Dall’11 ottobre 2023 al 7 aprile 2024, la Mole Antonelliana di Torino ospita The World of Tim Burton, una mostra che racconta il mondo, anzi i molteplici mondi, frutto del genio creativo del regista californiano che ha creato non solo un nuovo immaginario cinematografico ma un universo personale e unico che molti, come la sottoscritta, riconoscono come “casa”.
The World of Tim Burton
Dopo New York, Tokyo, San Paolo e numerose città in tutto il mondo, The World of Tim Burton approda in Italia, a Torino, ideata e co-curata da Jenny He in collaborazione con Tim Burton e adattata da Domenico De Gaetano per il Museo Nazionale del Cinema.
Un connubio interessante quello tra la Mole e il mondo del regista: la mostra ripercorre tutta la produzione artistica del cineasta, dagli esordi ad oggi, con un percorso a spirale che sfrutta il verticalismo dell’architettura antonelliana e che richiama una forma geometrica peculiare dello stile burtoniano.
Allestita nell’Aula del Tempio, sulla rampa elicoidale e al piano di accoglienza della Mole Antonelliana, la mostra è suddivisa in 9 sezioni tematiche e presenta oltre 550 opere d’arte originali, alcune mai viste prima, che partono dagli esordi del regista per giungere ai progetti più recenti, passando per schizzi, dipinti, disegni, fotografie, concept art, storyboard, costumi, opere in movimento, maquette, pupazzi e installazioni scultoree a grandezza naturale.
Burton è un autore capace di trasfigurare il reale, elevandolo a una dimensione onirica; la sua arte rielabora e rimescola elementi tipicamente pop, provenienti dalla tv, dai fumetti, dai cartoon, persino dalle figurine, e affonda le sue radici nelle favole, nei miti, risultando contemporanea e al tempo stesso, ammantata da un fascino ancestrale, magico, senza tempo.
@TimBurton
I disegni estemporanei e le Polaroid
Ad accoglierci al pian terreno della mostra, una serie di opere estemporanee di Burton, creazioni che il regista ha disegnato sui tovagliolini dei bar, degli hotel, in giro per il mondo. L’autore racconta, a suo modo, gli incontri e le suggestioni dei vari luoghi visitati e li trasporta nel suo mondo, riscrivendoli attraverso la sua immaginazione.
Tra le chicche della mostra, troviamo anche una fedele replica dello studio privato di Tim Burton che ci lascia immergere nel suo spazio creativo.
Al primo piano troviamo la sezione dedicate alle polaroid: tra il 1992 e il 1999 Burton ha realizzato una serie di stampe utilizzando la macchina fotografica istantanea Polaroid 20×24.
Gli scatti riprendono alcuni temi e ambientazioni dei suoi film come Nightmare Before Christmas (1993) e Mars Attack! (1996). Malinconiche creature, ambientazioni desertiche e la serie Blue Girl, una ragazza blu dal corpo smembrato. La “ragazza blu” è un chiaro esempio dello stile comico-grottesco di Burton e presenta lo “stiching”, i deliziosi personaggi dai corpi cuciti, uno su tutti l’anima gemella di Jack Skellington, Sally.
@TimBurton
Gli esordi
I primi disegni di Tim Burton rivelano in modo evidente, le numerose influenze che hanno segnato la sua arte.
Prima ancora di diventare regista, il mezzo espressivo più congeniale a Burton è il disegno. Il suo talento visivo, ancora oggi, parte sempre prima dalla carta per poi prendere vita sul grande schermo.
Il giovane Tim è un allievo della Cal Arts di Los Angeles, dove incomincia la sua carriera da illustratore. Edward Gorey, Charles Addams, Dr. Seuss sono punti di riferimento essenziali nella sua formazione. C’è già tanto cinema nei disegni di Burton, evidenti i richiami ai mostri giapponesi e ai film horror della Universal, ai maestri della stop-motion, tecnica di animazione a lui tanto cara, da George Méliès a Ray Harryhausen, fino al suo mito Vincent Price, attore a cui il regista si ispira per il suo primo corto animato Vincent (1982).
Tra i primi progetti di Burton, compare il cortometraggio animato Stalk of the Celery Monster, progetto scolastico per la California Institute of the Arts, il quale attira l’attenzione degli studios Disney dove Burton viene assunto come apprendista animatore, nel 1979.
In quell’anno, la Disney gli affida il compito di disegnare le volpi del cartoon Red e Toby Nemiciamici (1981) e alcuni mostri per Taron e la pentola magica (1985). Per quest’ultimo progetto, Burton realizza centinaia di disegni che, però, non vengono utilizzati nel film finale. La frustrazione per la decisione della Disney porta il regista a incanalare tutta la sua energia creativa in nuovi disegni animati, che crea per puro divertissement.
La mostra prosegue con uno dei punti forti dell’estro creativo burtoniano: le sue creature. Come i “mad doctors” che ama inserire nei suoi film, l’autore crea, nel laboratorio della sua immaginazione, uomini, donne e strani esseri dalla fisicità spesso deformata o distorta. Attraverso la lente della sua fantasia, il regista ritrae la realtà fisica e umana non come appare nella realtà ma come la percepisce, dalla sua personale prospettiva.
Una parte molto interessante ed emozionante di The World of Tim Burton è la sezione dedicata a opere mai mostrate, o solo raramente, che attingono a piene mani dal mondo interiore di Burton, creando un dialogo con lo spettatore.
I personaggi dei suoi film
La sezione dedicata ai personaggi burtoniani parte dal suo primo lungometraggio Pee-wee’s Big Adventure (1985) alla serie più recente Mercoledì (2022), passando per i suoi film, tutti indimenticabili, come Edward Mani di Forbice (1990), Batman (1989), Big Fish (2003). Bozzetti, dipinti, note di sceneggiatura e storyboard che gettano le basi per le sue iconiche opere e che svelano la poetica e l’impronta stilistica di Burton.
La sintesi tra commedia e horror, comico e grottesco, trova la sua espressione nel tema del carnevalesco che, in primis, evoca il Joker burtoniano in Batman, interpretato da uno strepitoso Jack Nicholson, ma che è sempre presente nelle sue creazioni, dai bulbi oculari che escono dalle orbite, alle innumerevoli maschere e il richiamo al mondo circense e quello clownesco.
L’allestimento presenta anche alcuni props dei film del regista, le sculture dei suoi personaggi e delle ambientazioni delle opere in stop-motion, Nightmare Before Christmas, La Sposa Cadavere (2005), Frankenweenie (2012) e alcune riproduzioni dei suoi personaggi, come gli alieni di Mars Attack! e gli Oompa Loompa di Charlie e la fabbrica di cioccolato (2005).
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Le festività e i ragazzi burtoniani
Il percorso della mostra si chiude con un’interessante retrospettiva sui disegni burtoniani ispirati al tema delle festività, leit motiv di Nightmare Before Christmas che vede la contrapposizione tra le due feste celebri nella cultura americana, Halloween e il Natale.
Durante la sua giovinezza, Burton, intrappolato nella “bolla” della periferia di Burbank, trova il suo personale punto di fuga nei suoi disegni, inserendo l’elemento sorpresa, il colore e la sua immancabile ironia nella rappresentazione di una quotidianità contraddistinta dal grigiore e dalla routine, che a lui calza troppo stretta.
Last but not least, ad accompagnarci all’uscita del museo ci sono i ragazzi peculiari di Burton, da The Girl With Many Eyes, al Bambino con i chiodi negli occhi, da Stainboy a Ballon Boy.
@TimBurton
Le opere di Tim Burton vi faranno emozionare (cosa, tra le altre, che gli riesce molto bene); questo perché la sua arte è autentica, c’è una verità e una coerenza, una sensibilità nel rappresentare il reale attraverso il sogno. Riuscirà a strapparvi un sorriso, grazie alla sua ironia unica e alla sensibilità, anche quando affronta tematiche come il bullismo, l’emarginazione, la solitudine, la malattia mentale, la morte. Perché le sue non sono favole, è la vita che si dispiega su un foglio di carta, in una foto, in un film. Ed è proprio questo il miracolo dell’arte.