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Netflix Film

‘The Istanbul Trilogy’: la delicatezza di Ozpetek

Come Ferzan Ozpetek ci racconta la vita in venti minuti.

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Istanbul Trilogy

The Istanbul Trilogy‘ è il nuovo progetto firmato da Ozpetek per Netflix: un ritorno al suo amore per la Turchia. L’ultimo omaggio del regista alla sua terra risale al 2017 con ‘Rosso Istanbul‘ ed è tornato ora con una trilogia composta da tre cortometraggi di venti minuti ciascuno.

Con la nuova trilogia lo vediamo riprendere a concentrarsi sulla sua terra d’origine e le sue tradizioni con tre delicati cortometraggi: ‘Meze‘, ‘Musica‘ e ‘Muhabbet‘.

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‘Meze’: il primo corto della Istanbul Trilogy

Una tremenda esperienza lascia una sposa triste e umiliata. Tornata a casa e circondata dalle amicizie e dall’affetto, torna a sorridere davanti a una tavola imbandita.

Il primo corto della Istanbul Trilogy racconta una piccola storia, una fine e un inizio al tempo stesso, e va a terminare davanti a un tavolo pieno di delizioso cibo, splendidi colori e sapori che s’intrecciano, curati dalle mani di chi tramanda le tradizioni: la famiglia, gli amici, gli affetti.

A tavola alla turca, con Özpetek. Il regista presenta la sua Trilogia di Istanbul per Netflix - Gambero Rosso

Nei tre cortometraggi di Ozpetek tornerà continuamente la tematica del cibo e del mangiare in compagnia, quell’attività che unisce e affascina e che troppo spesso sottovalutiamo. Attraverso piccole esperienze di vita ci racconta la tradizione e l’attaccamento del regista alla sua terra di origine, e con ‘Maze‘, il primo corto della Istanbul Trilogy, ce ne dà, quasi davvero, un fantastico assaggio. Perché se ci sono cose che si spezzano, altre si ricostruiscono pian piano: e il modo migliore di farlo è ad una tavola, circondati da chi ci ama.

‘Musica’: l’immortalità delle note

Col secondo cortometraggio appartenente alla Istanbul Trilogy si alza l’asticella: da un singolo, delicato accadimento passiamo ad un’esperienza, un percorso, o potremmo definirlo un effetto farfalla.

Attraverso la storia di due bambini sconosciuti che si rincontrano per caso da adulti, Ozpetek ci parla della potenza della musica e del suo potere evocativo. Del potere che ha di farci ricordare, sognare, cambiare: poche note, anche stonate, intrecciano vite e tessono sogni, e da un piccolo gesto può scaturire una vita intera.

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Ce lo raccontano i protagonisti del secondo corto della Istanbul Trilogy, due ragazzi provenienti da realtà diverse. La scrittura di Ozpetek, però, sa unire le loro strade, e quello che era solo uno sguardo tra bambini diventa forza e cambiamento. Davanti ad un pasto caldo i ricordi ritornano alla mente e il destino s’intreccia abilmente tra due vite così lontane, perché non c’è nulla che cambia il mondo più dei piccoli gesti.

‘Muhabbet’: affrontarci

Muhabbet, il titolo dell’ultimo corto della Istanbul Trilogy, significa amicizia, legame, amore. E anche le conversazioni che nascono tra gli amici che si riuniscono a tavola. Significa connessione, condivisione, e l’ultimo cortometraggio è un profondo viaggio di condivisione da parte del protagonista. La sua vita è tormentata e lui non si ferma per un istante: non a caso, fin da subito lo vediamo correre, correre e correre. Va in tante direzioni diverse, cambia strada, corre ancora, ma dove sta andando?

La sua traversata si conclude su un lembo di terra accarezzato dal mare: lì amici, familiari e demoni sopiti lo aspettano. Sedendo a tre tavoli diversi, il protagonista prende consapevolezza di quella che è stata la sua vita fino ad allora. E fra delicati dialoghi con ogni personaggio lascia uscire ciò che sente, ciò che prova. Ciò che avrebbe dovuto dire e non ha mai detto.

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Muhabbet‘ racconta di un piccolo viaggio attraverso il proprio io: una rapida lotta e presa di coscienza su ciò che siamo e che abbiamo fatto. Come ci dice il protagonista della storia, tutti noi abbiamo un dolore. Ma possiamo conviverci, se solo sappiamo riconoscere a quale tavolo sederci e con chi. Ed è la lezione più grande della Istanbul Trilogy di Ozpetek.

“Nella vita di tutti c’è qualcuno a cui non sono riusciti a dare l’addio nel cuore.”

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The Instanbul Trilogy