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Lucca Film Festival

“After” di Anthony Lapia al Lucca Film Festival, l’inquietudine al ritmo della techno

Il primo lungometraggio del regista francese s'immerge nella notte di Parigi, raccontando in parallelo l'ebbrezza notturna di un club e l'incontro anima e corpo di un'avvocata e un autista

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After, un uomo abbraccia una ragazza piuttosto stordita

“I miei amici ballano tutti stasera, io sono un po’ triste”. In questa frase pronunciata da uno dei festaioli al club di Parigi, dove la musica techno scatena l’adrenalina mescolandola al sudore e alle luci stroboscopiche, si racchiude l’escursione emotiva di After, primo lungometraggio del francese Anthony Lapia, in concorso al Lucca Film Festival dopo il passaggio nella sezione Panorama della 73ma Berlinale. È un’opera di euforia e sballo chimico, nell’assordata atmosfera della disco di notte; ma anche di un altrove appartato, di chiacchiere notturne a mezza voce che portano a galla disillusioni e malinconie. Da un lato, la notte sempre giovane, in cui la danza sfrenata esprime il desiderio di annientarsi, di annullare incubi e vincoli del mondo esterno nella pulsazione elettronica della musica. Dall’altro, dritti dalla disco all’appartamento di lei, una giovane avvocata e un autista di Uber confabulano dei massimi sistemi (economia, ecologia, lavoro, giustizia) tra una bottiglia di vino, un amplesso e una sniffata. La realtà preme sotto il tunz-tunz. Arriverà l’alba, e con essa quella realtà da cui si era evasi.

Nello spazio-tempo di una notte, tra discoteca e salotto, After di Anthony Lapia è un racconto audace e immersivo tra i corpi e gli animi di una generazione che pulsa di dubbi, tenerezze e rabbie sopite.

Il trailer di After 

After è prodotto da Société Acéphale (che gestisce anche le vendite internazionali) e da Salt for Sugar Films. Inoltre, è coprodotto da Les films de l’autre cougar e Les productions du Mont Pelat.

A che punto è la notte

Servono due minuti per accendere il beat di After. Prima di entrare nel club parigino, dove la macchina da presa al ritmo della techno s’incollerà ai corpi che vibrano e ai volti trasfigurati, il film di Anthony Lapia si concede in incipit una divagazione nel mondo fuori. La notte fuori è una colata di asfalto; i graffiti del sottopassaggio, più che note di colore, sono sfregi selvaggi. Nel parcheggio sotterraneo c’è un buio acquitrinoso; il neon balugina in qualche pozzanghera. Da lontano la musica. E poi, siamo dentro. E saremo vicini a quei corpi, per un’interminabile sequenza di contro-apertura, al più con qualche stacco sul chiacchiericcio dei fumatori, o sul gioco di sguardi dei divanetti d’angolo.

Persone ballano nel club

After, un campione dell’atmosfera notturna al ritmo della techno

È quasi un documentarismo brutale quello con cui After trascina nell’esperienza fisica dei corpi in movimento. È un during, più che un after – un qui ed ora, e non un dopo. Che nemmeno sembra poter esistere – né esiste un prima – nello svago dionisiaco del perdersi tra i decibel.

Il doppio ritmo di After

Ci voleva un film denso, per raccontare un certo vuoto di generazione. After ha una durata limitata non solo nel tempo diegetico – lo spazio di una notte, fino alle prime luci dell’alba – ma anche nel minutaggio effettivo, che non supera l’ora e dieci. Quell’inizio insistito è davvero evasione, anche cinematografica. Perché quel realismo drogato sembra quasi sfociare in certe visioni allucinate, anche un po’ crudeli, di Gaspar Noè. Ma dal vortice della notte, per miracolo di sceneggiatura, spuntano due personaggi: due individui che si staccano dalla tribù. Quando Felicie (Louise Chevillotte) e Said (Majd Mastoura) vanno a casa di lei, ci sembra di cascare quasi in un film di Richard Linklater (Prima dell’alba ci starebbe alla grande, anche per il titolo), o in qualche notturno di Jim Jarmusch. Ma più acido.

Said e Felicie

After, Said e Felicie

Il montaggio alternerà il ronzio del remix nel club coi dialoghi dei due. Da un lato, il ritmo della techno è sempre uguale a sé stesso, le persone vi si annullano, evaporando nella bruma affumicata della discoteca; dall’altro, l’X factor delle persone, l’umanità sempre diversa, che si esprime nell’imprevedibilità dei tempi di un incontro, nell’aritmia di reazioni variabili. Una più fisica, una più umorale: piacciono entrambe le anime di After.

Il potere delle coccole

Le due anime di After sanno mescolarsi: c’è qualcosa di emotivo nei corpi assolutizzati del club, così come affiora del carnale nello scambio di idee tra Felicie e Said. Tra sigarette che si accendono come tizzoni nell’oscurità indistinta della sala da ballo, si colgono lacerti di dialoghi (“non sono affari miei, ma… come vi chiamate?”), gesti di tenerezza (due amiche si abbracciano), sguardi persi nel vuoto (sempre questo vuoto che torna). Ci sono persino insospettabili premure:

Mi dispiace, ma non posso lasciare la mia amica in questo stato con uno che non conosce, scusami.

In maniera simmetrica, in mezzo a tante parole tra Felicie e Said, affiorano con espressività soprattutto i corpi. Che si cercano, che scambiano effusioni anche dopo il più esistenzialista dei discorsi (“l’essere umano è strutturalmente cattivo; tendiamo al facile, quindi al peggio”). Eppure, le scene di sesso hanno più dolcezza che irruenza. Una simmetria lega i due luoghi filmici, così lontani così vicini, della discoteca e della casa di Felicie: l’urgenza di condividere, non si sa bene cosa, se non un comune smarrimento. Anche se Felicie non concorda, Said dice:

Quando ami la stessa cosa con altre persone, succede qualcosa, sei ultrapotente, non sei solo.

Paris calling

Appunto, non sempre Felicie concorda. Il dialogo con Said vive di asimmetrie che sanno di calibratura drammatica accurata: lei racconta la sua prima volta, lui rifiuta per ritrosia; lui dichiara subito il suo lavoro, lei lo svelerà soltanto al mattino. Tuttavia, a dispetto dei punti di vista divergenti, gli umori si attirano, la pelle si cerca. A casa come al club, le differenze si riallineano e le asimmetrie sociali diventano sincronie di movimento, di emozione. Emergono le preoccupazioni sulla Parigi post-Charlie Hebdo, sul futuro, sul lavoro, sull’umanità. Non conta pensarla diversamente, quanto sentirla egualmente. L’inquietudine, come una musica che batte dentro.

After scivola verso l’alba, Parigi verso il risveglio. Pronta a risucchiare nei problemi, ma anche negli scioperi ostinati. È mattina, qualcuno balla ancora. La notte successiva non è poi troppo lontana. Sarà lunga, perché la notte è sempre giovane. Un po’ come la rabbia. Chiamare After “film generazionale” è forse troppo. Ma è un film che pulsa maledettamente.

After

  • Anno: 2023
  • Durata: 69'
  • Genere: Sperimentale, drammatico
  • Nazionalita: Francia
  • Regia: Anthony Lapia

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