Sudestival

‘Gli Ospiti’ – storia di un miracolo produttivo

Un film che brilla nel trattare con lucidità temi universali

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Proiettato il 23 Febbraio 2024 nella sezione lungometraggi arriva al Sudestival, Gli Ospiti di Svevo Moltrasio.

Prodotto grazie a un’avventurosa campagna di crowdfunding da parte di Svevo Moltrasio (anche regista, sceneggiatore, montatore e attore) e Simone Bracci per Reinassance Produzioni.  Davvero un piccolo miracolo produttivo.

Tra gli interpreti lo stesso Moltrasio (Diego), Federico Iarlori (Fabrizio), Quentin Darmon (Bertrand), Giulia Bolatti (Giulia), Simona Di Bella (Serena),Leonardo Bocci (Leonardo), Federico Lima Roque (Marco), Giorgia Narcisi (Giorgia), Paola Moscelli (Paola).

Gli Ospiti – la trama

Fuori Roma, 2023. Un gruppo di amici all’interno di un rustico in campagna è intento a rinfacciarsi furiosamente le mancanze di ciascuno. Dopo un blackout, il diverbio sembra ricomporsi a fatica. Una volta tranquillizzatasi la situazione, la comitiva si accorge che c’è al suo interno un uomo afrodiscendente che sembra non avere legami con nessuno di loro, che chiede cortesemente a tutti di andarsene. Quella è casa sua, e nessuno è stato invitato. Ma, a quel punto, ognuno  rivendicherà la proprietà dell’immobile, scatenando una durissima guerra dialettica…

L’ottima palestra di Youtube

Il centro de Gli Ospiti, opera prima tutta ambientata tra quattro mura, è quindi la rivendicazione contro l’appropriazione di cose, relazioni intime e addirittura persone.

Per molti Moltrasio non è un esordiente qualunque. É infatti un noto youtuber “d’essai”, da solo e in team nei Ritals con Federico Iarlori e Quentin Darmon (entrambi nel cast del film). In entrambe le esperienze, Moltrasio ha sempre lavorato sulle contraddizioni della quotidianità con un linguaggio surreale e accessibile. In particolare, nei Ritals ha ironizzato sulle situazioni tipiche di incomprensione culturale che caratterizzano gli italiani fuorisede a Parigi (ritals è appunto il termine con cui vengono chiamati gli italiani in Francia). Tuttavia non era ironia fine a sé stessa, ma uno studio sull’incomprensione culturale, superabile con apertura mentale che può semplificare la vita all’estero e non solo.

Il trailer

Dal consumatore al produttore al consumatore

L’affinamento della tecnica di scrittura e recitazione con i corti YouTube ha portato Svevo Moltrasio ad affermarsi come voce autorevole nel dibattito culturale mainstream. L’apice di popolarità arriva però con il trittico di video sulla crisi cronica del cinema italiano (qui il primo capitolo https://www.youtube.com/watch?v=5Qa4F1g9pSY), che fece interrogare molti vertici dell’industria italiana. Questa attenzione non è stata sufficiente a far incuriosire una grande produzione sui suoi progetti nel cassetto, ma è stato proprio il suo pubblico a dare a Moltrasio i mezzi produttivi per realizzarli. Un ciclo virtuoso: dal consumatore – al produttore – al consumatore. E la risposta delle persone non si è fatta attendere, facendo registrare la miglior media sala nazionale nella prima settimana d’uscita de Gli Ospiti. Segno del costante lavoro di dialogo che Moltrasio ha sempre intrattenuto con i follower.

Ospiti a casa nostra

Il risultato di questa maratona di solidarietà produttiva ha portato a un film che inevitabilmente balbetta sul piano della regia e della recitazione (problema acuito dalla moltitudine di personaggi che interagiscono tra loro: ben dieci), ma brilla per lucidità nel trattare temi universali.

Infatti, Moltrasio riesce a distillare un discorso brillante sulla base di come rivendichiamo la proprietà su cose e persone, su dove nasce il nostro status o il nostro privilegio. Normalmente siamo abituati a un cinema italiano borghese dove il ceto dei personaggi non viene messo in dubbio. Inoltre, la presenza di un personaggio italiano di seconda generazione aggiunge struttura al discorso principale, che dalla rivendicazione sulla proprietà della casa si sposterà sulla conservazione della famiglia tradizionale borghese. Il film poi è sottile nel mostrare come questo atteggiamento padronale invada anche la sfera relazionale, con molte situazioni tra i personaggi esasperate dalle pressioni reciproche.

Come trovare l’uscita di casa

Fardello assolutamente gravoso quello di voler raccontare l’Italia tutta in un pamphlet segnato dalla povertà di mezzi, ma forte della consapevolezza dei suoi limiti (in primis il budget esiguo ma funzionale di 100.000 euro raccolto dai fan). Per quanto in alcuni momenti la recitazione non sia convincente o alcuni personaggi sembrano fermi in attesa di essere “attivati” da altri, il film è innervato di una cura ai dettagli che vince sulle carenze. Pochi film italiani hanno saputo contenere riflessioni così lucide sulla morte del senso di comunità, unico rimedio alla desertificazione ambientale e sociale che stiamo attraversando. A volte bastano poche risorse e una penna tagliente per guardare dentro al cuore di un Paese.

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