Time Addicts, film del regista Sam Odlum, è in concorso al Lucca Film Festival nella sezione lungometraggi. Il film, sviluppato da un precedente cortometraggio, è stato proiettato in anteprima italiana al festival presso il Cinema Centrale di Lucca.
Time Addicts : la trama
Denise e Johnny sono due tossicodipendenti che vivono nell’attuale Melbourne. Passano il tempo sballandosi, girando in bici e punzecchiandosi a vicenda.
Un giorno, finita la scorta di metanfetamina, decidono di andare a recuperarne un po’ dal loro spacciatore abituale, Kane, con cui però hanno un debito. Per saldarlo e ripagarlo accettano un lavoro losco: devono introdursi in una casa diroccata e rubare una borsa contenente una nuova e misteriosa droga.
Le cose, tuttavia, non vanno come previste.
Recuperato il borsone, rimangono intrappolati tra le mura fatiscenti dell’abitazione insieme ad un vecchio pazzo, e la fuga diviene più problematica di quanto immaginato.
Nonostante Kane li abbia avvertiti di non provare la fornitura, poiché si racconta che un uomo, fumandola, sia scomparso e ritrovato poi in una foto scolastica come ricercatore d’oro, Johnny cede alla tentazione.
Così come l’uomo raccontato, il ragazzo, davanti a Denise, evapora, ritrovandosi nella stessa casa ma circa 25 anni prima, nel febbraio 1995, quando i mobili erano al loro posto, la carta da parati attaccata ai muri e la luce ancora entrava dalle finestre.
Nel presente, nel frattempo, Denise incontra la sé che dal futuro torna indietro per darle avvertimenti e consigli. Questo incontro innesca viaggi e salti temporali che la pongono di fronte al suo passato, al suo presente e anche al suo futuro, mettendo in questione la sua intera esistenza.
Un tempo labirintico e terapeutico
Time Addicts è un film difficile da incasellare in un unico genere. Combina in sé commedia, crime, fantascienza, thriller e dramma familiare.
Sam Odlum costruisce questa struttura ad incastro per trattare e raccontare una storia umana, cui centro è la tossicodipendenza e le sue ripercussioni.
Utilizzando la stessa location e solo quattro attori, il regista e sceneggiatore dà vita ad un labirinto temporale e ad una favola intricata e coinvolgente.
Il cristallo al centro del film è un narcotico derivato dalla dimetiltriptammina e creato nel 2053. La droga, una volta assunta, ti decostruisce e ricostruisce nell’epoca a cui hai pensato di più recentemente. E la tua coscienza e il tuo subconscio creano un tunnel quantistico di viaggi.
Johnny e Denise si trovano bloccati in una spirale in cui presente, passato e futuro si mescolano e si confondono, rivelando verità sconvolgenti sull’identità di chi li circonda, su loro stessi e sulle conseguenze delle loro scelte e della loro condotta di vita.
L’insieme delle decisioni prese, infatti, li ha condotti lì, in un presente che diviene contemporaneamente passato e futuro, e in cui sembra che il tempo all’interno del quale viaggiano stia inevitabilmente per scadere, e loro per scomparire.
Ma nessuno dei due scompare.
Insieme nel tempo della dipendenza, si separano invece nel tempo labirintico, dislocato ma anche terapeutico in cui vengono trasportati.
Un tempo che permette loro di prendere atto del dolore e del male che hanno procurato non solo a sé stessi, ma soprattutto a chi, volente o nolente, è capitato nelle loro vite.
Ed un tempo che dà loro la possibilità di mettere da parte i rimpianti, darsi un’altra possibilità e cambiare in meglio.