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Conversation

‘L’ultima luna di settembre’ conversazione con Amarsaikhan Baljinnyam

L'ultima luna di settembre di Amarsaikhan Baljinnyam è un'opera prima che fa del paesaggio mongolo il cuore di un'amicizia d'altri tempi. Del film abbiamo parlato con il regista del film

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Dalla Mongolia all’Italia grazie alla distribuzione di Officine Ubu, arriva sugli schermi L’ultima luna di settembre, scritto diretto e interpretato da Amarsaikhan  Baljinnyam. Del film abbiamo parlato in esclusiva con il regista del film.

Qui per il trailer del film

Amarsaihan Balžinnâmyn e il suo L’ultima luna di settembre

Nel descrivere l’amicizia tra un adulto e un bambino L’ultima luna di settembre ci dice che a fare la differenza non sono i legami biologici, ma il desiderio di entrare in contatto con l’altro. Tulgaa e Tuntuulei non si conoscono eppure trovano nell’altro il sostegno e la comprensione che le persone a loro care non riescono a dare.

Sì, la loro relazione si basa sull’istinto naturale del buon senso umano. Sono così felice che tu lo abbia colto. Il motivo per cui racconto questa storia è proprio quello che hai descritto; a volte le cose più belle nelle nostre relazioni o connessioni si trovano nel luogo più inaspettato e durano per sempre. È davvero una cosa rara.

I luoghi

L’immagine della città, deserta e notturna, contrasta con la rappresentazione del paesaggio rurale, dominato dalla luce e da un’idea di comunità lontana dalla desolazione metropolitana in cui è immerso Tulgaa. 

Penso che ogni città del mondo sia uguale in termini di pressione, di impegni e di stili di vita “rumorosi”. Al contrario nel mio paese, la zona rurale è il luogo perfetto per la solitudine. Penso che se i miei due eroi si fossero incontrati a Ulaanbatar, (capitale della Mongolia, ndr), per Tulgaa ci sarebbe stato il rischio di non trovare ciò che dentro di lui era mancato per così tanto tempo. Ha bisogno di sollievo dal suo passato e di relazionarsi con il suo patrigno. Nel film vediamo che la rete cellulare è spesso mancante. In realtà in Mongolia è ovunque: il fatto di aver reso così difficoltoso la possibilità di telefonarsi è stata una mia idea per dimostrare che a volte è meglio non avere il cellulare. Per conversare e comunicare bisogna farlo di persona, guardando in faccia chi ti parla.

La campagna è uno spazio concreto, ma anche un luogo dell’anima. Per i due protagonisti diventa una sorta di terra di mezzo in cui si preparano ad affrontare la vita materiale, quella di città, in cui il dovere viene prima dei sentimenti.

La vita in città per noi assomiglia a un compito. Sono molti i doveri a cui dobbiamo obbedire nell’esistenza quotidiana. Devi organizzarti una vita, trovare un lavoro, sposarti, essere qualcuno. La formula per raggiungere tutto questo prevede che non iniziamo a farlo con una donna divorziata e cose del genere. Al contrario, in campagna non c’è pressione per la vita. Se dovessi visitare la Mongolia ti accorgeresti che tra città e campagna esistono culture, mentalità e stili di vita diversi. In questi termini tra una e l’altra c’è una distanza di circa cento anni.

L’incomunicabilità nel film di Amarsaihan Balžinnâmyn

Uno dei temi del film è quello dell’incomunicabilità. Tulgaa tenta più volte di parlare con la sua ragazza, ma per varie ragioni non ci riesce. Lo stesso succede a Tuntuulei, perché anche quando riesce finalmente a parlare con la madre, costei non sembra comprendere le esigenze del figlio, a dimostrazione che il mancato funzionamento della rete telefonica è solo una scusa per mascherare il problema di fondo.

Esattamente, quello che vedi nel film è ciò di cui volevo discutere con il pubblico. Non importa se abbiamo una connessione o meno. Nella comunicazione la regola fondamentale è il desiderio di ascoltare e comprendere.

L’immagine dell’uomo a cavallo e con l’antenna del telefono in mano ci dice che in campagna si può fare molto con poco. Cosa che non succede in città in cui la modernità non mette Tulgaa nella condizione di poter parlare con la sua ragazza.

La vita è proprio così. Dipende tutto dalla nostra intenzione. Alcune situazioni sono insopportabili per qualcuno, ma per alcune persone è la normalità quotidiana.

Il significato della luca

La luce nel film è quella di fine estate, calda e accogliente, ma allo stesso tempo morbida e malinconica, come se fosse sul punto di tramontare. Era questo un modo per alludere alla finitezza delle cose, nella considerazione che a Tulgaa e Tuntuulei resta poco tempo per godere della loro amicizia?

Wow, non c’è da stupirsi che il cinema sia davvero una cosa enorme in Italia. Grazie mille per essertene accorto. Se fossi accanto a me, vorrei abbracciarti per la tua realizzazione! In realtà, l’autunno è una stagione molto malinconica per i mongoli. Tutti tornano in città, il verde diventa giallo e bianco. Il mio paese è davvero vasto e bello. Mostrare le bellezze non era il mio obiettivo. Ho fatto la mia scelta sulla base della stratificazione dei paesaggi che può mostrare la malinconia di Tulgaa e l’emozione di Tuntuulei.

Nel film il paesaggio è uno dei protagonisti della storia. In questo caso mi sembra che tu abbia rinunciato all’idea di una natura indifferente al destino degli uomini. Al contrario, l’armonia dei luoghi e il senso di accoglienza che ne deriva sembrano offrire ai protagonisti consolazione per le loro pene.

Esattamente. Se Tulgaa non fosse tornato a Khentii, il suo luogo natale, non sarebbe guarito dai propri dolori.

Richiami e riferimenti

Certi campi lunghi, con i personaggi che attraversano a cavallo pianure sconfinate ricordano quelli del cinema western. Per contro i primi piani di Tulgaa e Tuntuulei insieme mi hanno ricordato il cinema di Charlie Chaplin, e in particolare The Kid.

A essere sincero per girare L’ultima luna di settembre non ho avuto alcun riferimento cinematografico. La tua domanda mi mi fa venire in mente che dopo venticinque anni di recitazione amo ancora di più la capacità degli attori di trasmettere l’intensità di certe emozioni. È questa la ragione per cui preferisco i primi piani estremi. Quando si tratta di emozioni molto profonde preferisco primi piani estremi e riprese lunghe.

Come regista sei riuscito a prendere le distanze da te stesso, riuscendo a dare spazio al tuo personaggio senza, però, sottrarne agli altri attori. Come hai trovato questo equilibrio? È stato difficile trovarlo?

Penso sia necessario farlo in sede di sceneggiatura. Quando mi capita di scriverla, come è successo in questo caso, recito tutti i miei personaggi cercando di dare tono ai dialoghi. Spesso, come attore mi trovo ad affrontare difficoltà nei dialoghi ed è per questo che vi ho lavorato con molta attenzione, facendo lo stesso anche per le sequenze che non ne avevano. Nel corso della realizzazione ho provato a verificare se le scene fossero abbastanza vivaci da consentire agli attori di riprodurre la situazione. Da questo punto di vista scrivere il testo avvantaggia il tuo lavoro.

Amarsaihan Balžinnâmyn e il cinema italiano

Per concludere volevo sapere se conosci il cinema italiano e se sì, quali film ti sono piaciuti?

Federico Fellini lo conosco più per avere letto la sua biografia che per aver visto i suoi film. Adoro il modo in cui ha lottato per salvaguardare passione e creatività. Sono sempre stato ispirato dal suo amore per il cinema. Sfortunatamente, a causa della mancanza di cinema classici in Mongolia, non sono riuscito a vedere tutti i suoi film. Nella mia lista per adesso figurano La Dolce VitaLe notti di Cabiria e Otto e mezzo.

L'ultima luna di settembre di Amarsaikhan Baljinnyam

  • Anno: 2023
  • Durata: 91'
  • Distribuzione: Officine UBU
  • Genere: drammatico
  • Nazionalita: Mongolia
  • Regia: Amarsaikhan Baljinnyam
  • Data di uscita: 21-September-2023

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