Lucca Film Festival

Il cortometraggio ‘Our Future’, una sauna può salvare l’Amazzonia?

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Our Future è un cortometraggio francese del 2023, presentato nella sezione “LFF FOR FUTURE” del Lucca Film Festival 2023. É  diretto da Thibault Martin, alla sua prima regia, e prodotto da Artmystis Films. Affronta il tema dell’ambientalismo, invitando gli adulti a comportarsi responsabilmente, specie nel momento del voto.

Nel cast: Marie Bunel, Cécile Garcia-Fogel, Alexandre Padilha de Azevedo e Oscar Pauleau nei panni del piccolo Ruben.

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Our Future– la sinossi ufficiale

Un incontro a porte chiuse sul tema della deforestazione amazzonica riunisce due capi di stato. Allo stesso tempo, una dirigente scolastica accompagna uno studente particolarmente preoccupato per l’emergenza climatica verso una destinazione sconosciuta.

 La recensione

Il cortometraggio Our future tratta la tematica del nostro secolo: la crisi climatica. Un tema enorme che spesso viene ridotto ad una lettura digeribile dai più, limitando la lotta ambientalista alla banale azione quotidiane del cittadino, dalla raccolta differenziata all’uso della borraccia. Nel cortometraggio viene invece posta l’attenzione su quelle decisioni che oggi si rivelano veramente decisive, decisioni che solo i capi di governo possono prendere. Si pone quindi l’attenzione sull’importanza di votare con giudizio i propri rappresentanti.

Ci concentriamo su due politiche nazionali che sono esplicative delle due correnti di pensiero che governano l’approccio alla crisi climatica: la Francia, che vorrebbe intervenire in maniera decisa anche con delle rinunce, e il Brasile, che pensa al benessere corrente nella speranza di una risoluzione che spetterà ai posteri trovare. I due premier ci vengono presentati come personaggi più che persone. Sembrano quasi personaggi mitologici, inumani nel loro ricalcare vizi e pregi dei loro paesi. Hélène è la donna francese di classe, un po’ radical chic, progressista ma distaccata. Gustavo è il brasiliano “rude ma sincero”, voce del popolo ma semplicistico nella sua visione a corto raggio.

Ruben, il bambino franco-brasiliano è il ponte tra i due mondi, senza davvero somigliare a nessuno di loro. La sua visione va oltre le barriere geografiche e oltre i singoli interessi degli stati. In un certo qual senso il suo intervento agisce come la sauna che vediamo a inizio cortometraggio. Si tratta di una trovata finlandese, pensata per calmare gli animi prima di importanti negoziati; il concetto è riassunto dalla targa che recita: “Quando la rabbia evapora, possiamo rifare il mondo”. La visione del bambino è limpida, priva dei risentimenti e dei pregiudizi che condizionano i due adulti. Si fa portavoce di tutti i giovani del mondo e chiede che venga riconosciuto che non muoversi ora per arginare il problema equivale a voltare loro le spalle.

In conclusione

Il film di Thibault Martin mette al centro la visione delle nuove generazioni, quelle che erediteranno le peggiori conseguenze di questa crisi climatica. Lo fa con immagini non scontate, come l’idea della sauna e la presenza di Ruben, costretto a salire su una sedia perché la sua voce non si perda in mezzo al chiasso degli adulti. La sceneggiatura si perde a volte in dialoghi retorici, che suonano un po’ troppo come slogan elettorali- specie in quel finale con uno sguardo in camera molto pubblicitario- ma il messaggio è espresso coraggiosamente. Se prendere posizione contro il cambiamento climatico non ci sembra una posizione difficile, sicuramente il riconoscimento della responsabilità di governi populisti che invocano il “si salvi chi può” è una via tra le meno percorse per farlo. 

 

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