Sick Of Myself, scritto, diretto e montato dal regista Kristoffer Borgli, arriva su MUBI. La pellicola ha ottenuto un ottimo successo a Cannes nella sezione ‘Un Certain Regard’. L’ennesima prova di coraggio per un’industria cinematografica, quella norvegese, sempre più abituata a regalare grandi film. Sick Of Myself di Kristoffer Borgli è una commedia spiazzante, tremendamente sincera e lucida. Dai produttori de ‘La Persona Peggiore Del Mondo‘.
Una splendida pellicola 35mm ritrae quell’inconfondibile tono freddo ma accogliente che la Norvegia sa regalare, il colore di un paese che sa bene come raccontare se stesso attraverso il proprio cinema, con idee semplici solo in apparenza. Di seguito, la recensione di Sick Of Myself.
Il peso degli sguardi
TRAMA – Signe e Thomas vivono una relazione malsana, in costante competizione tra loro. Il tutto si incrina ancora di più quando Thomas inizia ad affermarsi come artista contemporaneo, mentre Signe resta ferma alla sua banale routine da cameriera. In tutta risposta, quindi, si lancia in un disperato tentativo di attirare l’attenzione su di sé, anche a costo della sua stessa salute.
Nel cast, la già protagonista di Ninjababy Kristine Kujath Thorp (Signe), Eirik Sæther (Thomas), Fanny Vaager, Henrik Mestad, Andrea Bræin Hovig, Steinar Klouman Hallert, Fredrik Stenberg Ditlev-Simonsen, Sarah Francesca Brænne e Anders Danielsen Lie.
Fino a che punto possiamo spingerci?
In psicologia il narcisismo è una patologia complessa, fatta di sfumature sottili ma sostanziali. Se si fa riferimento ad una persona narcisista, si parla di qualcuno ossessionato da se stesso, vittima del proprio ego e capace di tutto pur di mostrarsi meraviglioso agli altri. È la descrizione di Thomas, artista contemporaneo con il vizio della cleptomania. In opposizione ad una personalità così distorta, Borgli, ci presenta Signe, i cui comportamenti, sempre in psicologia, si possono definire istrionici.
Istrionico è chi sviluppa un’ossessione verso di sé tale per cui qualsiasi comportamento, buono o cattivo che sia, è giustificabile affinché porti ad attirare e accentrare l’attenzione degli altri. Questa delucidazione è essenziale per capire il disequilibrio sociale e relazionale in cui vivono Signe e Thomas. La continua sfida che si crea tra loro e dentro di loro è grottesca e a tratti incomprensibile, ritratto di un dramma social tipico del terzo millennio. L’unico vero metaverso, quello dei social network e dell’identità digitale, è fondamentale nella vita di Signe che concentra tutte le forze nel far sembrare la sua vita, onesta ma banale, più interessante agli occhi di amici e conoscenti.
Kristine Kujath Thorp in Sick Of Myself (2022)
Diventare il mostro
Tutto questo porta Signe ad ‘ammalarsi di se stessa’, in una lenta e inesorabile escalation verso gli inferi della propria psiche. Lo spettatore resta a guardare, attonito, chiedendosi fin dove può spingersi la sua follia e, in un secondo momento, se è poi così impossibile che quello che sta vedendo possa succedere davvero. “Volevo che il film fosse ambientato nel mondo reale, in un ambiente sociale che ho avuto modo di vivere in prima persona ad Oslo. Tuttavia, quando la protagonista inizia a spingersi troppo in là, è come se diventasse surreale. Il pubblico è costretto a seguirla, passo dopo ogni – terribile – passo.” Commenta Borgli.
Signe si trasforma e con lei cambia la percezione di chi le sta attorno. I personaggi secondari sono burattini i cui fili dell’empatia e della razionalità sono pian piano spezzati dall’evolversi della situazione fisica e mentale della protagonista.
La lucidità e l’umorismo con cui Sick Of Myself guarda alla nostra società, mettendone a nudo le fragilità in modi a volte sottili e altri disturbanti, la rendono una commedia unica, irriverente, tossica e disfunzionale che sa essere anche un’illuminante parabola contemporanea permeata di temi attuali, poiché senza tempo. Sick Of Myself non insegna, piuttosto smaschera, e lo fa condendo la storia di lacrime e sangue.
“Nessuno ha il libero arbitrio, nessuno vuole essere uno psicopatico”
Una grottesca esasperazione
Sick Of Myself si prende gioco dello spettatore grazie a una scrittura e un montaggio sagaci. Borgli sfrutta le possibilità del linguaggio filmico per marcare le assurdità che ritrae. Lunghe inquadrature fisse spiano i litigi surreali di Signe e Thomas, veloci movimenti di camera rendono ancor più concitate le performance egocentriche dei protagonisti alle feste o alle cene, piani d’ascolto, talvolta esilaranti, fanno da feedback, da parte del mondo esterno, alle azioni di Signe e una serie di geniali flashback e cambi di piano temporale confondono consapevolmente lo spettatore, che non può a smettere di guardare.
L’esasperazione di Signe si riflette quindi nelle sequenza del film, nel ritmo, nella musica (dei Turns) e nelle scelte registiche, squisite. La prova offerta da Kristoffer Borgli, del quale si attende l’imminente Dream Scenario, prodotto da A24 e con Nicolas Cage, è meravigliosamente ispirata e frizzante, per un film, dunque, destinato a far parlare di sé.
eirik sæther e Kristine Kujath Thorp in Sick Of Myself (2022)
L’attualità d’altri tempi del cinema scandinavo
Da anni ormai stiamo assistendo ad una nuova Vague del cinema Norvegese, dall’exploit del meraviglioso The Worst Person in The World (la persona peggiore del mondo) di Joachim Trier, al divertente Ninjababy, le pellicole del freddo paese dei fiordi hanno saputo “scaldare” milioni di appassionati cinefili in tutto il mondo, con uno sguardo diverso sul cinema, un’idea radicata agli autori del passato che sposta l’attenzione dai multiversi fantastici al nostro piccolo, complicato, mondo.
Allargando lo sguardo, l’intero movimento cinematografico scandinavo, dalla Danimarca alla Svezia, senza ignorare le profonde differenze che esistono tra i vari paesi della regione, ha avuto di recente un successo grandissimo con pellicole capaci di prendere le dovute distanze dai grandi classici di Bergman o dal cinema estremo di Lars Von Trier, Nicolas Winding Refn e Thomas Vinterberg, reinventandosi coraggiosamente. Flee,Triangle Of Sadness o Pleasure sono solo alcuni esempi di una nuova linea autoriale sempre più centrale nella storia del cinema contemporaneo.
In anteprima una clip di Sick Of Myself
Presentato nella sezione Un Certain Regard all’ultimo festival di Cannes, Sick Of Myself occupa di prepotenza un posto d’onore nel panorama cinematografico scandinavo. Prodotto da Oslo Pictures, Garage Film International e Film i Väst e distribuito in Italia da Wanted Cinema.
Sick Of Myself (Syk Pike)
Anno: 2022
Durata: 97'
Distribuzione: Wanted Cinema
Genere: Commedia, Drammatico
Nazionalita: Norvegia
Regia: Kristoffer Borgli
Data di uscita: 05-October-2023
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