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Florence Queer Festival

‘Our son’ con Luke Evans e Billy Porter è un inno all’amore

Una coppia omogenitoriale, a seguito della separazione, cerca di agire per il bene del figlio

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our son recensione

La recensione di Our son, film di Bill Oliver, presentato in anteprima nazionale alla ventunesima edizione del Florence Queer Festival.

Il film, con protagonisti Luke Evans e Billy Porter, è la storia di una coppia, formata da Nicky e Gabriel, che vede tramontare il proprio matrimonio e deve decidere come meglio agire per il bene del figlio di 8 anni Owen.

Prima della recensione di Our son, la trama

Nicky (Luke Evans), editore di libri dedito al suo lavoro, vive con il marito Gabriel (Billy Porter), ex attore e padre casalingo, e il figlio di otto anni, Owen.

Gabriel ama Owen più di ogni altra cosa; Nicky ama Gabriel più di ogni altra cosa. Nonostante le apparenze, Gabriel è da tempo insoddisfatto del loro matrimonio e chiede il divorzio, con conseguente battaglia per l’affidamento che costringe entrambi a confrontarsi con la realtà mutevole del loro amore reciproco e per il figlio.

La recensione di Our son

Il film è un racconto che cerca di addentrarsi nella vita di questa coppia omogenitoriale. Esplorando la separazione dei due, vengono toccati e approfonditi vari temi che, però, ruotano per la maggior parte intorno alla famiglia e al nucleo familiare. Una famiglia che, come dimostra il film, può esistere se circondati dalle giuste persone.

Uno dei pregi di Our son è, infatti, quello di mostrare più tipologie di famiglie, da quelle dei genitori (siano essi dello stesso sesso o meno) con figli a quelle formate invece dagli amici. Our son cerca di rendere universale un approccio alla vita e alla famiglia che non è ancora dappertutto in questo modo.

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Una sceneggiatura intelligente

Ad aiutare ad affrontare queste tematiche c’è il supporto di un’attenta e precisa sceneggiatura (a opera di Bill Oliver e Peter Nickowitz) che regala dei dialoghi densi di amore e sofferenza.

Non si prende una posizione e non si dà ragione all’uno piuttosto che all’altro. Si ascoltano e osservano entrambe le campane. Sta poi allo spettatore dare una propria opinione sulla questione che non rimane, a differenza di tanti altri titoli del genere, senza risposta.

Anche perché il titolo già di per sé è esemplificativo di ciò. È Our son, a sottolineare che si tratta di qualcuno che è “condiviso”, a prescindere da tutto e da tutti.

Se Gabriel è effettivamente, fin dal primo istante, quello più attento, premuroso e dedito al benessere del figlio, questo non significa che sia l’unico degno di accudirlo e crescerlo. Nicky è disegnato come quello apparentemente distaccato, quello più silenzioso e meno aperto a mostrare i propri sentimenti e le proprie emozioni, ma, allo stesso modo, questo non significa che non sia adatto a fare il padre.

Al netto di questo giudizio, che sta a noi decretare, si comprende bene come la linea di confine tra giusto e sbagliato sia davvero flebile. Chi ha davvero ragione? Chi deve prendersi cura di Owen?

Il “piccolo” fulcro della storia

Per rispondere a queste domande arriva in soccorso il vero protagonista della vicenda e di vicende analoghe a questa: Owen. Solitamente in film del genere vengono mostrati i trascorsi, i rapporti, le problematiche relative alla coppia, senza mai dare voce a chi, invece, risentirà maggiormente delle conseguenze di questa vicenda.

Qui, a differenza di tanti altri titoli, Owen è presente, ha una voce da (saper) ascoltare e un cuore da (saper) custodire e salvaguardare. Non è solo una pedina nelle mani di due giocatori. E i due giocatori, inizialmente determinati (ed egoisti) sono, in realtà, entrambi disposti a cedere per rendere migliore la vita e il futuro dell’unica persona che non ha niente a che vedere con tutto questo.

Una bella partita che guarda la vita come andrebbe sempre vista.

Sono Veronica e qui puoi trovare altri miei articoli

Our son

  • Anno: 2023
  • Durata: 104'
  • Nazionalita: USA
  • Regia: Bill Oliver

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