Nella sezione Special Screenings della Festa del Cinema di Roma, Kripton il nuovo documentario di Francesco Munzi (Anime Nere, Futura).
Una produzione Cinemaundici in collaborazione Rai Cinema, il film sarà distribuito in Italia da Zalab.
La trama
Il doc di Munzi si presenta come una narrazione sincera di un tema quanto mai attuale e pressante. All’alba del centenario dalla nascita di Franco Basaglia, lo psichiatra a cui dobbiamo in Italia la legge omonima, Kripton attraversa cento giorni di vita, dentro due comunità psichiatriche della periferia di Roma.
Sei storie di giovani ragazze e ragazzi che affrontano la quotidianità di sopravvivere e convivere con la malattia mentale, ma anche storie di famiglia, che inseriscono in un contesto organico la genesi e gli sviluppi della sofferenza psichica.
Kripton, il pianeta d’origine di Superman, è luogo natale di una nuova generazione di supereroi: una ragazza perseguitata dall’oscurità e un’altra la cui kryptonite è il falco che in sogno le porta in dono una bilancia. Su Kripton puoi trovare un inconsapevole spirito leopardiano, Dimitri, ma anche uomini con gli occhi rosso fuoco e le fattezze del diavolo, a loro detta.
Un dono per chi guarda
C’è una profondità di spirito che attraversa i giovani protagonisti del racconto, una sorprendente lucidità interiore che semplicemente i coetanei che non hanno affrontato come loro la fragilità mentale non hanno sviluppato.
Come un muscolo o un arto allenato dalla corsa, la messa in sforzo della mente potenzia l’introspezione. E questo è l’esercizio in cui i personaggi del racconto coinvolgono lo spettatore, all’interno di discorsi di una potenza e di una verità disarmante che mettono in dubbio per diversi istanti chi sia il vero matto nella stanza.
La crisi è la manifestazione di un determinato problema, in un determinato momento, tipo un quadro astratto
Ci spiega all’inizio del film un giovane paziente.
Perché tutto questo se alla fine (della vita) bisogna lasciare tutto?
Si domanda un altro protagonista, in una domanda che colpisce più chi la riceve che ci la fa.
Io non mi sento di dare il mio tempo a qualcun altro, che magari lo usa anche male.
Spiega con semplicità Dimitri, quando viene interrogato su perché non si senta in grado di lavorare.
Si nasconde in queste frasi e nelle storie dei protagonisti un desiderio molto semplice e condivisibile: quello di vivere in un mondo senza problemi, senza difficoltà.
Un viaggio mentale tra parole e archivi
Lo spettatore è quindi trasportato da una storia all’altra in un sorprendente viaggio di vite e luoghi interiori.
In questa narrazione la comparsa del materiale d’ archivio non è utilizzata in maniera nozionistica, ma come elemento di allineamento con lo spirito dei protagonisti.
L’archivio in Kripton non è reperto storico ma diventa apertura psichica e suggestione mentale.
Un racconto limpido che richiede un cambio di prospettiva
Kripton non è un documentario edulcorato e lancia un immaginario importante su cosa davvero vuol dire convivere con l’anoressia, la schizofrenia e la depressione in età giovanile
La richiesta sottesa del documentario è quello di imparare a cambiare vocabolario, prospettiva e ordine di pensiero verso le persone che provano difficoltà psichiatriche.
E alla fine quello che rimane è la sensazione di aver solo sbirciato dalla serratura della vita di questi ragazzi, che sembrano aver tanto ancora da dire.
In un contesto sociale contemporaneo dove le strutture di salute mentale in Italia sono state tra le più colpite nei tagli al servizio della sanità pubblica, Munzi documenta una realtà preziosa, una costruzione che dovrebbe essere tutelata e che Kripton rende con sentimento e onestà, due ingredienti fondamentali per la tematica proposta.