‘Obsessed With Light’ Loïe Fuller e le sue rivoluzioni

Presentato nella sezione Freestyle alla 18esima edizione della Festa del Cinema di Roma, Obsessed With Light porta lo spettatore dentro un universo magico e indimenticabile, quello popolato da Loïe Fuller. Artista, performer e pioniera della danza moderna, la statunitense ha iniziato una vera e propria rivoluzione, della quale ancora oggi vediamo gli effetti (e ne godiamo).

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Sabine Krayenbühl e Zeva Oelbaum confezionano un piccolo gioiello, pieno zeppo di informazioni, curiosità, riflessioni e testimonianze, dal quale si esce, senza alcun dubbio, arricchiti. 90 minuti durante i quali si resta ammaliati dall’energia sprigionata e dalla potenza delle immagini.

Obsessed With Light | La trama

Nata in Illinois nel 1862, Loïe Fuller ha un percorso artistico piuttosto particolare: dal vaudeville al circo, da Parigi a New York, durante la sua esistenza sono numerose le tappe attraversate. La vediamo danzare sopra una mongolfiera e avvolgersi tra le spire di un abito leggero, sempre alla ricerca di qualcosa che vada oltre le semplici convenzioni.

La cosiddetta serpentine dance si deve proprio a lei, sebbene l’ispirazione potrebbe risalire a tradizioni culturali molto antiche e varie. Fulcro della storia, ma senza monopolizzarla, la “danza serpentina” prende forma e vita sullo schermo, lasciando, al tempo stesso, senza parole e con una sensazione di pura magia negli occhi. Dopo la Fuller, questo tipo di espressione artistica ha iniziato a circolare e a ottenere una sua preziosa autonomia.

L’addestramento e l’allenamento necessari a far sì che il corpo umano somigli, e quasi divenga, una linea sinuosa, aggraziata, imprevedibile, come quella di un serpente, appunto, richiedono impegno, determinazione, disciplina e sacrificio. A ciò si aggiungono le luci e i colori, elementi imprescindibili nella storia e nell’arte di Loïe, che ha saputo inventare un nuovo modo di esprimersi e di regalare emozioni.

L’arte di Loïe Fuller conquista il mondo

Obsessed With Light ha la capacità di trasportare il pubblico in un universo altro, rivelandosi un documentario assolutamente sopra la media, composito, appassionato, meraviglioso. Se gran parte del merito va alla materia trattata, il resto (e che resto!) lo si deve all’abilità con il quale tutto viene assemblato e reso. Le sensazioni vibrano all’unisono con i costumi delle danzatrici, in un vortice apparentemente senza di fine di energia, passione, vita.

Tra i volti che incontriamo nel corso della narrazione, si passa da Auguste Rodin a Marie Curie, da Taylor Swift a Shakira: chi in un modo, chi in un altro, tutti sono toccati dalla figura e dall’arte di Loïe Fuller. Guidata da un istinto e da un intuito straordinari, che le hanno permesso di rivoluzionare il mondo della danza (e non solo). Le forme, i colori, le luci, la Fuller seppe esplorare e costruire qualcosa di diverso, di nuovo e, specialmente, di suo.

Tra i tanti imitatori e coloro che l’hanno presa come fonte di ispirazione, la sua eredità resta nella storia. Ed è un piacere – per gli occhi, il cuore e la mente – farne la conoscenza, osservarne i passi e le evoluzioni, entrare in contatto con una vera e propria entità magica, intrepida, trascinante.

*Salve sono Sabrina, se volete leggere altri miei articoli cliccate qui.