La gestione Barbera ha preso mediaticamente sostanza visiva oggi 26 luglio, alla conferenza stampa di presentazione di Venezia 69.
Novus e Renovatio, i due cardini che riassumono gli interventi di Paolo Baratta, presidente della Biennale di Venezia, e Alberto Barbera, direttore ‘ritrovato’ del Festival. Il primo ha esplicato la renovatio fisico-materica della struttura che conterrà dal 29 agosto all’8 settembre la Sezione Ufficiale (Venezia 69, Orizzonti, Fuori Concorso e 80!- retrospettiva su rarità filmiche dell’Archivio Storico della Biennale per festeggiare gli Ottant’anni dalla nascita del Festival -) e le Sezioni Autonome (Settimana internazionale della Critica e Giornate degli Autori) della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica. Il rinnovo completo delle sale Pasinetti e Zorzi, lo spostamento della Sala Volpi dentro il Casinò, il recupero-ripristino del Foyer della Sala Grande, insieme al rienterro della voragine a cielo aperto che lo scorso anno ingombrava e restringeva spazio e movimento esterno, si spera possa portare meno disagi alla stampa e al pubblico per la fruizione delle visioni, molto disorganizzata-compressa-dispersiva lo scorso anno.
E ha introdotto la novità del Mercato del Film , appendice più strettamente operativa rispetto alla confermata Industry Office, che in 5 giorni darà agli operatori di settore anche logisticamente la possibilità di uno scambio vitale alla circolazione successiva ed extra festivaliera delle pellicole che ne sono parte. Barbera, decisamente carico di rivincite da prendersi, è apparso molto sicuro di sé e dell’impronta di rinnovamento (da confermare o smentire a sguardi ultimati) che il suo corso si appresta a lanciare. La pillola-intro delle visioni commissionata da lui stesso all’animatore-illustratore resistente-indipendente che si avvale esclusivamente del disegno a mano Simone Massi, delicata e intimista, è una preziosa promessa di bellezza e consapevolezza che mi auguro il Festival saprà mantenere. Il novus barberiano parte da un primo contenimento dei film complessivamente fluttuanti: 18 il numero magico (da lui stesso definito tale) che pare attaccarsi sia al Concorso Ufficiale che alla Sezione più sperimentale quale Orizzonti. Solo nel Fuori Concorso si supera l’asticella. Barbera definisce il programma, assuntore di notevoli rischi: accanto ai grandi autori e ai registi consolidati noti (Assayas, Bellocchio, Kim Duk-kim, Kitano, Malick, De Palma, Ciprì tra quelli in concorso; Gitai, Spike Lee, De Oliveira, Bier, Demme, Cavani tra i fuori concorso, Wakamatsu e Tsai Ming Liang in Orizzonti), sono presenti anche autori ancora troppo sconosciuti come Haifaa Al Mansour, prima donna regista in Arabia Saudita, fino a pochissimi anni fa fondamentalista anche nel cinema. No sale, e no ancora a donne spettatrici e/o autrici, oppure Min Bham, autore di Bansulli, primo corto mai realizzato in Nepal. Se da un lato il cinema è in crisi, dall’altro è in fermento in luoghi ancora ‘vergini’ creativamente e nel consumo (Guatemala, Indonesia, Malesia). Tale fermento, secondo Barbera, va seguito, interpretato: in una parola, esplorato. Quanto alla condivisione-fruizione dei film della Mostra, altra novità assoluta sarà Orizzonti Festivalscope, ossia la possibilità di guardare contemporaneamente alla proiezione ufficiale, on line, la maggior parte dei film della sezione Orizzonti. Acquistando un biglietto, si potrà fruire di una piattaforma digitale di visioni. Si è puntato anche su di un lavoro di selezione rigoroso, ambizioso (a detta sempre di Barbera), finalizzato a valorizzare nuovi talenti. Tema principale (sperando di non imbatterci in riflessioni superficiali e stereotipate nelle pellicole che lo tratteranno) è la crisi, nelle sue svariate sfaccettature contemporanee: economica, di valori, di rapporti, politica…), al quale fa da rimando il fondamentalismo, anch’esso stratificato nel senso e nel significato.
Che dire? Aspettiamo e valutiamo la ‘sicumera’ barberiana… Storco un po’ il naso all’annuncio di ben 11 pellicole americane presenti nelle varie sezioni, e ancora di fronte all’asserzione di garantire supporto al cinema italiano con la presenza di 14 pellicole nostrane aggiunte a 7/8 Doc. Mi piacerebbe che almeno in una Mostra che sulla carta appare roccaforte privilegiata da cui poter scuotere una produzione nostrana in stallo creativo ormai temporalmente preoccupante, ci fosse coerenza anche nel trattare con realtà la condizione del nostro cinema: non basta aver eliminato la Sezione Controcampo Italiano ( considerata da Barbera una sorta di riserva indiana, e la cui soppressione è altro suo novus), né aver istituito un presunto College Cinema (poco personale-identitario anche nell’inglesismo impiegato) che nonostante si sia più volte ripetuto non essere vicino ad un workshop o ad un seminario, puntando invece sul fare che porti i giovani aspiranti registi a realizzare 2-3 prodotti da portare al Festival con l’ausilio di importanti maestri del settore, non mi toglie dalla testa il sospetto che si giri intorno al problema senza volerlo affrontare con le dovute e urgenti misure.
Maria Cera
Tutti i Film del Festival
(eccezion fatta per il 18° titolo del Concorso Ufficiale, ancora in riserbo)
www.labiennale.org/it/cinema/mostra-69/film/sel-uff/venezia69/
www.labiennale.org/it/cinema/mostra-69/film/sel-uff/orizzonti/
www.labiennale.org/it/cinema/mostra-69/film/sel-uff/venezia-classici/
www.labiennale.org/it/cinema/mostra-69/film/sel-uff/fuori-concorso/
www.labiennale.org/it/cinema/mostra-69/film/sel-uff/retrospettiva/
www.labiennale.org/it/cinema/mostra-69/film/sez-aut/sic/
www.labiennale.org/it/cinema/mostra-69/film/sez-aut/giornate/