‘Fair Play’. Il gender drama raffinato di Chloe Domont
Presentato al Sundance Film Festival, dal 5 Ottobre è disponibile su Netflix il film d’esordio della regista e sceneggiatrice Chloe Domont che reinventa il genere del thriller erotico degli anni ’90.
Fair Playdi Chloe Domont, disponibile su Netflix, è un dramma intriso di smog newyorkese il cui respiro si fa sempre più compromesso fino a trasformarsi in un thriller dove non mancano versamenti di sangue. La trama si concentra sulle dinamiche di una giovane coppia in procinto di sposarsi. Il rapporto tra i due protagonisti Emily (Phoebe Dynevor) e Luke (Alden Ehrenreich) inizia a scricchiolare quando lei riceve un’importante promozione.
Fair play: un massacro intimo
La narrazione intima, la riflessione sulle diseguaglianze di genere fanno pensare a film come Marriage story (2019) o Kramer contro Kramer (1979), ma in questo caso l’arco della vicenda si ferma a prima del matrimonio e le dinamiche di coppia raggiungono un più alto grado di violenza sia fisica che verbale. Oltre che le pareti di un elegante appartamento, Emily e Luke condividono anche lo stesso posto di lavoro, dove nascondono la loro relazione, ambiziosi di scalare gradino dopo gradino la piramide di potere di un competitivo fondo fiduciario. Phoebe Dynevor si conferma un’attrice solida, riuscendo con il ruolo di Emily ad allontanarsi dal mondo color pastello di Bridgertonmentre Alden Ehrenreich sostiene con credibilità il ruolo non facile dell’uomo tossico.
Fair Play. (L to R) Alden Ehrenreich as Luke and Phoebe Dynevor as Emily in Fair Play. Cr. Sergej Radovic / Courtesy of Netflix
Quello che è subito chiaro sin dalle prime sequenze è l’attenzione riposta dalla giovane regista nel posizionamento dei due protagonisti sulla scena. A un’intimità vissuta intensamente tra le mura domestiche si contrappone un rigido distacco sul posto di lavoro. Emily e Luke sono uno di fronte all’altra ma divisi da un monitor con al centro la sigla della società per cui lavorano. Sarà questo il motivo della degenerazione graduale della loro relazione, sempre al limite tra desiderio e sopraffazione. Emily è più volte ripresa di spalle mentre attraversa la metro affollata o entra disinvolta in ufficio, Luke è invece sempre di fronte a lei come se tentasse continuamente di ostacolare la sua meritata scalata al successo.
Ribaltamento degli stereotipi di genere
La rappresentazione realistica di un rapporto di coppia attuale risulta urgente e necessaria con il suo ribaltamento della dinamica stereotipata dei thriller erotici anni ’90 presi a modello e ripensati. Più volte la regista ha ribadito l’importanza delle diverse scene di sesso, funzionali nel mostrare il lento passaggio dalla passione alla violenza che va di pari passo con il crollo della sicurezza di lui e la scalata al successo di lei. Quando Luke si rende conto di aver fallito in ambito lavorativo, tenta di mantenere il suo controllo emotivo su Emily, attraverso insinuazioni sul suo atteggiamento disinvolto in un posto di lavoro prettamente maschile, dove in realtà è costretta a sopportare in silenzio dialoghi misogini. Nonostante inizialmente sembra arrendersi al giudizio maschile sul suo guardaroba, con la scelta di indossare quello che lei preferisce difende la sua conquistata indipendenza.
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