‘Divano di famiglia’ con Ewan McGregor: una commedia dell’assurdo

Divano di famiglia-Mother, Couch segna il debutto nel lungometraggio del talentuoso Niclas Larsson, autore di quattro corti e due spot pubblicitari. La pellicola, passata al Rome Film Festival nella sezione Freestyle, è basata sul romanzo Mamma i soffa di Jerker Virdborg.

Al cinema distribuito da Academy Two dal 29 Agosto.

Una commedia dell’assurdo, con cui Larsson conferma le sue abili doti di messa in scena, che però non riesce a gestire a livello narrativo. Spiccano, pertanto, le interpretazioni degli attori che danno corpo a personaggi tanto concreti quanto bislacchi.

Mother, Couch, la trama

In un grandissimo negozio di mobili, i tre fratelli David (Ewan McGregor), Gruffudd (Rhys Ifans) e Linda (Lara Flynn Boyle) si trovano riuniti lì dalla madre (Ellen Burstyn) per scegliere un divano.

Il più nervoso di tutti è David che conosce il proprietario del negozio (F. Murray Abraham) e sua figlia (Taylor Russell) e che deve stare dietro all’indecisione della madre che ritarda i suoi mille impegni. Linda e Gruffudd sembrano invece presi da tutt’altro o quanto meno da questioni irrilevanti.

Mentre la tensione sale e David sente di perdere il controllo della situazione, sua madre si siede di getto su un divano verde. Da quel momento il suo comportamento diventa indecifrabile e si rifiuta di alzarsi da quel divano. Sta impazzendo o dietro al suo comportamento c’è dell’altro?

Cinema dell’assurdo… con poco criterio

È il teatro dell’assurdo, di cui due degli autori di punta sono stati Samuel Beckett ed Eugène Ionesco. Le loro pièce, funzionali sulle tavole del palcoscenico, al cinema non hanno ottenuto però lo stesso esito. L’unica opera assurda con tenuta cinematografica è stato il cortometraggio Film (1965) di Alan Schneider e con Buster Keaton (che infatti non era un’opera desunta da un testo per il teatro, ma un soggetto creato direttamente per il cinema).

Queste esperienze passate confermano come sia difficile trasporre un testo di questo tipo, sebbene con il cinema ci si possa sbizzarrire maggiormente con il paradosso. E, purtroppo, anche Mother, Couch rientra in questo gruppo di pellicole non completamente riuscite.

Una storia che funziona nel momento in cui le caratteristiche dell’assurdo attecchiscono alla linearità della trama, ma si perdono quando divengono troppo “gridate”. Che poi è una prassi del teatro dell’assurdo, come ad esempio attesta La cantatrice calva di Ionesco.

Larsson ha dichiarato che tra i suoi numi tutelari ci sono Billy Wilder e Jonathan Demme, due autori che erano riusciti, in alcune loro commedie, a toccare vette dell’assurdo senza smarrire un concreto rimando alla realtà. Ad esempio Uno, due, tre! (One, Two, Three!, 1961) di Wilder era una commedia caustica a salire.

Ugualmente Una vedova allegra… ma non troppo (Married to the Mob, 1988) di Demme, anch’essa una commedia “mish mash” con momenti molto stravaganti.

Quello che rimane di veramente funzionale in Mother, Couch, è la capacità di Larsson di saper rendere visivamente straniante un mobilificio, riuscendo a stare perfettamente in bilico tra scenografia teatrale (spazio chiuso e pochi attori) e messa in scena cinematografica.

Ma soprattutto Mother, Couch si distingue per la classe degli attori. Da una lato la conferma di Ellen Burstyn, che riesce con pochi gesti e poche battute a forgiare un personaggio enigmatico, dall’altro Ewan McGregor, attore spesso poco utilizzato a dovere.

Meno rilucenti le altre interpretazioni, anche a causa di una minore attenzione, da parte di Larsson, nel costruire personaggi più corposi. In queste interpretazioni “laterali” va dato merito a F. Murray Abraham di saper dare finezza alla figura di caratterista, ruolo a cui ormai è relegato.