Amo il cinema che mi permette di esplorare nuovi mondi (là dove nessun uomo è mai giunto prima – Cit.)

La Guerra del Tiburtino III

  • Anno: 2023
  • Durata: 90
  • Distribuzione: Fandango
  • Genere: Commedia, Fantascienza
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Luna Gualano
  • Data di uscita: 02-November-2023

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