“Avrei questa idea” il format per sceneggiatori under30 al MIA di Roma
“Avrei questa idea” è un format prodotto da Giffoni Innovation Hub dedicato al pitching di film e serie tv, condotto da Valerio Lundini ed Edoardo Ferrario.
Giffoni Innovation Hub offre la possibilità a giovani sceneggiatori e registi under 30 di raccontare le proprie idee di film e serie tv davanti ai microfoni di un video-podcast in occasione dei maggiori eventi e manifestazioni del settore cinematografico. Il format viene realizzato per mettere in contatto giovani talenti della scrittura cinematografica e case di produzione, scovando ad ogni puntata, nuovi concept di ragazzi provenienti da tutta Italia da “pitchare” ai microfoni di Avrei questa idea.
In ogni episodio, quattro talenti selezionati tramite una call for talent sui canali social di Giffoni Innovation Hub, racconteranno in breve il loro percorso, la loro storia personale e le origini dell’idea. Finita la breve introduzione, l’autore del concept “pitcherà” in cinque minuti il suo film o la sua serie tv. Il racconto del contenuto verrà animato dagli interventi di due conduttori d’eccezione, che, sulla base degli input dati dall’autore, porranno domande per approfondire temi, personaggi ed elementi interessanti dell’idea creativa.
L’incontro, svoltosi durante la giornata di inaugurazione del MIA (Mercato Internazionale Audiovisivo) rappresenta il secondo appuntamento del format itinerante, dopo la prima edizione tenuta solo poche settimane prima in occasione della 80ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Nel corso della serata quattro giovani aspiranti sceneggiatori hanno raccontato le loro idee dialogando con Valerio Lundini e Edoardo Ferrario, capaci di animare e divertire la platea.

In questa occasione si sono susseguiti sul palco per raccontare il loro pitch:
Andrea Barcaccia con la serie Checiap, scritta insieme a Nicolò Santovincenzo. Il protagonista, Leonardo, è un ventinovenne aspirante stand up comedian, che lavora in un fast food. Tema principale del racconto è il problema comune a molti ragazzi ambiziosi di avere tanti sogni e aspettative, che spesso però, purtroppo, non sono supportate da un adeguato talento. Da questo consegue inevitabilmente l’incapacità di vedersi come si è ed accettare la propria persona.
Giulia Betti con la serie Una ragazza leggera. Cassandra è una ragazza sovrappeso. Decide che il metodo migliore per lei di perdere peso sia il sesso, una soluzione ai suoi occhi sicuramente più semplice e divertente rispetto ad altre opzioni più convenzionali, come mangiare meno o fare sport. Il suo sex project e la sua vita verranno messi a rischio quando tutta la scuola scoprirà il suo segreto.
Francesco Traina con l’aiuto di Andrea Barcaccia, ormai nome noto al lettore, con il film (nella sua testa già potenziale trilogia) Ciuri Ciuri. In Sicilia, tre videomaker squattrinati si ritrovano a girare un film per un boss mafioso, confrontandosi con le proprie velleità artistiche e col fatto di aver a che fare con un cliente alquanto controverso e pericoloso.
Simone Romano con Cardillo. Otto episodi autoconclusivi da trenta minuti e una trama orizzontale tra Atlanta, Hanna Montana e BoJack Horseman. Flavio sogna di fare musica jazz nella vita, ma nonostante un profondo e fine estro artistico, sembra che a nessuno possa interessare qualcosa né di lui né della sua musica. Fino a quando, per una serie di fortuite e fortunose circostanze, non riscuotere successo come cantante neomelodico, categoria da lui sempre disprezzata.
Al termine dell’incontro è salito sul palco un ospite d’eccezione, il produttore, nonché regista e sceneggiatore Matteo Rovere (Groenlandia Film), che ha concluso la serata lasciando ai quattro giovani un suo riscontro sulle storie sentite e qualche consiglio per il futuro.
In questa riflessione finale ha sottolineato alcuni aspetti fondamentali per un buon pitch, come l’importanza di fornire delle reference e informazioni sul formato. Inoltre, tutte le storie avevano una significativa impronta autobiografica. Infatti le storie ascoltate sono accomunate da tematiche simili, da personaggi coetanei tra loro (nonché degli autori) e indirizzate ad uno stesso target. In genere si consiglia sicuramente di scrivere di qualcosa che si conosce e di cui si possa parlare, ma traslandolo e raccontandolo con strumenti diversi.
Non bisogna dimenticare anche di pensare a qual’è il proprio pubblico e di conseguenza al canale di fruizione prediletto da quel target. Come dimostra il recante caso “Mare Fuori”, serie Rai dai bassi ascolti nel suo primo passaggio in lineare che ha conosciuto una estrema fortuna con il successivo approdo sulle piattaforme streaming on demand RaiPlay e Netflix, perciò scegliere la piattaforma più adeguata può determinare le sorti del prodotto.
La riflessione di Matteo Rovere si è conclusa con alcune parole sulla crisi che sta vivendo il settore theatrical e un sentito appello ad andare al cinema.
In generale è emersa una generazione profondamente disillusa e con poca fiducia nel futuro. Per la loro rarità e importanza, iniziative come questa sono cruciali e da incoraggiare, per favorire la crescita degli autori e del settore cinematografico italiano, ambiente in cui l’età media di esordio è ben oltre i 30 anni e dove spesso i giovani sceneggiatori faticano a trovare opportunità per dar voce (tanto più forma) ai propri progetti.
In conclusione, un plauso ai quattro i ragazzi che si sono distinti per bravura nella scrittura e nell’esposizione e l’augurio che possano vedere le loro idee trasformate in immagini.