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Incontro con il regista, la produttrice e i doppiatori di “The Brave – Ribelle”

In occasione dell’anteprima stampa a Roma, abbiamo incontrato il regista Marc Andrews e gli altri protagonisti di “The Brave”

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La nuova eroina disney è una principessa ribelle, abile con l’arco e le frecce, amante della natura e della magia. La storia ambientata nelle incantevoli highlands scozzesi parla del viaggio iniziatico della protagonista, verso un destino che scavalca le tradizioni e abbraccia sogni di libertà.

Il nuovo avvincente cartoon firmato Disney/Pixar,The  Brave – Ribelle , già, a ragione, campione di incassi in America, uscirà in Italia il 5 Settembre. In occasione dell’anteprima stampa a Roma, abbiamo incontrato il regista Marc Andrews, la produttrice Katherine Sarafian, le voci del doppiaggio italiano Anna Mazzamauro, Enzo IacchettiShel Shapiro e Giobbe Covatta e l’interprete della colonna sonora dalle suggestioni celtiche, Noemi.

Merida è davvero una principessa dei nostri tempi . È coraggiosa, non aspetta di essere salvata dal principe azzurro di turno ma si salva da sola, inseguendo a tutti i costi il proprio destino. Come mai questa scelta?

Marc Andrews: Volevamo rompere l’idea della principessa tradizionale e creare un’antiprincipessa perché non crediamo che una donna debba sposarsi, debba essere salvata, debba andare alla ricerca dell’ “e vissero felici e contenti…”.  Brave è l’incredibile avventura di questo personaggio che finisce nei guai ed esce lei stessa da quei guai…

Katherine Sarafian: Sebbene fosse un personaggio dell’antichità volevamo che fosse un’adolescente con cui sia noi sia il pubblico moderno potesse identificarsi. Volevamo portare sul grande schermo una teenager che assomigliasse il più possibile ai giovani d’oggi. La storia d’amore non si concentra più sul principe azzurro, ma riguarda la sua famiglia, con cui deve riconciliarsi per poi potersi poi predisporre a un amore romantico. Ovviamente per una teenager la sfera affettiva comprende la famiglia, con cui deve sapersi rapportare prima di scoprire l’amore al di fuori di essa. Il suo è un viaggio personale che la porta a trovare se stessa. I tempi sono cambiati e la priorità dei giovani oggi non è più sposarsi, ma scoprire prima se stessi.

Nel film sembrano esserci riferimenti e simbolismi dell’universo di Hayao Miyazaki…

Katherine Sarafian: Amiamo i film di Miyazaki e dello Studio Ghibli, che sono spesso fonte d’ispirazione per noi. Ma questa è una storia completamente originale. Le immagini sono quelle di una foresta magica sul cui sfondo avviene la trasformazione del personaggio principale, come accadeva nelle favole dei tempi antichi precedenti a Miyazaki. La storia di Merida si ispira a fiabe popolari antiche.

Marc Andrews: C’è un momento che in realtà ho preso da Porco rosso: la scena in cui Fio guarda il maiale e gli sembra quasi umano, si gira e lo vede nel suo aspetto d’animale, fa così anche Merida con la madre orso.

Ci sono film o personaggi Disney a cui vi siete ispirati?

Marc Andrews: No, essendo degli storytellers visivi siamo influenzati da qualsiasi cosa abbiamo visto in precedenza. Per esempio Ariel la sirenetta, ha i capelli rossi come Merida,  ma non abbiamo tratto ispirazione da film precisi.
Katherine Sarafian: Ogni cosa che vedrete nella storia c’è per una buona ragione: abbiamo dato a Merida i capelli rossi perché lei si notasse sullo sfondo delle foreste scozzesi e potesse distinguersi. I fratellini sono tre perché nella scena della fuga devono collaborare con la principessa per aiutare la madre orso a lasciare il castello. Ogni decisione è stata dettata da una valida ragione funzionale al racconto.

La risoluzione del rapporto conflittuale tra Merida e la madre vuole  fungere da insegnamento  per le ragazze di oggi?

Marc Andrews: Credo tutti noi che facciamo questo lavoro vogliamo che le nostre storie trasmettano dei messaggi. Alla fine, raccontiamo storie per questo. In questo caso sono fondamentali la lezione dell’ascolto e del coraggio, necessari perché da madre si lasci il figlio libero e da figlio si segua la propria strada. Per una figlia teenager passare dall’infanzia all’adolescenza è difficile: si continuano ad avere i genitori nella propria vita, a loro si chiede ispirazione, supporto e consigli.

Katherine Sarafian: La trasformazione di Merida era importante per la transizione dall’adolescenza alla vita da adulta, ma volevamo sottolineare il ruolo di guida dei genitori.

In America per questo film sono stati chiamati a dare le loro voci celebrità del calibro di Emma Thompson. Come avete gestito questa responsabilità?

Anna Mazzamauro: Nel film non ci siamo fisicamente in carne e ossa e questo significa che il doppiaggio sia completamente diverso rispetto alla recitazione. La scelta però è caduta non a caso su di noi, attori principalmente di teatro perché credo ci fosse il bisogno di teatralizzare questi personaggi. Ho sempre provato un fascino perverso per il doppiaggio, che praticavo da giovane. In passato avevo doppiato Senti chi parla 2, ma in quel caso non c’erano problemi tecnici perché quello che doppiavo era il pensiero di una bambina.

Shel Shapiro: Io ho sempre doppiato personaggi che avevo anche interpretato. Questa volta prima di doppiare, ho sentito l’originale e mi sono reso conto di quanto fossero bravi gli attori americani.

Quali sono stati i problemi tecnici?

Anna Mazzamauro: Nel momento del doppiaggio c’è stata un po’ di paura perché sono abituata alla libertà massima del teatro. La difficoltà maggiore non era quella di entrare nel personaggio, ma di farlo a tempo e tentando di adornarlo  artisticamente. Per fortuna c’è stata un’assistente pronta a guidarmi e un grande direttore del doppiaggio. In America sono i personaggi a doversi adeguare alle voci che vengono registrate prima.
Giobbe Covatta: Io avevo pochissima esperienza nel doppiaggio e i tecnici mi hanno aiutato tanto. Sono stati molto rigidi con noi perché volevano i fiati e le pause dove li avevano fatti precisamente gli attori americani, affinché il doppiaggio fosse speculare a quello delle voci originali. Per me è stata un’esperienza molto difficile anche se è stata divertentissima. Mi hanno corretto nella dizione.

Anna Mazzamauro, a distanza di oltre dieci anni lei è tornata a doppiare, stavolta però il suo è un personaggio assolutamente originale……

Anna Mazzamauro: Questa strega terribile mi ha affascinato dal primo momento perché al di là delle battute l’impeto della stregoneria fa parte del mio temperamento. Anche fisicamente c’è una corrispondenza col personaggio…

Iacchetti questa non è per lei la prima esperienza di doppiatore per un film d’animazione. Ha sentito con maggiore responsabilità questo nuovo impegno che porta la firma della Pixar?

Enzo Iacchetti: Direi di no perché cerco di fare sempre bene il mio lavoro a prescindere che sia un film a costo zero o un’opera Disney. Doppiare un cartone è molto divertente, affianco a me poi avevo la voce di Shapiro e Covatta. Questi tre capi tribù sono i più deficienti mai visti prima e fanno simpatia.

Avete, in qualche modo, personalizzato i vostri personaggi?

Anna Mazzamauro: Il fatto stesso di essere stati scelti significava già corrispondere caratterialmente ai personaggi

Enzo Iacchetti: Il personaggio che doppio mi assomiglia anche fisicamente, il naso, i capelli, la forma fisica.

I vostri personaggi avranno inflessioni dialettali , dato che i personaggi originali hanno un accento scozzese?

Enzo Iacchetti: No, non ci sono state indicazioni sul dialetto, siamo stati però molto attenti alla dizione. In ogni caso il merito va tutto al nostro direttore di doppiaggio Carlo Valli.

Cosa cambia nel prestare la voce ad un attore piuttosto che ad un personaggio animato?

Anna Mazzamauro: Da giovane m’infastidiva prestare la voce ad altri attori, però ammiro i film in cui non c’è il doppiaggio e posso godere il fascino dell’interprete. Essere attori sul palco o sul set comporta una totalità che manca al doppiatore, che è voce e non corpo, s’impegna dalla vita in su. I doppiatori italiani sono inimitabili nel mondo, ma trovo difficile che anche il più bravo tra loro possa essere anche un grande attore. Non trovo giusto che un attore debba doppiarne un altro, fosse anche Meryl Streep.
Enzo Iacchetti: Io ho sempre doppiato solo cartoni, forse non sono adatto per George Clooney.! I personaggi del cinema sono doppiati dai professionisti del doppiaggio. Pensiamo ad Al Pacino: senza  la voce di Giancarlo Giannini non sarebbe più lui.

Noemi, ha notato la straordinaria somiglianza con la protagonista del cartoon: stessa chioma rossa, occhioni azzurri, viso espressivo…?

La prima ad accorgersene è stata mia mamma, che appena ha visto il trailer del film mi ha subito detto di aver riconosciuto una somiglianza del carattere. Io sono come Merida perché ho sempre lottato tanto per affermare la mia personalità. Soprattutto musicalmente: tutti dicevano che il blues e la mia voce erano strani per l’Italia. Ma io credo che non si possa fare un mestiere fingendo di essere un altro. E il film è una bellissima metafora anche sulla natura, sulla diversità, sulla libertà. Io stessa fuori dagli schemi, anch’io amo una musica diversa da quella in voga. Non mi sono mai amalgamata al gruppo, sono sempre stata un outsider che ha cercato di formarsi, anche musicalmente, intraprendendo sempre nuovi percorsi.

In che modo pensa di aver dato la sua personale impronta stilistica ai brani interpretati?

Ho contribuito con la mia voce e cercando d’immedesimarmi col contesto del personaggio. Il testo era bello e non andava cambiato niente. Rispecchiava il grande messaggio dei film Pixar, che sono sempre andata a vedere al cinema e che trovo straordinari per la ricerca tecnica che presuppongono e i messaggi che trasmettono. Non ho mai ascoltato la musica celtica. Il bello dei film Disney/Pixar è che si compie moltissima ricerca strumentale oltre che musicale e questa è stata una bella esperienza anche per trovare nuovi suoni nella mia voce, scoprire cose nuove, entrare nel mondo celtico. Mi sono impegnata molto a rendere duttile la mia voce per utilizzare melodie nuove, ma quando lavoro a un progetto come questo, piuttosto che sentirmi a mio agio e ripercorrere strade già battute, preferisco non sentirmi troppo a mio agio e fare così qualcosa di originale. Da questa esperienza ho imparato davvero molto.

Come ha affrontato quest’esperienza?

Quando ho inciso le parole vedevo le immagini delle scene su un monitor e questo mi ha aiutato molto: Merida l’ho immaginata come un personaggio molto forte, dalla grande voglia di evadere e trovare se stessa. Credo che queste canzoni abbiano un senso nel momento in cui fai un lavoro simile a quello del doppiaggio. La voce dà un’animanel doppiaggio ma anche nella colonna sonora. Ci ho voluto mettere l’anima di Merida, che è una immagine femminile bella e forte, una ragazza che non si fa dire niente da nessuno, una molto sicura di sé e piena di sogni. Ho voluto riproporlo nelle due canzoni. Ho incontrato sia il regista Mark Andrews sia la produttrice Katherine Sarafian ed entrambi mi hanno detto di aver apprezzato le nuove versioni.

Lei si è laureata con una tesi che riguardava proprio un cartoon, da dove nasce questa passione?

Sì, era una tesi sull’atomizzazione del corpo in Roger Rabbit. Ho una grande passione per i film d’animazione, che hanno sempre esercitato su di me un grande fascino perché, oltre la storia, sono atti creativi dietro cui ci sono degli studi scientifici. I passi da gigante che stanno facendo negli ultimi anni sono allucinanti: in questi giorni ho rivisto Il signore degli anelli. Dieci anni fa la tecnologia era già così avanzata, ma oggi è ancora più incredibile.

Per me è stato un sogno lavorare perla Pixar, di cui mi è sempre piaciuto il modo di lavorare da bottega delle meraviglie, in cui vi è tutto il fascino della creazione.

Maria Cristina Locuratolo

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