Si inaugura la terza edizione del Fánhuā Chinese Film Festival in seno all’evento della 50 Giorni di Cinema a Firenze, con una selezione che presenta film di grande rilevanza per il cinema cinese dell’ultimo anno, la maggior parte in prima visione italiana.
Il programma e gli autori di punta
Il programma è allineato secondo percorsi tematici divisi sue tre giorni. Primi passi per il primo giorno, ovvero primi film di registi che non sono più esordienti, o cortometraggi. La seconda giornata, Tra passato e presente, mette in luce le immagini e riflessioni del cinema su quello che è il passato e la contemporaneità. Mentre la terza giornata, Legami di famiglia, si rivolge ai conflitti.
Per iniziare, finalmente in Italia i lungometraggi di animazione di Liu Jian, un autore che ha già ottenuto i consensi dei festival internazionali (Berlino e Annecy tra gli altri).
Art College 1994 di Liu Jian
Si tratta di Piercing I (2010), Have a Nice Day (2017), accostato a Tarantino per ambientazione e grottesca violenza. E naturalmente l’ultima opera, Art College 1994 (2023), che ha esordito al Festival di Berlino nel 2023, dopo la rinuncia per il Festival di Cannes nel 2022, e che aprirà il festival Fánhuā. Questo “coming-of-age” ci introduce al sapore della vita universitaria in Cina negli anni ’90, con una tale vividezza da conciliare perfettamente il tratto distintivo e autoriale dell’animazione di Liu Jian.
È una scoperta importante quella che facciamo di questo autore, mettendo in prospettiva il suo percorso progressivo nei tre film che ha realizzato.
Commenta così il direttore artistico Paolo Bertolin. Ma questo non è l’unico autore che trova il meritato spazio a Firenze. Di Wang Chao, il cui prolifico percorso autoriale non è stato molto seguito dai nostri festival, verrà offerto al pubblico un lavoro molto sentito anche dal pubblico in patria: A woman (2022), vent’anni nella vita di una donna speciale, una scrittrice che insegue il suo talento, tra gli anni ’60 e ’80 della Cina dell’ultimo Mao.
Esordi e (ri)scoperte
Abbiamo una missione: quella di rendere visibili i lavori di autori che magari non sono alle prime armi, ma che il pubblico italiano ancora non conosce.
Ed è sicuramente una aspirazione importante, come di rilievo è la missione di rappresentare autori esordienti e offrire loro una platea italiana. Anima è il lungometraggio d’esordio della regista Cao Jinling, che sarà presente al festival per incontrare il pubblico. Il film riflette sulla questione dell’ambiente e dell’antropizzazione degli spazi naturali.
Ma il soggetto “ambiente”, e come rappresenti una identità geografica e culturale, viene ripreso anche in altri due film della rassegna. Prima di tutto The Cord of Life di Qiao Sixue (2022), un road movie dalla fotografia spettacolare ambientato nella Mongolia Interna che coinvolge un figlio musicista e sua madre affetta da Alzheimer. Il film racconta anche di musica e di minoranze etniche, di relazioni, di crescita e del confronto con la tradizione.
A seguire, il classico Le donne del lago delle anime profumate di Xie Fei, che vinse l’Orso d’Oro del Festival di Berlino nel 1993, ma non fu mai distribuito nelle sale italiane, a Firenze in versione restaurata 4K. Grande maestro della Quarta Generazione di registi cinesi, Xie Fei ha diretto film acclamati in festival internazionali e formato almeno due generazioni di altrettanto grandi registi. Sotto la sua guida alla Beijing Film Academy sono emersi Zhang Yimou, Jia Zhangke e Chen Kaige.
The Cord of Life di Qiao Sixue
Altro prodotto apprezzato per il lavoro fotografico di Piao Songri è l’ultima opera di Lu Zhang, un altro regista maturo, coreano di terza generazione, con oltre vent’anni di attività e un punto di vista speciale sulla diaspora coreana in Cina. The Shadowless Tower è una riflessione su questa età della vita che omaggia insieme la delicatezza e la continua ricerca con cui la si vive. In ultimo, Fánhuā Chinese Film Festival presenta Chang’An di Xie Junwei e Zou Jing, quasi un debutto dei due registi in un film d’animazione sulla dinastia Tang, a cui si affianca una selezione di corti altrettanto curata e di rilievo.
La missione del Fánhuā Chinese Film Festival
Il festival mostra come il cinema sia parte di un progetto culturale più esteso che ha una finalità di mediazione, incontro, condivisione.
La Cina cinematografica è stata al centro di vicende alterne negli ultimi anni che hanno reso meno fluida la produzione filmica, ma anche più complesso ricevere in distribuzione i film. La stretta sulla libertà espressiva e sui contatti con l’estero si è fatta sentire. Per questo, il fatto che film come le straordinarie animazioni di Liu Jian possano essere proiettati nei teatri italiani, è quasi una necessità per certi versi, e un grande traguardo.
Questo festival non è necessariamente solo un festival per cinefili, non ha solo una missione di tipo cinematografico. Ma ha anche una missione di tipo culturale e di avvicinamento: non per nulla negli ultimi due anni abbiamo cercato di aggiungere alle proiezioni delle attività. […] Miriamo da un lato a presentare un programma variegato e ricco, dall’altro cerchiamo di creare una contestualizzazione e una comprensione reciproca.
Fánhuā Chinese Film Festival accompagna il pubblico nella visione, certo, ma anche nella comprensione di un universo, quello della cultura cinese, costruendo un ponte e una mediazione per mezzo dell’arte. Non a caso e orgogliosamente, il direttore Paolo Bartolin ha ricordato come sia stata anche in passato molto ampia la frequentazione della comunità cinese locale.
I testi cinematografici, i prodotti commerciali o quelli d’autore sono ambasciatori di una lingua, una cultura, e di tutta una serie di coordinate sociologiche politiche e storiche che è importante veicolare. […] Quindi sì, la scelta è una scelta di film che riteniamo validi artisticamente, che invitiamo il pubblico a vedere perché ci pare che possano essere convincenti come esperienza cinefila. L’idea è quella di aprire una porta verso qualcos’altro, di andare oltre, creando nello spettatore il desiderio di poter conoscere di più di quello che ci sta dietro.
Non è un caso che una strategia così ponderata, elaborata per il pubblico e in favore del pubblico, abbia conquistato nell’edizione del 2022, un +30% di affluenza in sala. È evidente che l’offerta era quella giusta e la risposta non ha tardato ad arrivare.
Il festival è ancora giovane e malgrado alcuni impedimenti distributivi, è riuscito a ritagliarsi un riconoscimento e il rispetto dovuto a quelle iniziative che mostrano umiltà e vicinanza al pubblico.
Il Fánhuā Chinese Film Festival si svolgerà a Firenze presso il cinema La Compagnia dal 5 all’8 ottobre.
Paolo Bertolin Direttore delFánhuā Chinese Film Festival
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