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Middle East Now

‘Winners’: il cinema iraniano come sogno

In seno alla rassegna cinematografica del Middle East Now arriva la seconda pellicola del regista britannico-iraniano Hassan Nazer, premio del pubblico al Festival di Edimburgo 2022. Due bambini e un'avventura indimenticabile, che riflette in maniera peculiare sulla condizione del cinema locale, osteggiato dal governo ma elogiato nel mondo.

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Winners

Nella terza giornata del Middle East Now arriva Winners di Hassan Nazer, proiettato alla presenza del regista. In un piccolo villaggio della provincia iraniana, i bambini crescono in fretta e lavorano per sostenere le proprie famiglie. Quando Yahya, nove anni, e la sua amica Leyla trovano una statua preziosa, il loro immaginario cambia e servirà l’aiuto di un vecchio praticante del cinema, Naser Khan (Reza Naji), per rintracciare il proprietario dell’oggetto. Luminosa epopea in cui Nuovo cinema paradiso incontra il Medioriente, Winners è una dichiarazione d’amore al cinema, quello che sa trasformare e far sognare. L’elemento fanciullesco è la chiave drammaturgica del film, poiché stride con la condizione dei bambini in quei luoghi e e s’armonizza con l’apertura al futuro ricolma di speranza.

Il cineasta britannico-iraniano, che con il suo ristorante si è finora autofinanziato, spezza questa “tradizione” facendosi produrre per la prima volta dall’industria cinematografica britannica. Winners è, infatti, una produzione di Sylph Productions e Edge City Films.

Winners | La trama

Padeh, nord dell’Iran. Yahya (Parsa Magari) ha una grande passione per il cinema. Non fa che battibeccare con sua madre che lo esorta a dormire di più e a vedere meno film. Lungo la strada di ritorno da scuola e celato dal terriccio, trova per caso l’Oscar che il regista iraniano Asghar Farhadi ha vinto nel 2017. Il fato contrario ad un postino che avrebbe dovuto custodirlo fino alla consegna al proprietario si trasforma in un’occasione avventurosa e immaginifica per i due bambini protagonisti del racconto.

Winners

L’Oscar diventa lo snodo principale della trama. Da oggetto feticcio, nelle mani di fanciulli che ne riconoscono il fascino senza sapere la derivazione, si tramuta nel simbolo della distanza geografica, sociale e culturale della popolazione locale dentro e fuori dal mondo cinematografico. La narrazione conduce Yahya e la sua amica Layla (Helia Mohammadkhani) verso Nasser Khan (Reza Naji) e il suo collaboratore Saber (Hossein Abedini) che da sconfitti della vita si trasformeranno in complici di questo percorso di restituzione dell’oggetto-riconoscimento negato. I due uomini sono commercianti di rottami che si servono dei bambini per rovistare in una discarica vicina alle scuole, ma sono anche vecchi frequentatori dell’actor system. Se i bambini vanno verso il cinema, gli adulti tornano, in una funivia di tremori in cui l’Iran è l’ossimorico ritratto di una frattura tra passione cinematografica e politica di contrasto.

Winners | L’Iran raccontato diversamente

Il regista Hassan Nazer prende una storia iraniana e la inserisce in una cornice narrativa dal taglio europeo. É questa la direzione artistica e valoriale di Winners: una pellicola che si allontana dal tratto politico del cinema iraniano tout court senza perdere l’impatto del contenuto. I connotati avventurosi e in parte fantastici del lungometraggio si distanziano dall’iperrealismo tipico della cinematografia del territorio per abbracciare un registro nuovo ma ugualmente poetico. A questo si aggiunge la venatura malinconica che attraversa l’intero film, alludendo, ad esempio, alle persecuzioni che Panahi ha ricevuto da parte dello Stato, oppure il contrasto tra i riflettori di Hollywood e l’anonimato in patria.

L’escamotage narrativo della statuetta arricchisce questa riflessione, non facendo esplodere il messaggio politico, ma trasferendolo con chiarezza in ogni caso. Winners è girato interamente nella città d’origine di Nazer con attori locali e svela un territorio rurale, ma capace di spinte culturali in contrasto con l’approccio del governo. Gli oggetti feticcio, compreso l’Orso d’oro, hanno significati diversi ma mai quello ufficiale. Inizialmente irroconiscibili, poi inseparabili, ricordano ai registi iraniani cosa significa essere ignorati nei propri luoghi, mentre il mondo li acclama. Una pellicola dal sapore agrodolce che ha conquistato il pubblico al Festival di Edimburgo 2022 e apprezzata in territorio britannico, che ha ora la possibilità di farsi conoscere dall’audience italiana.

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