Essendo l’Austria ancora politicamente e militarmente sotto la Francia, la Gran Bretagna, l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti, in quanto, oltre mezzo secolo prima, accettò dalle quattro potenze il trattato che l’avrebbe sottoposta al loro controllo e che sarebbe dovuto essere soltanto il viatico al trattato di pace definitivo, il nuovo capo del Governo proclama il 1° Aprile del 2000 la fine del regime, spingendo le quattro nazioni ad accusarlo di averle attaccate e di aver minacciato la pace.
Su questa curiosa, originale ma ormai neanche troppo assurda trama, si costruis
ce 1° Aprile 2000 (1952) di Wolfgang Liebeneiner, fanta-commedia austriaca in bianco e nero ambientata in un ipotetico inizio XXI secolo segnato dalla definitiva scomparsa delle armi da fuoco e in cui le truppe sono equipaggiate con i micidiali raggi della morte; mentre tutti i capi di stato, in cerca di spiegazioni, approdano a bordo di un’astronave nella nazione d’ambientazione, dove il Primo ministro, nel tentativo di ottenere l’indipendenza, espone le bellezze della propria terra e i molti esempi della sua cultura popolare.
Una rarissima fanta-commedia decisamente innovativa, tenendo in considerazione il periodo di realizzazione, che, ricca d’interessanti trovate piuttosto fuori di testa, viene resa disponibile su supporto dvd da Mosaico Media, che conti
nua mensilmente ad arricchire il proprio catalogo con chicche e titoli finiti nel dimenticatoio.
Non a caso, la stessa Mosaico recupera su supporto digitale L’ombra dell’assassino (1974) di José Ramón Larraz, giallo a tinte thriller di produzione iberica che parte dal momento in cui la modella Valerie alias Andrea Allan finisce per essere, insieme al fidanzato, l’involontaria testimone di un omicidio consumatosi in una casa isolata tra i boschi.
Tra toni cupi e non poche nudità femminili, un intrigo destinato a infittirsi progressivamente, man mano che la donna si ritrova parcheggiata davanti alla sua abitazione l’automobile del compagno, misteriosamente scomparso, fa conoscenza con un giovane e sua zia, dediti alla realizzazione di pa
rticolari maschere, e uno strano tizio studioso di piccioni prende in affitto un appartamento al pian terreno dello stabile in cui lei vive.
Quindi, un prodotto che incarna pienamente la tradizione exploitation spagnola degli anni Settanta, come pure L’eretica (1975) di Amando De Ossorio, già facente parte dei dvd distribuiti dalla label romana, ma che viene rilanciato con una fascetta tutta nuova.
In sintesi, trattasi della risposta che il compianto creatore dei resuscitati ciechi diede a L’esorcista (1973) di William Friedkin, con la guida spirituale di una setta satanica che, suicidatasi dopo essere stata rintracciata dalla polizia, s’impossessa della giovane Susan, figlia del Ministro degli Interni interpretata da Marián Salgado, trasformandola nell’incarnazione dell’infernale Astarot.
Fino al momento in cui la ragazzina rapisce il cuginetto per sacrificarlo al Demonio e, quindi, i familiari ricorrono all’intervento dell’esorcista padre Juan, con le fattezze di Julián Mateos.
E, rimanendo sempre intorno a tematiche ecclesiastiche, ma nell’ambito di tutt’altro genere, Mosaico riscopre lo sconosciuto Le monache (1971) di Zoltán Fábri, ambientato in un vecchio convento ungherese più volte ricostruito.
Convento in cui, alla vigilia delle elezioni della nuova madre superiora, suor Leona alias Margit Makay arriva a ricattare – grazie al ritrovamento di una lettera compromettente – la decisamente più progressista contendente al titolo suor Virginia, con il volto di Mari Töröcsik; mentre nel posto viene avvertita la diffusione di idee frivole capa
ci di seminare disordine e distruggere l’obbedienza, l’austerità dei costumi e la severità che hanno assicurato la disciplina che ha permesso alle religiose di perpetrarsi nei secoli.
Dall’Europa, ci sposiamo in suolo americano sotto il marchio Jubal Classic Video, che provvede a sfornare tre titoli a stelle e strisce degli anni Cinquanta impreziositi, come di consueto, da cast degni di nota.
Cominciamo con Hellgate-Il grande inferno (1952) di Charles Marquis Warren, suggestivo western d’ambientazione carceraria ispirato a Il prigioniero dell’isola degli squali (1936) di John Ford, ma, allo stesso tempo, precursore di 2013: La fortezza (1992) di Stuart Gordon.
Ne è protagonist
a Sterling Hayden nei panni di un veterinario che, alla fine della guerra civile americana, si trova per caso a medicare un leader confederato latitante rimasto ferito in seguito a una caduta da cavallo; per poi vedersi riconosciuto dai nordisti colpevole di favoreggiamento in attività terroristiche e tradotto a Hellgate, rovente prigione sotterranea del Nuovo Messico presidiata da indiani mercenari pronti a inseguire ed uccidere chiunque tenti di evadere.
Proseguiamo, invece, con La valle dei re (1954) di Robert Pirosh, con protagonisti Robert Taylor ed Eleanor Parker nella vicenda avventurosa della figlia di un noto archeologo defunto che, decisa a continuare le ricerche del padre riguardanti le prove sulla verità storica del racconto biblico nella Valle dei re, in
traprende un viaggio tormentato da tempeste di sabbia, predoni del deserto e misteri secolari… fino alla memorabile scazzottata finale da antologia.
Per concludere con I giganti uccidono (1956) di Fielder Cook, incentrato sull’acceso scontro di personalità tra un ambizioso ingegnere con le fattezze di Van Heflin, appena assunto presso un colosso industriale di New York e nominato dirigente, e un suo più anziano collega con quelle di Ed Begley.
Acceso scontro di personalità che si consuma sotto gli occhi impassibili di un capo cinico e senza scrupoli, generando agli alti piani dell’azienda una angosciosa tensione destinata a dominare un incalzante dramma volto ad offrire uno spaccato gelido sul mondo dell’alta finanza.
Francesco Lomuscio