Killing è cattivo, un malvagio per eccellenza. E’ un criminale, forse il più criminale, un bandito che, nelle pagine di un fumetto fotografico, compie furti e delitti, e si delizia a infliggere sevizie e violenze su poveri malcapitati.
Killing è cattivo, un malvagio per eccellenza. E’ un criminale, forse il più criminale, un bandito che, nelle pagine di un fumetto fotografico, compie furti e delitti, e si delizia a infliggere sevizie e violenze su poveri malcapitati [che sono per lo più donne, e finiscono per lo più nude]. L’analisi condotta dal regista SS-Sunda è molto scrupolosa. Un documentario che in 73 minuti ricostruisce l’avventura [non solo] tipografica di Killing, creato da Rosario Borelli nel 1966, protagonista del fotoromanzo omonimo che per 62 numeri turbò le menti dei benpensanti con le sue storie [e le sue foto] troppo audaci e controcorrente, per la cultura di allora. Ed è proprio il modo di far cultura, degli anni 60/70 che SS-Sunda scandaglia attraverso la ricostruzione di un personaggio dimenticato, lavorando con molta abilità per strutturare un’inchiesta a due livelli: da appassionato della storia del fumetto, e da conoscitore della società italiana dell’epoca, per parlare di ghettizzazione di cultura e di informazione. Il documentario, totalmente indipendente, svolge in maniera sincera il suo ruolo didattico e si sta facendo spazio nei Festival di Genere, in Italia e all’estero.
Luca Ruocco
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