Sotto lo stesso tempo è un documentario, un diario e una sperimentazione poetica che ci dice che la nostra vita è costituita dai ricordi e rielaborarli ci permette di guardare avanti.
Il film ha visto la sua anteprima al Torino Film Festival 2021 ed è ora disponibile in streaming su RaiPlay.
Sotto lo stesso tempo è stato scritto, diretto e montato dalla classe 2020 del corso di cinema documentario del Centro sperimentale di Cinematografia di Palermo.
La produzione è in testa sempre all’istituto scolastico, Scuola Nazionale di Cinema – Centro sperimentale di cinematografia, sede Sicilia, sotto la supervisione creativa di Costanza Quatriglio, ed è stata realizzata interamente durante il periodo della pandemia da Covid-19.
Trova su Taxi Drivers l’intervista fatta alla Direttrice artistica del CSC di Palermo, Costanza Quatriglio, e ai registi del film.

Un racconto di attimi senza passato né futuro
Dall’esplodere della pandemia fino alla parziale riapertura alla vita il documentario segue le esistenze di dieci studenti di cinema che, in un lavoro autoriflessivo, ci portano all’interno della loro nuova quotidianità e affrontano un dilemma pressante: cosa raccontare quando non accade niente?
Nel rispondere a questa domanda una mano ci accompagna nel tempo, da una stanza solitaria ad un giardino pieno di nuove speranze post-pandemia.
Alcune fotografie analogiche cristallizzano il presente, il passato e il futuro.
Una giovane coppia si fa trascinare tra musica, pittura e cucina in un’oziosa realtà dentro le mura di casa.
Una nonna e una nipote si osservano, in un dialogo tra presente e passato.
Studenti fuori sede parlano con affetti e case che sembrano ora irraggiungibili.
La sfida dei dieci allievi del CSC (Marta Basso, Giuliana Crociata, Matteo Di Giandomenico, Mario Alberto Estrada Sanchez, Naomi Kikuchi, Alice Malingri di Bagnolo, Mariafrancesca Monsù Scolaro, Gianfranco Piazza, Tito Puglielli e Calogero Venza) è importante, soprattutto inserita all’interno di un desiderio di racconto documentaristico: dove andare, narrativamente, se non si può più uscire, fisicamente?
Auto-narrazione ed esercizi di stile
E così i giovani protagonisti utilizzano l’auto-riprendersi, la musica e il lavoro a progetti audiovisivi come linee espressive e di evasione, lasciando sempre in secondo piano le realtà drammatiche di quel periodo storico.
Le narrazioni online, solitarie, nelle proprie case, si mescolano al mondo di oggi e al mondo di ieri creando un progetto che, orfano obbligato di una narrazione, trasmette una sensazione di nostalgia più che di paura. Nostalgia per la vita di prima.
A livello stilistico il film colpisce per l’occhio giovane di filmmaker che sanno usare con intelligenza e curiosità il mezzo cinematografico. Su una linea di tipo scolastico che dalla produzione del film segue tutte le sue fasi ed entra spesso nel diegetico dell’opera, Sotto lo stesso tempo è una piccola ma preziosa lezione di stile su tutti i modi in cui si può fare un documentario: ci sono l’archivio contemporaneo e di famiglia, le interviste, i dialoghi autore-personaggio, il livello osservativo e un piano introspettivo. Viene usato il voice over, la narrazione fotografica, il bianco e nero.

Le fasi di Sotto lo stesso tempo
Il documentario è diviso in tre fasi, mimando consapevolmente e inconsapevolmente il percorso che tutti noi abbiamo svolto all’interno dell’anno pandemico.
Nella fase I siamo costretti, insieme ai giovani autori, alla claustrofobia a tratti depressiva, a tratti romantica e infine noiosa dello stare dentro casa. Ognuno è preso dalle sue, più o meno forzate, solitudini.
Nella fase II seguiamo i protagonisti/narratori alla riscoperta del mondo esterno: un mondo che forse sembra più bello perché ci era mancato.
La terza fase, coincidente anche con il terzo atto narrativo, è il ritorno alla normalità: una sezione apparentemente stridente con il ritmo e i temi delle fasi precedenti, ma inevitabile per la chiusura di un cerchio che socialmente abbiamo vissuto e che adesso abbiamo l’opportunità di osservare con strumenti e distacco nuovi.
Film come questi sono necessari anche se ancora crediamo di dover creare una barriera di distacco tra il 2020 e il nostro oggi. Perché uno dei poteri intrinsechi nell’arte cinematografica è la storicizzazione del presente: prendere la realtà e ristrutturarla tramite gli strumenti della narrazione in modo che essa ci appaia non solo organizzata ma, soprattutto, dotata di valore, importanza e senso.
Clicca qui per altri contenuti in onda su Rai Play.
Ti piacciono i documentari? Trova qui tutte le recensioni su TaxiDrivers.