Tim Burton a Torino presenta la sua personalissima mostra, Il mondo di Tim Burton, allestita presso la Mole Antonelliana. Più che una retrospettiva, la mostra ideata e co-curata da Jenny He, in collaborazione con lo stesso regista e adattata da Domenico De Gaetano per il Museo Nazionale del Cinema, è un vero e proprio viaggio nell’immaginario burtoniano, tra disegni, polaroid, props dei suoi film e, persino, la ricostruzione del suo studio personale.
Gli eventi con il regista
Una fitta agenda di appuntamenti per il regista californiano, in questa sua prima trasferta torinese: oggi 10 ottobre si è tenuta l’inaugurazione della mostra per la stampa e, in serata, l’evento di apertura su inviti. Durante l’evento speciale, Vittorio Sgarbi ha introdotto la mostra e il direttore del Museo ha consegnato al cineasta il prestigioso premio Stella della Mole. Domani 11 ottobre Il mondo di Tim Burton si aprirà al pubblico e alle 18.30 presso il Cinema Massimo si terrà la masterclass del regista (sold-out nel giro di pochi minuti), moderata da Piera Detassis.
I pochi fortunati che sono riusciti ad accaparrarsi un biglietto potranno partecipare alla proiezione del film cult Beetlejuice, introdotto per l’occasione dallo stesso Burton. Eccezionalmente, quest’ultimo si concederà ai numerosi fan accorsi da ogni dove, per firmare autografi e scattare qualche selfie, sullo speciale “purple carpet” allestito appositamente per lui. Sullo sfondo di questa passerella “dark” le suggestive sculture di arte topiaria, installate nel giardino della Mole che richiamano il suo film più personale, Edward Mani di Forbice.
Tim Burton: “Mi sento sempre un outsider”
L’emozione è visibile sul volto di Tim Burton quando fa il suo ingresso, tra gli applausi calorosi della stampa, nella Mola Antonelliana, che diventerà, da domani 11 ottobre al 7 aprile 2024, il “suo mondo”, grazie a una mostra immersiva che abbraccia tutta la sua produzione artistica, suddivisa in 9 sezioni tematiche, con oltre 550 opere d’arte originali, raramente o mai viste prima, partendo dagli esordi fino ai progetti più recenti, passando per schizzi, dipinti, disegni, fotografie, concept art, storyboard, costumi, opere in movimento, maquette, pupazzi e installazioni scultoree a grandezza naturale.
Durante l’affollatissima conferenza stampa, Tim Burton dichiara di essere affascinato dagli elementi architettonici di Torino, città che lo ha subito conquistato e per cui ha provato un immediato amore. Allestire una mostra all’interno della Mole – dice – “è un invito ad entrare nel mondo dell’arte e del cinema”.
È davvero incredibile, un allestimento che non avevo mai visto nelle precedenti esposizioni. Mi piace come è stato presentato, è quasi come entrare in un parco divertimenti. Mi piace l’essenza dell’esibizione.
La mostra ripercorre la storia professionale e personale di Burton che, come molti sanno, nasce prima come disegnatore e poi come regista. La vicinanza geografica con gli studios Disney sembra già tracciare un destino predeterminato per l’allora esordiente illustratore ma, in realtà, sebbene Burton abbia più volte lavorato con la casa di produzione di Topolino & Co., egli ha sempre perseguito una sua strada artistica, in linea con la sua natura anticonformista.
Oggi Tim Burton non è più l’adolescente outsider di Burbank, anche se – confessa – quella sensazione di estraneità al mondo non lo ha mai abbandonato e lo accompagna ancora.
Per il regista, l‘immaginazione è sempre stata più reale della realtà stessa; non sono mai stati i mostri ad incutergli timore ma le cose normali della quotidianità come la scuola, le riunioni in famiglia, l’ambiente di lavoro.
Burton ha trovato la sua dimensione in un “mondo altro”, quello dei suoi personaggi, del suo cinema, delle sue storie uniche e personali, e al contempo, universali.
Ciò che conta, nel suo cinema, sono sempre le emozioni umane – dichiara il regista. Da Edward Mani di Forbice a Mercoledì Addams, da La Sposa Cadavere a Jack Skellington, i suoi personaggi, pur essendo frutto della sua fantasia, sono reali in quanto profondamente umani. Attraversati da una poetica malinconia e da una struggente bellezza, le creature burtoniane, sono espressione, anche e soprattutto visiva, di un mondo interiore ricco di sfaccettature e chiaroscuri.
Numerosi sono i riferimenti culturali e gli artisti che hanno ispirato Tim Burton, come lui stesso ha dichiarato più volte: dai mostri giapponesi a quelli della Universal, da Ray Harryhausen a George Méliès, da Vincent Price a Edgar Allan Poe. E, non ultimo, il cinema italiano con i film di Mario Bava e Fellini.
Guardando i lavori di Burton, dai disegni abbozzati sui tovagliolini dei bar alle splendide creazioni di plastilina a cui ha dato vita grazie al prodigio della stop-motion, viene naturale domandarsi cosa alimenti il suo spirito creativo. Il regista ci invita a osservare, a essere curiosi, a soffermare lo sguardo sulle cose, in altre parole, a esercitare lo stupore, caratteristica peculiare dei suoi personaggi:
Guardare fuori dalla finestra, osservare il vento che soffia, la vita che scorre: è così che arriva l’ispirazione.
Parlando del futuro, il cineasta accenna ai suoi prossimi progetti, il sequel del suo iconico film Beetlejuice che ritornerà, per la gioia di tutti i fan, sul grande schermo, dopo ben 35 anni, e la seconda stagione di Wednesday che – ci rivela Burton- sarà terminata dopo la risoluzione di qualche problematica in corso.
Quando gli viene chiesto se vede un suo ipotetico erede tra i giovani registi, Burton si lascia andare a una divertita risata e afferma di non essersi mai visto come un modello da seguire o un punto di riferimento. Eppure Tim, quell’impacciato ragazzino dei sobborghi losangelini, è oggi diventato un Maestro, e lui sembra non saperlo e, anche per questo, non si può non amarlo.