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‘Oltre il confine’ – La Recensione

Il film di Valenti ripercorre l’odissea dell’immigrato con gli occhi dei più piccoli, in uno spazio indefinito in cui si forma il legame dell’infanzia tra le insidie dei mangiafuoco contemporanei.

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Oltre il confine

In sala il film Oltre il confine di Alessandro Valenti, un regista che da molti anni ha fatto sua una delicata e meritoria mission: trasformare la settima arte nello strumento con cui si esprime la solidarietà. Il film è il frutto di una variegata coproduzione, ad incominciare dalla Scirocco Films dello stesso Valenti e di Angelo Laudisa, e dalla Rosebud Entertainment Pictures di quest’ultimo, passando per Rai Fiction, il contributo di Apulia Film Commission e il patrocinio di Save the Children. Nel cast principalmente attori alla prima esperienza, col chiaro intento di Valenti di usare il cinema come divertimento e inclusione cinematografica. Spicca su tutti la prova della protagonista Ndeye Fatou, insieme ad un volto noto, quello di Iaia Forte.

Distribuito dalla 102 Distribution, lo trovate in sala nei maggiori cinema d’Essai.

Il Trailer – Oltre il confine

La favola di Valenti – Oltre il confine

Nella profonda Africa, i fratellini Bekisisa e Eno vegliano la loro madre ormai in punto di morte, pronti ad affrontare il viaggio di ritorno in Italia per un futuro migliore. La fotografia profonda, quasi accecante nel suo essere dark, introduce l’isolamento e l’inizio del viaggio dell’eroe dei due protagonisti di Valenti. Bekisisa deve crescere in fretta e portarsi, letteralmente e metaforicamente, sulle spalle il fratellino. Il film parte a mille nella sua crudezza. La morte rapida, e il comportamento immediato verso l’imminente realtà, è avvolta dalla concretezza e incognita verso il domani dei due fratellini. Trascinano in due il cadavere avvolto nelle coperte come un sacco di patate, come un oggetto di cui devono disfarsi.

Valenti al suo massimo in un’opera commovente

Ci sarà tempo, nell’ora e mezza del film, per rimuginare sulla morte della madre. Nel mentre, Valenti sceglie questa scena/sequenza di taglio, asettica, fredda, e oscuramente fatale, per far iniziare il percorso dei due protagonisti. Inizia qui questa sorta di favola nera. Con maestria Valenti, attraverso il mare e la sua potenza, capovolge la temporalità tra fine primo atto e secondo, facendoci immergere nello sbarco in Italia.

L’indefinito spazio dell’ambiente del film, volutamente semi-celato, è una delle caratteristiche di Oltre il confine. Quando sbarcano i due fratellini sono avvolti dal  mare assieme agli altri naufraghi, senza barca, senza adulti, polizia solo accennata.

L’intento è chiaro. Distribuire la favola attraverso il coming of age dell’infanzia di questi piccoli rifugiati. Valenti, mettendo i panni di Richard Donner, cerca di fare il suo piccolo The Goonies.

Oltre il confine

Una favola dove i protagonisti sono i bambini africani, rom, profughi di vario tipo, riuniti in una cascina abbandonata. Sicilia, Puglia. Non è dato saperlo. Proprio perché Valenti struttura il suo discorso nel legame che va costruito tra i piccoli protagonisti. La convivenza di Bekisisa ed Eno con gli altri componenti li fa sopravvivere, li spinge a lottare per avere un loro posto. Cercando però di esplorare i buoni sentimenti, e il ricordo della madre.

L’anti Io Capitano

Valenti non poteva aspettarsi che Matteo Garrone avesse un’idea simile. E chi avrà visto Io Capitano, premiato recentemente a Venezia col Leone d’argento, rimarrebbe stupito di come i due soggetti siano abbastanza simili. Una produzione dalla lunga gestazione, quella di Oltre il confine, iniziata nel 2018 e poi interrotta e ripresa a causa del covid. Le due pellicole hanno in comune il viaggio del protagonista, l’attaccamento verso la madre, il percorso dei mangiafuoco che i due protagonisti incontrano sul cammino. Ma mentre il film di Garrone ha dentro di sé il classico viaggio, abbastanza orizzontale, nella minaccia del mare e dell’Italia, Valenti sceglie una scrittura diversa. Il tema della solidarietà e dell’accoglienza vive in quanto i bambini ci dicono e fanno.

A guardare bene la furia di Ginetto, lo sfruttatore cattivo del film, avviene solo per un’azione testarda ed egoista di Eno. Frettoloso come tutti i bambini della sua età di avere ciò che non può avere. Quindi la narrazione viene messa in moto a partire dall’infanzia che cerca di ribellarsi, bonariamente, alla crudeltà del mondo adulto. Il regista salentino cerca così di costruire un fronte comune formato dai ragazzi, soli e come tali costretti a cavarsela; un mondo, nella piccola comunità in cui i due fratellini sono introdotti, in cui ognuno deve portare qualcosa per poter mangiare, e dove le regole sono quelle degli adulti, ma senza gerarchia. Perché nel mondo di Valenti legame e sopravvivenza viaggiano a stretto giro.

Un film che fa bene al cuore

Uno non può escludere l’altro. La sfida col bulletto di Eno fa da contraltare alla vicinanza di Bekisisa con il bambino che lo ha introdotto nella piccola comunità. Un rapporto segnato dal ricordo delle loro madri e del dolore che porta con sé. È questa la differenza più importante con Garrone. Mentre quest’ultimo è troppo indeciso tra la fiaba magica del suo protagonista e un crudo realismo, Valenti sa che tipo di film sta cercando, e si sofferma sul legame tra i suoi piccoli protagonisti e sul sogno di una vita migliore.

Una fiaba nera ma sempre focalizzata sul mondo dei bambini. Anche nell’improbabile epilogo contro il villain Ginetto, Valenti dimostra il suo chiaro intento. Il fuoco quasi mistico di Bekisisa, la rabbia verso la giustizia e contro un mondo spietato, le api alleate metafora di come la natura si ribelli all’agire del mondo adulto. Una fine tessitura di un quadro narrativo che ha lo scopo di rendere i bambini protagonisti di una favola che solo loro possono rendere vera e propria.

Oltre Pinocchio

 La favola di Collodi sembra essere il punto di riferimento di Oltre il confine. Un Pinocchio con più stratificazioni nel corso della narrazione. È abbastanza inquadrabile Ginetto nel mangiafuoco. Lo sfruttamento e la gestione dei bambini/lavoratori si muovono come nel tendone del circo del villain collodiano. Abbiamo anche la fata turchina interpretata da Iaia Forte. Forse l’unico adulto che non respinge i due fratellini, anzi li accoglie, li nutre, dando il senso di un’accoglienza ancora possibile in Italia, e fornendo al protagonista il mezzo per sconfiggere il suo villain.

Abbiamo anche Pinocchio che però Valenti divide nei due fratellini. Il primo Pinocchio, dedito al materialismo e al farsi corrompere, è abbastanza riscontrabile in Eno. Mentre Bekisisa ha una caratterizzazione più interessante. È un grillo parlante che si distrugge per la perdita della madre, gli manca e cerca di incolparla per non esserci più per lui e il fratellino, lasciati nell’asprezza del mondo in cui sono costretti a vivere e ad adattarsi. Come Pinocchio, entra nel ventre del pescecane e ne esce trionfante grazie all’aiuto della magia dell’infanzia che Valenti ha costruito attorno.

Visto al DB d’Essai, il film è stato proceduto da un piccolo musical con i protagonisti della pellicola sulle note del Re Leone, elemento pienamente coerente con l’uso didattico e il divertimento del cinema di Alessandro Valenti.

Oltre il confine si dimostra capace di comporre una storia che commuove, che sa ammaliare il pubblico in un film che mostra l’indifferenza del mondo adulto ma anche la pacificazione di quello dei bambini. Nella scena finale, Bekisisa ed Eno trovano la malinconica consapevolezza di chi sono. Ora il loro viaggio verso Roma si interrompe, non è più importante. Dovranno imparare a farcela da soli in ogni luogo, nella giungla della tortuosa realtà dell’accoglienza italiana, cercando di mantenere intatti i cuori della loro infanzia.

  • Anno: 2022
  • Durata: 86
  • Distribuzione: 102 Distribution
  • Genere: dramma
  • Nazionalita: Ita/Fr
  • Regia: Alessandro Valenti
  • Data di uscita: 11-September-2023

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