fbpx
Connect with us

Live Streaming & on Demand

“L’uomo dal fiore in bocca”. Gabriele Lavia coccola Pirandello.

La magia del teatro pirandelliano unita in maniera sublime alla modernità delle tecnologie video. Disponibile su RaiPlay.

Pubblicato

il

L'uomo dal fiore in bocca - Gabriele Lavia in una scena del film

L’uomo dal fiore in bocca è una delle opere più note di Luigi Pirandello e Gabriele Lavia non poteva esimersi dal farne una sua rappresentazione. Prima di lui, ci avevano pensato Vittorio Gassman nel 1970 e Marco Bellocchio nel 1993 . Quest’ultimo avvalendosi dell’interpretazione di Michele Placido. Entrambe queste versioni erano studiate appositamente per la televisione. E sono tutte disponibili su RaiPlay.

Lavia, spinto dalla produttrice Manuela Cacciamani, lo ha trasposto in un lungometraggio, presentato in anteprima e fuori concorso al Torino Film Festival 2021. Un lavoro che nasce dal suo spettacolo teatrale, che vedeva l’integrazione della storia dell’uomo seguito dalla morte con altre novelle del premio Nobel siciliano.

Questo film è tratto dalla novella di Pirandello “Caffè notturno” […] Io, interpolando l’uomo dal fiore in bocca con altri brani di novelle di Pirandello, alcuni anni fa, ne feci uno spettacolo di teatro “vero e proprio”. Della durata di circa un’ora e mezza. Infine la produttrice Manuela Cacciamani mi chiese di farne un film di un’ora circa. Esitai. Manuela mi convinse. E la ringrazio. (G. Lavia)

La storia di L’uomo dal fiore in bocca di Lavia

In una notte di pioggia, un uomo si trova nella sala d’attesa di una stazione senza nome. La sua solitudine è rotta dalla presenza di una figura femminile, che pare perseguitarlo senza ragione. A lui si aggiunge un avventore, il quale perde il treno e si ritrova, bagnato, ad attendere il prossimo convoglio.

L'uomo dal fiore in bocca - Una scena del film

L’uomo dal fiore in bocca – Una scena del film

I due iniziano a fare conoscenza. L’avventore spiega le difficoltà di una vita fatta di doveri, obblighi e responsabilità dovute alla sua famiglia. L’altro uomo, invece, è più legato alla ricerca del senso della vita e all’accettazione della morte. Pensieri che gli vengono frammentati dalla donna che crede lo stia perseguitando. Solo in seguito, il pacifico avventore scoprirà che l’uomo ha un tumore che lo sta conducendo alla morte.

Nonostante le buone intenzioni, l’avventore perde anche il treno successivo. Un treno che forse non deve prendere, in un finale che lo vede con l’arma dell’uomo dal fiore in bocca. Si ritrova con una decisione da prendere, mentre il compagno se ne va, lontano dalla donna che lo perseguita.

Il teatro inglobato nella realtà cinematografica

L’ambientazione viene modificata rispetto al racconto originale: da un caffè a una stazione. Un espediente che molti trovano affascinante e di richiamo al treno a vapore dei Lumière. Sicuramente, aggiunge un aura particolare, che riporta ai film noir – impossibile non vederci, nella scena iniziale, Assassinio sull’Orient Express, ad esempio. Un alone che è voluto, ricercato da Lavia: dalla ripresa dell’orologio senza lancette fino alla donna misteriosa.

Ecco qua il film ambientato, non in un caffè notturno, ma in una stazione ferroviaria. Enorme, irreale. In una sala d’aspetto gigantesca, sporca e deserta. Soltanto due piccolissimi uomini. Uno pieno di vita, di impegni: la moglie, i figli, il lavoro, i suoi sogni, le speranze, le paure, le angosce. L’altro, ormai condannato a morte da un male incurabile, che ascolta con morbosa curiosità e attenzione il racconto della piccola vita del “piccolo” uomo per coglierne l’assoluta assenza di senso […] (G. Lavia)

L’artista mette in atto tutta la sua esperienza e ne trae un efficace produzione teatral-cinematografica. Lavia regista si è dedicato meno al cinema – ha seguito solo sette lungometraggi nella sua carriera. Nonostante ciò, in questo lavoro mette il meglio di sé. L’uso della macchina da presa, i movimenti e i tagli diventano un repertorio di immagini non solo funzionali al film ma identificativi della teatralità dell’opera.

L'uomo dal fiore in bocca - Un momento delle riprese del film

L’uomo dal fiore in bocca – Un momento delle riprese del film

L’autore muove le sue pedine nella sala d’attesa della stazione come su un palco teatrale. Le inquadrature – fra primi piani e campi totali – e il montaggio portano lo spettatore a una dimensione tale che è pari a quella della sala teatrale. Chi guarda riesce ad avere una visione d’insieme. Non c’è gesto che non venga colto, appropriatamente, e mostrato per dare ampiezza allo sguardo.

Tecnica e modernità per una resa suggestiva

Se la recitazione può diventare troppo enfatica, questa viene contestualizzata a tutto il resto della costruzione, ben orchestrata dal regista e ben realizzata dal cast. La fotografia dark di Tommaso Lusena; le musiche di Antonio Di Pofi che accompagnano adeguatamente le scene; il montaggio serrato e preciso di Diego Capitani che non fa perdere nessun particolare.

Anche gli attori sono funzionali al loro ruolo. E se da Lavia ce lo aspettavamo, diventa una piacevole sorpresa Michele Demaria, meno noto ma altrettanto bravo. Lo spessore e la drammaticità del pacifico avventore arriva al culmine nel finale, con Demaria giustamente composto e da ottimo contraltare alla diversa disperazione dell’uomo dal fiore in bocca.

L'uomo dal fiore in bocca - Michele Demaria in una scena

L’uomo dal fiore in bocca – Michele Demaria in una scena

Questo marchingegno teatrale incorpora alla perfezione il mezzo cinematografico: riprese angolate, profondità ottimamente sfruttate, un movimento di macchina da presa ben studiato e non casuale. A suggellare il tutto, la fusione della magia del teatro con gli effetti speciali vfx e di post produzione: il treno è costruito in digitale, così come l’effetto pioggia sullo screen. Come dichiarato da Diego Capitani a Wired:

Il gioco è quello: la tradizionale, meravigliosa cultura cinematografica del maestro Lavia e l’implementazione dell’innovazione. Gli effetti realizzati sono molteplici: sono state utilizzate tecniche di 3d; di compositing, ai fini dell’espansione virtuale del set e quindi della presenza del paesaggio; abbiamo utilizzato, poi, la fluidodinamica per la pioggia.

Ciò rende quest’opera non fine a sé stessa e contemporanea. L’uomo dal fiore in bocca evidenzia un Lavia che non è rimasto impermeabile, fermo nella sua autoreferenzialità. Con questa sua pellicola ha dimostrato di essere un autore capace di tuffarsi nella modernità.

Scrivere in una rivista di cinema. Il tuo momento é adesso!
Candidati per provare a entrare nel nostro Global Team scrivendo a direzione@taxidrivers.it Oggetto: Candidatura Taxi drivers

L'uomo dal fiore in bocca

  • Anno: 2021
  • Durata: 103'
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Gabriele Lavia
  • Data di uscita: 01-December-2021