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Festival di Roma

‘Unfitting’ | Il cinema che offre strumenti di lettura e riflessione

Presentato alla 18esima edizione della Festa del cinema di Roma, Unfitting è un cortometraggio scritto e diretto da Giovanna Mezzogiorno, al suo esordio dietro la macchina da presa, e incentrato sul tema della violenza psicologica contro le attrici sui set (e non solo).

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Nato da un’idea della direttrice del settimanale Grazia, Silvia Grilli, il cortometraggio Unfitting segna il debutto dietro la macchina da presa per Giovanna Mezzogiorno. Presentato alla 18esima edizione della Festa del Cinema di Roma, nella sezione Special Screenings, il progetto è prodotto da Manuela Cacciamani per One More Pictures e sostenuto da Bulgari. Sui titoli di coda ascoltiamo il brano Il paradiso dei bugiardi di Tiziano Ferro.

Unfitting | Il debutto di Giovanna Mezzogiorno dietro la macchina da presa

Alla base di Unfitting c’è la volontà di mettere sotto la luce dei riflettori quello che è un sistema tossico, che impedisce alle donne di esprimersi liberamente e le costringe a scendere a compromessi, a lottare per ogni più piccola cosa e, talvolta, a compiere gesti rischiosi.

Protagonisti del cortometraggio, amici storici della Mezzogiorno, che credono fermamente nel suo lavoro e nel messaggio che racchiude, come Marco BoniniCarolina Crescentini, ma anche un giovane sulla cresta dell’onda quale Massimiliano Caiazzo (Mare fuori). A dimostrazione dell’importanza di un simile progetto, tutti erano presenti in Auditorium Parco della Musica a sostenerlo.

Dopo aver raccontato il dolore provato e la consapevolezza raggiunta nel corso degli anni, la Mezzogiorno ha dichiarato, più di una volta, di non essere un’antagonista. Sensibilità ed educazione sono le basi di cui nessuno dovrebbe fare a meno nelle relazioni con gli altri, mentre andrebbero sospesi giudizi e pregiudizi.

Il cinema (militante) che cambia le cose

In occasione della presentazione ufficiale, abbiamo avuto il piacere e l’onore di incontrare Marco Bonini e Massimiliano Caiazzo, che ci hanno raccontato come sono stati coinvolti nel progetto e quanto sia importante parlare di certi temi.

Secondo te il cinema può cambiare le cose? 

MARCO BONINI: Il cinema può creare le condizioni di questa idea di cambiamento, per cui è un lavoro importantissimo.

Nel nostro momento storico il cinema, l’audiovisivo in generale, è il canale di trasmissione della mitologia contemporanea.

La narrazione che noi offriamo alla comunità, attraverso i mezzi di comunicazione di massa, è fondamentale per creare coscienza. In questo momento di transizione, da quello patriarcale a un nuovo sistema, che non si è acora conformato, è molto importante fornire e offrire strumenti di lettura della realtà, che è complessissima e in cui sono crollati i sistemi di interpretazione del reale.

Siamo abbandonati a noi stessi e a rischio nichilismo e resturazione, rischi molto grandi che possono essere combattuti solo grazie al lavoro militante degli artisti, che offrano visioni del mondo, schemi di lettura alla collettività, che chiede proprio questo agli artisti.

Il nostro ruolo, il ruolo degli artisti, è sempre stato questo: dire al pubblico chi è il pubblico oggi.

Il nostro sforzo deve essere come servizio pubblico, io credo che l’arte sia e debba essere come un servizio pubblico, di elaborazione del reale e di offerta di una soluzione alternativa, di speranza, di un modo diverso di leggere il reale che non sia nè nichilista nè restauratore.

L’associazione U.N.I.T.A.

Credi che anche in Italia sia possibile una militanza artistica?

Nel 2020 è nata U.N.I.T.A. (Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo), di cui io sono uno dei fondatori. Siamo in contatto sia con l’unione degli attori europei, che è un insieme di sindacati di attori europei, sia con il SAG-AFTRA americana. Stiamo organizzando, in base ovviamente alle differenze di mercato, azioni.

Proprio di questi giorni è l’iniziativa governativa di taliare i fondi e di tradurre la cultura in intrattenimento, che è l’errore sulla base del quale è nata U.N.I.T.A., perché la cultura è lettura del reale ed è questo che la società ci chiede di fare. Sta succedendo anche in Italia, con tempi, forme e modi diversi.

Vogliamo essere riconosciuti con il nostro diritto di lavoratori.

La genesi di tutti i nostri problemi

Come sei stato coinvolto nel progetto?

Sono un amico storico di Giovanna, quindi l’ho visto nascere questo progetto. Ma al di là del legame affettivo personale, sono un attivista da tanti anni su questo tema. Il mio romanzo e tutti i miei spettacoli teatrali parlano di questo.

Anche quello nuovo, che sta per debuttare, che si chiama La genesi di tutti i nostri problemi, è una rilettura del primo capitolo della Genesi della Torah, in cui c’è la creazione di tutti gli esseri umani, cioè due esseri umani Ma improvvisamente una dei due sparisce e, al secondo capitolo, viene costruita – termine tecnico, linguistico – Eva. Già il verbo che è stato scelto è un’indicazione tematica.

Però io racconto il rapporto che c’è tra i primi due, tra Adamo e Lilith, la coppia dei terrosi, il motivo per cui si sono separati, che fine fa Lilith e che cosa è successo dopo la separazione. Il motivo per cui Adamo si è sentito incaricato di costruirsi, diciamo, una bambola gonfiabile, che poi è stata sottomessa. È l’idea di femminile scaturita da quell’evento.

  • Lo spettacolo debutta in Valtellina il 17 novembre

I nuovi progetti di Marco Bonini tra cinema e teatro

Unfitting | Massimiliano Caiazzo sottolinea l’importanza del progetto

Quanto è importante parlare anche al cinema di certi temi?

Il fatto che esseri umani di sesso maschile inizino a dire la loro su un certo tipo di temi è fondamentale, perché altrimenti rischiamo sempre di parlare di una questione di genere appiattendo il tema e il dibattito. Invece è necessario un confronto da maschi e femmine insieme, con il pubblico, attraverso vari strumenti che possono essere forme d’arte, come il cinema, la pittura, la danza.

L’importante è farlo insieme, non è il genere maschile contro quello femminile.

Come sei stato coinvolto nel progetto?

Stavo cercando da un po’ di tempo la possibilità di andare a esplorare un tema di questo tipo attraverso quello che mi compete, che è il mio gioco preferito, ossia la recitazione. Quando il mio agente mi ha detto di questa proposta, con la presenza di Giovanna Mezzogiorno, sono stato molto entusiasta.

Che rapporto hai col teatro? Sogni mai di tornarci?

Io vengo dal teatro, è qualcosa al quale sono molto legato, perché è uno strumento attraverso cui io trovo il mio centro. Non è detto che il ritorno non succeda proprio quest’anno…

*Salve sono Sabrina, se volete leggere altri miei articoli cliccate qui.

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  • Anno: 2023
  • Durata: 9
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Giovanna Mezzogiorno