In Sala

Quell’idiota di nostro fratello

Paul Rudd, istrionico e comicamente demenziale, riesce a calarsi perfettamente nella parte, dando vita ad un personaggio allucinato e allucinante. Sebbene il protagonista riecheggi alcuni “ritardati” della saga di “American Pie” e la trama non sia né innovativa né credibile, i dialoghi sono simpatici e, a volte, persino divertenti

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Anno: 2011

Distribuzione: Videa

Durata: 90′

Genere: Commedia

Nazionalità: USA

Regia: Jesse Peretz

 

All’idiozia non c’è mai fine. Lo sa bene Jesse Peretz, regista del dimenticato e poco riuscito Il maggiordomo del castello, che torna dietro la macchina da presa per realizzare Quell’idiota di nostro fratello, una commedia comica e paradossale che ironizza sull’ingenua (?) stupidità di un uomo rimasto bambino.

Ned Rochlin è un bonaccione, un giovane uomo affetto dalla sindrome di Peter Pan che vive la sua vita alla giornata, senza malizia. Quando un poliziotto in uniforme si presenta al suo banchetto per comprare della droga, Ned lo serve come un comune cliente, e viene arrestato. Licenziato dalla fattoria in cui lavora e lasciato dalla sua storica ragazza, il giovane chiede aiuto ed ospitalità alle sue tre sorelle, sconvolgendo la vita di ognuna di loro.

Era difficile realizzare un film del genere senza (s)cadere inevitabilmente nel banale. Gli sceneggiatori David Schisgall ed Evgenia Peretz, però, non sono degli sprovveduti e costruiscono una vicenda eccentrica ed illogica intorno ad un personaggio tanto idiota da sfiorare la bizzarria. Paul Rudd, istrionico e comicamente demenziale, riesce a calarsi perfettamente nella parte, dando vita ad un personaggio allucinato e allucinante. Sebbene il protagonista riecheggi alcuni “ritardati” della saga di American Pie e la trama non sia né innovativa né credibile, i dialoghi sono simpatici e, a volte, persino divertenti. Gli ovvi contrasti tra normalità e demenzialità che caratterizzano i momenti chiave di tutti i  personaggi della storia, non fanno altro che mostrare le qualità attoriali del cast femminile, Elizabeth Banks e Zooey Deschanel su tutte. Stravaganti ed eccentriche, le donne che ruotano attorno a Paul indossano una maschera per ogni occasione, a differenza dell’uomo che, proprio come un bambino, dice sempre quello che pensa, senza peli sulla lingua. Ma se la verità ferisce più della lama di una spada, allora, Paul diviene esso stesso arma a doppio taglio della storia e, inevitabilmente, della pellicola. La vicenda scorre linearmente, dunque, senza colpi di scena né particolari innovazioni ma, almeno, riesce ad intrattenere lo spettatore per oltre un’ora.

Martina Calcabrini

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