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‘Wilderness’ recensione dei primi episodi della serie

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Su Amazon Prime Video è disponibile dal 15 settembre Wilderness, la nuova serie con Jenna Coleman (Doctor Who, Captain America), Oliver Jackson-Cohen (The Lost Daughter) e Ashley Benson (Pretty Little Liars). La serie è creata da Marnie Dickens dal romanzo omonimo di B.E. Jones. Prodotta da Amazon Studios assieme alla Nomadic Pictures.

Il trailer della serie Wilderness

Tradimento in Voice Over

Nella voce fuori campo della protagonista, Liv Taylor fa un resoconto di cosa è stata la sua vita prima dell’incontro con Will. Portatrice di due maschere, apparentemente felice e accondiscendente verso tutti, ma con quel bisogno di ribellione e libertà a cui aspirano tutte le ragazze di periferia. Nel fuori campo continuativo la Coleman divide il racconto tra le dinamiche famigliari passate e la nuova vita con suo marito a New York. Liv ha questo viso acqua e sapone ma perennemente triste e sempre in procinto di far scattare quella molla che le faccia perdere definitivamente il controllo. Tutto ha a che fare col tradimento in Wilderness. Le stesse colpe del padre traditore, Liv teme che ricadano anche su di lei.

Sapendo bene, almeno nei primi venti minuti del primo episodio, che ciò non avverrà. Infatti Will e Liv sono il prototipo della coppietta felice. Lei con una certa tendenza patriarcale, ma qui abbastanza serena, ha seguito il marito, mettendo in cantiere la sua carriera da giornalista. Passando le giornate chiusa in casa, aspettando che il marito ritorni. Una delle dinamiche interessanti della serie è il concetto di colpa: Liv non vuole essere tradita.

Perché la colpa sarebbe ambivalente. La colpa del fresco maritino, certo, ma anche la sua. Di non avercela fatta, di aver riprodotto la tragedia che ha dovuto subire la madre, e il dover ammettere a sé stessa di aver fallito. La conseguenza è dover tornare nel suo paesino dell’hinterland britannico, e dover dar ragione alla madre. Si può parlare di tragedia proprio per come la Coleman riesca bene a trasmetterci un forte ed espanso elemento drammatico. Ci vuole abilità nel trasformare un classico plot del più comune cine panettone in una tragedia dostoevskij-iana, in cui insieme convivono pentimento e desiderio di vendetta.

Il thriller revenge

Di certo Netflix si dimostra molto più abile in questi thrilleroni che hanno dietro tutta una sottostruttura sentimentale. Ma Amazon cerca di fare a suo modo un’operazione interessante seppur abbastanza stratificata come narrazione. Mette in mezzo il tradimento di Will, nella prima volta perdonato e poi recidivo, in un percorso che serve a Liv per potenziare passo dopo passo la sua vendetta. In preda alla gelosia che man mano offusca la sua mente, la Coleman sogna di farla pagare al suo marito traditore seriale. E quasi ce la fa a buttarlo da una rupe.

Da qui in poi è una progettazione onirica di come lo ucciderà. In modalità splatter di notte nella tenda, o non aiutandolo a riemergere dopo essere caduto dalla canoa. Liv non si può dire che non faccia di tutto per perdonarlo; tenta di soffocare ogni sentimento di repulsione cercando di trovare qualche residuo di forma d’amore rimasta. Ma la serie è costituita in modo tale che Will abbia un’ennesima ricaduta di cui Liv è a conoscenza senza dire nulla. Meditando la sua lunga vendetta.

La serie Wilderness: un’altra donna

Il secondo episodio è quello più interessante. L’amante di Will fa il suo ingresso in questa baita in montagna dove sono i due coniugi per tentare di mettere insieme i cocci del loro matrimonio. La Benson interpreta perfettamente quasi lo stesso personaggio di Pretty Little Liars. Giunonica, acida e sessualmente elettrica. Tra le due si istaura un rapporto che inizia con un incontro/scontro. Entrambe sanno di essere rispettivamente l’amante e la moglie tradita. Cercano quindi di punzecchiarsi continuamente, mentre la Benson flirta abbastanza spudoratamente col marito. Quello che però la serie tenta di fare fin da subito è, se non farle diventare propriamente alleate, cercare una comprensione tutta femminile.

Entrambe si comprendono, unite dal fatto di essere come le persone e il mondo maschile le vede: un oggetto nel caso dell’amante, e un ripiego nel caso di Liv. La serie Wilderness si ricorda però di essere un revenge movie in 6 episodi e non una seduta psicanalitica alla Bergman tra marito, moglie e amante. Il finale sembra suggerirci la svolta fuori controllo di Liv accecata dalla gelosia e dall’incubo di condividere il marito con un’altra. Chi spinge giù la Coleman mentre la pioggia battente colora la notte? Will? L’amante Cara? O un passante incappucciato? Il tutto sembra far riconoscere Liv in una ragnatela che parte da un tradimento per poi sconfinare in base a quanto la protagonista riesca a gestire la sua rabbia incontrollata.

Wilderness è un thriller che si fa vedere, infarinato da un’eroina tradita verso la sua mutazione antieroica. Tradimenti e pulsioni improvvisi per una serie che promette caotici momenti di vendetta.

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