Presentato nella sezione “Fedeli alla linea” della 40esima edizione del Torino Film Festival, Cinque Stanze arriverà nelle sale italiane il 25 settembre.
Riccardo Magherini (Signor K), Gaia Carmagnani (Giovane Lara), Debora Zuin (Lara), Federica Fracassi (Silvia), Virginia Cuna (Nina), Anna Coppola (Donna guru) sono alcuni dei nomi presenti nel cast della produzione Altamarea.
Sinossi di Cinque Stanze
K è un uomo ormai anziano, sposato da più di trent’anni con Lara, poco più giovane di lui. Il loro è stato un matrimonio d’amore, ma il lutto per la morte della figlia di quattro anni, che li ha colpiti ancora giovani, li ha lasciati fragili e disperati. Soprattutto da parte di K c’è stato un allontanamento, che nel corso del tempo è diventato indifferenza e sopportazione nei confronti di Lara.
Il film inizia e si svolge oggi. Negli ultimi sei mesi della sua vita, ormai prossimo alla pensione, K ha iniziato una relazione con una donna, Silvia, con cui divide molto del suo tempo. Lara, abbandonata a sé stessa, cerca di sopravvivere in una convivenza fatta ormai di gesti meccanici e grandi silenzi. Fino al giorno in cui si ammala gravemente. Incapace di comunicare con K, si chiude nel proprio dolore, mentre suo marito, distratto com’è dalle sue cose e dall’amante, non è neanche in grado di rendersi conto di quello che sta passando. Lara decide di lasciare K, ma tutto precipita velocemente. Lara muore, Silvia lascia K e la sua vita prende all’improvviso una nuova direzione e un nuovo senso.
Per K inizia il tempo dei ricordi, dei sensi di colpa, della rabbia e dei ritorni. I fantasmi di Lara e di sua figlia sono presenze inquietanti nella casa ormai abitata solo da K.Le lettere di Lara che K troverà disseminate in casa, narrano la loro storia e lo mettono davanti alla fragilità dei suoi sentimenti e agli errori commessi nei confronti di sua moglie.
Il commento del regista
Bruno Bigoni oltre la regia si è occupato del soggetto e della sceneggiatura di Cinque stanze, che si presenta quindi come una pellicola autoriale.
L’autore a proposito della sua opera ha dichiarato:
Il senso di questo film non è rendere visibile l’invisibile, ma rendere visibile il visibile. Uno dei tanti quotidiani che affrontiamo tutti i giorni. Pregno di tanti sentimenti, d’incapacità e desideri mancati. La sua forma, la struttura che mette in campo è la chiave della narrazione filmica. Il tempo disintegrato, lo spazio che definisce le azioni, l’immaginario dei personaggi è analizzato e decifrato.
E ancora:
In Cinque stanze ho cercato una forma “musicale” fatta di tensioni e di corrispondenze che si sviluppano nel tempo. Una certa circolarità senza un apparente baricentro, senza un vero protagonista, con tanti punti di vista sullo stesso accadimento. Cerco di dire agli spettatori che nella vita tutto è confuso, che è giusto avere punti di vista diversi su ciò che ci accade.
Un lungometraggio quindi che richiama temi profondi e si interroga sullo stesso concetto di realtà, per chi fosse interessato all’approfondimento dell’opera, ecco qui disponibile la nostra intervista a Bruno Bigoni e la recensione dedicata.
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