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Un viaggio nel cinema indiano: i film da non perdere

Un approfondimento sul cinema indiano: la storia, l'evoluzione, le tendenze, i nomi più importanti

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L’industria del cinema indiano realizza più di mille film all’anno ed è il più grande produttore cinematografico del mondo. Da qui l’esigenza di approfondirne la nascita, i percorsi, i movimenti e gli autori.

Spesso ci si riferisce ad essa con il termine Bollywood, fusione di Bombay e Hollywood, anche se in realtà questo termine non comprende realmente l’intera produzione del cinema indiano, ma solo il cinema popolare in lingua hindi e talvolta in urdu. L’hindi è infatti la lingua più diffusa del paese, ma sono presenti centinaia di idiomi e dialetti differenti in base alle zone e regioni. La seconda industria per numero di film realizzati è infatti quella in lingua telugu, talvolta definita “Tollywood”. 

Albori

Il cinema arrivò in India nel 1896, quando i Fratelli Lumière inaugurarono un cinematografo all’hotel Watson di Bombay.

In breve tempo ci si rese conto del suo potenziale commerciale e negli anni successivi nacquero varie sale cinematografiche nelle maggiori città indiane, tra cui Madras, Bombay e  Calcutta.

1910 – 1920

Si considera comunemente Phalke come il padre del cinema indiano. Dopo aver assistito ad una proiezione di The Life of Christ (1906) del regista francese Guy-Blaché, Phalke realizzò film basati su personaggi mitologici e religiosi tipici del suo paese e nel 1913 realizzò Raja Harishchandra (1913), considerato il primo lungometraggio indiano e incentrato sulla vita del re Harishchandra. 

1930 – 1940

Negli anni successivi e in particolare tra gli anni ‘30 e ‘40, il cinema popolare indiano cominciò ad avere delle caratteristiche specifiche e si affermarono i cosiddetti masala movies. Il termine deriva dal “garam masala”, una mistura di varie spezie tipica della cucina indiana e pakistana dal sapore molto intenso. Questi film includono caratteristiche appartenenti a generi differenti, hanno una durata molto estesa e sono accomunati dalla presenza di canti e balli. 

Golden Age (1940 – 1960)

Il periodo tra gli anni ‘40 e ‘60 viene considerato come il periodo d’oro del cinema indiano. 

Durante questi anni realizzarono opere che aspiravano a un maggiore realismo e si distaccavano dal cinema più commerciale; si ispiravano a movimenti artistici provenienti dall’estero, in particolare al Neorealismo italiano. 

Tra gli autori più famosi di questa corrente ci furono i bengalesi Satyajit Ray, Ritwik Ghatak, e Bimal Roy.

Anni ‘70 – ‘80

Nel corso degli anni ‘70 la società indiana attraversò un periodo di grande disillusione e malcontento, a causa dell’aumento di situazioni di estrema povertà, disordini politici e corruzione. 

Il cinema stava affrontando un periodo di scarsa creatività; l’industria si risollevò grazie al duo di sceneggiatori Salim Khan e Javed Akhta. Si crearono storie che si avvicinavano maggiormente al genere poliziesco e d’azione, incentrate su situazioni di violenza e ingiustizia. 

Uno degli interpreti principali di questo periodo è l’attore Amitabh Bachchan, uno dei personaggi più influenti e di maggior successo del cinema indiano. 

Anni ‘80 – ‘90

Alla fine degli anni ‘80 ci fu una rinascita dei film musicali, che includono grandi storie romantiche e sentimentali. Il genere tornò alla ribalta soprattutto grazie a film come Disco Dancer (1982) di Babbar Subhash e Chandni (1989) diretto da Yash Chopra

Nel corso degli anni ‘90 continuarono comunque ad essere girati anche film polizieschi di grande successo, come Satya (1998) e Vaastav (1999), che lanciarono un genere noto come “Mumbai noir”, incentrato su situazioni e questioni sociali all’interno della città di Mumbai. 

Tra gli attori più famosi ad affermarsi in questo periodo ci furono Aamir Khan, Shah Rukh Khan, e Salman Khan, talvolta soprannominati “the three Khans”.

In seguito si sviluppò la tendenza di girare vari film all’estero, raccontando l’esperienza di indiani emigrati verso altri paesi, divisi tra la cultura e le tradizioni del paese di origine e quella della nazione in cui vivono, come accade in Dilwale Dulhaniya Le Jayenge (1995) e Pardes (1997).

Film da vedere

La trilogia di Apu (Satyajit Ray)

La trilogia di Apu si compone di tre film: Il lamento sul sentieroPather Panchali (1955), L’invitto – Aparajito (1957) e Il mondo di ApuApur Sansar (1959). 

Narrano l’infanzia, l’adolescenza e la maturità del protagonista Apu e sono basate sugli omonimi romanzi autobiografici dello scrittore bengalese Bibhutibhushan Bandopadhyay

Il lamento sul sentiero è il primo film di Satyajit Ray, uno dei registi più noti e apprezzati del cinema indiano. Le vicende sono ambientate in un remoto villaggio di campagna del Bengala, in cui Apu e la sua famiglia cercano di trovare un modo per sopravvivere alla povertà. 

È impossibile non essere coinvolti dalla grande delicatezza e poesia con cui la storia del protagonista viene narrata, ritrovandosi ad assistere alle sue prime delusioni e sofferenze e poi ai suoi cambiamenti e realizzazioni nel corso degli anni. 

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Madre India (Mehmoob Khan – 1957)

Madre India è un grande classico del cinema indiano e all’epoca fu uno tra i più costosi mai realizzati.  Si tratta del primo film indiano ad essere candidato agli Oscar come miglior film straniero.

La storia si apre con l’inaugurazione di un nuovo canale idrico in un villaggio rurale; all’evento è presente Radha (Nargis), considerata la madre del villaggio. Ha poi inizio un lungo flashback che racconta la difficile e complicata vita della donna, dal matrimonio fino alla vecchiaia. 

Madre India è un remake a colori del film Aurat (1940), realizzato dallo stesso regista. La pellicola è densa di riferimenti mitologici di tradizione induista e il personaggio di Radha rappresenta l’archetipo della donna forte, portatrice di alti valori morali e pronta a sacrificarsi. Le vicende raccontate divennero una metafora della situazione politica indiana, alludendo a un forte senso di nazionalismo e alla ricostruzione e sviluppo del paese dopo l’indipendenza dal colonialismo inglese del 1947. 

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La sala della musica (Satyajit Ray – 1958)

In questa opera Ray si sposta dalle ambientazioni modeste e rurali della trilogia di Apu per raccontare la storia di Biswambhar Roy (Chhabi Biswas), un aristocratico proprietario terriero degli anni Venti, ormai in rovina. 

Nonostante le difficoltà economiche, Roy ama organizzare eleganti feste e concerti privati nel suo palazzo con cantanti e ballerini. Si sforza costantemente di mantenere le apparenze, aggrappandosi all’antico prestigio della sua famiglia, incapace di accettare i mutamenti ed evoluzioni sociali.

Domina una grande atmosfera di decadenza e malinconia, che ci permette di percepire la solitudine di Roy e l’approssimarsi della fine della società a cui appartiene. 

Sholay (Ramesh Sippy – 1975)

I due protagonisti sono Veeru (Dharmendra) e Jaidev (Amitabh Bachchan), due ladri coraggiosi e arditi, che vengono ingaggiati da un ex poliziotto (Sanjeev Kumar) per dare la caccia al temuto bandito Gabbar Singh (Amjad Khan).

La storia è ambientata nei terreni isolati e rocciosi di Ramanagara (nello stato del Karnataka) e prende ispirazione da I sette samurai di Kurosawa e dalle atmosfere dei film di Sergio Leone

Sholay è un esempio di “Curry Western” (o Dacoit Western) e, come molti altri film indiani, racchiude elementi appartenenti a diversi generi, includendo anche momenti comici, romantici e musicali. 

Uno dei film più importanti e influenti del cinema indiano, quando uscì ebbe un enorme successo al botteghino, che si protrasse per più di cinque anni al cinema Minerva di Mumbai. 

Deewaar (Yash Chopra – 1975)

Deewaar è un film d’azione ambientato a Bombay. La trama riguarda Vijay (Amitabh Bachchan) e Ravi (Shashi Kapoor), due fratelli che per i tradimenti subiti dalla famiglia cercano di sopravvivere nei quartieri poveri della città, ai lati opposti della legge. 

Il termine deewaar significa “muro” e si riferisce alla barriera invisibile che nel corso della storia arriva a separare i due fratelli, inevitabilmente allontanati dalle circostanze e dal destino differente, in un’epoca di disordini politici. 

In questo film Amitabh Bachchan interpreta uno dei ruoli più celebrati della sua carriera e secondo il regista britannico Danny Boyle si tratta di una delle opere fondamentali del cinema indiano. 

Salaam Bombay!  (Mira Nair – 1988)

Salaam Bombay! è un film del 1988 diretto da Mira Nair. Fu il secondo film indiano ad essere candidato all’Oscar per il miglior film straniero e vinse la Caméra d’or come miglior opera prima alla quarantunesima edizione del Festival di Cannes

Dopo aver distrutto la moto del fratello maggiore, l’undicenne Krishna (Shafiq Syed) viene mandato a lavorare come aiutante per un circo itinerante, per guadagnare abbastanza denaro e per poter tornare a casa ripagando il danno fatto. Un giorno si allontana per svolgere una commissione, quando torna scopre che il resto del circo è partito senza di lui. Rimasto solo, cerca un modo per spostarsi verso la città più vicina, Bombay.

A questo punto si ritrova a vivere per strada, con altri ragazzini lasciati a se stessi, che, come lui, tentano di sopravvivere tramite piccoli furti o lavori saltuari. Si affeziona in particolare a Chillum, ragazzo più grande e tossicodipendente e a Sola Saal, una giovane che viene venduta a un bordello, ritenuta preziosa poiché ancora vergine. Nel frattempo, Krishna continua a nutrire la speranza di potersi ricongiungere alla sua famiglia.

Mira Nair prende ispirazione dai bambini che vivono per le strade di Bombay (ora Mumbai), a cui il film è dedicato. Tra gli altri suoi film più apprezzati ci sono Mississipi Masala (1991) e Monsoon Wedding – Matrimonio indiano (2001). 

Il coraggioso prenderà la sposa (Aditya Chopra – 1995) 

Il coraggioso prenderà la sposa è un film sentimentale i cui protagonisti, Raj (Shahrukh Khan) e Simran (Kajol), sono due giovani di origini indiane che vivono a Londra. Si incontrano durante un viaggio attraverso l’Europa, organizzato coi rispettivi gruppi di amici. 

Perdono entrambi il treno per Zurigo, ritrovandosi separati dal resto dei ragazzi e costretti a passare del tempo assieme. Nonostante le discussioni e incomprensioni iniziali, finiscono per innamorarsi profondamente l’uno dell’altra. Il padre di Simran l’ha già promessa in sposa al figlio di un suo amico d’infanzia e, terminato il viaggio, i due innamorati si separano.

La ragazza va in India col resto della famiglia per celebrare il matrimonio e Raj, incoraggiato dal padre, decide di recarsi a sua volta in Punjab per impedire lo svolgimento della cerimonia. Simran vorrebbe fuggire assieme a lui, ma Raj è determinato a farsi accettare dal padre di lei e a riceverne la benedizione. 

Si tratta del primo film diretto da Aditya Chopra, figlio del regista Yash Chopra. La pellicola contribuì a consolidare i due attori protagonisti, Shahrukh Khan e Kajol, come una delle coppie più apprezzate del cinema indiano. Hanno recitato assieme in sette film, tra cui Kuch Kuch Hota Hai (1998), Kabhi Khushi Kabhie Gham…(2001) e Il mio nome è Khan (2010).

Quando uscì, divenne il film indiano di maggiore successo di quell’anno e stabilì un record per settimane di proiezioni consecutive nei cinema di Mumbai. 

Fire (Deepa Mehta – 1996) 

Fire è il primo film della cosiddetta ‘trilogia degli elementi’, che comprende anche Earth (1998) e Water – Il coraggio di amare (2005).

Segue le vicende di una famiglia indiana che vive a Nuova Delhi. Due fratelli, Ashok e Jatin, sono sposati con Radha (Shabana Azmi) e Sita (Nandita Das). Le due cognate vivono nella stessa casa e si sentono entrambe infelici e intrappolate in matrimoni insoddisfacenti. 

Iniziano a cercare conforto nella compagnia reciproca, diventando amanti, all’insaputa del resto della famiglia. Il sentimento reciproco diventa sempre più forte finché le due donne si rendono conto di essere innamorate l’una dell’altra. La trama è liberamente basata sulla storia breve Lihaaf (1942) di Ismat Chugtai

Divenne uno dei primi film popolari indiani incentrati su un rapporto omosessuale e in particolare su una relazione tra due donne. Fu accompagnato da diverse critiche e controversie, venendo anche vietato in alcuni paesi di religione musulmana, come Pakistan e Malaysia. 

Il fuoco a cui fa riferimento il titolo allude sia alla passione che si accende tra le due protagoniste sia alla pira funeraria in cui si immolavano le vedove indiane fino ad alcuni decenni fa, secondo il rito della sati.

La maggior parte delle musiche sono composte da A.R. Rahman

Lagaan – C’era una volta in India (Ashutosh Gowariker – 2001)

Nel 1893 i contadini del piccolo villaggio di Champaner sono oppressi dalla siccità e dalle tasse sul raccolto imposte dal governo britannico. Decidono di recarsi all’acquartieramento inglese per chiedere di essere esentati dal pagamento per quell’anno. 

Notano che diversi ufficiali sono impegnati in una partita di cricket. Non conoscendo bene il gioco e trovandolo alquanto ridicolo, il giovane contadino Bhuvan (Aamir Khan) lo definisce un gioco infantile e stupido.

La richiesta degli agricoltori non viene approvata ma viene fatta loro un’offerta per provocarli: Andrew Russell (Paul Blackthorne), il comandante del reggimento inglese, li sfida a una partita di cricket contro la propria squadra, formata dagli ufficiali. 

Se dovessero vincere, sarebbero esentati dalla tassa per i tre anni consecutivi, ma se dovessero perdere, sarebbero obbligati a un pagamento triplicato. 

A causa del suo commento precedente, Bhuvan viene scelto come portavoce del gruppo degli indiani, ritrovandosi a dover scegliere da solo se accettare o meno la scommessa. 

Il ragazzo decide infine di acconsentire all’offerta, determinato a imparare il gioco e a battere gli inglesi. Non tutti gli abitanti del villaggio condividono il suo stesso entusiasmo: in molti lo accusano di aver attirato la sventura su di loro accettando la scommessa. Inizialmente Bhuvan fatica a formare una squadra ma grazie alla determinazione e al coraggio, riesce a convincere e motivare anche il resto degli agricoltori, con l’aiuto inaspettato della sorella di Russell (Rachel Shelley), che, ritenendo ingiusto il comportamento del fratello, decide di insegnare loro il gioco del cricket.

Fu candidato agli Oscar come miglior film straniero e all’epoca divenne uno dei film indiani più costosi mai realizzati. 

La colonna sonora è composta dal famoso musicista e compositore A.R. Rahman, vincitore degli Oscar per la miglior canzone e miglior colonna sonora per il film The Millionaire (2008) di Danny Boyle

Devdas ( Sanjay Leela Bhansali – 2002)

Devdas è la trasposizione cinematografica più recente dell’omonimo romanzo del 1917 di Sarat Chandra Chattopadhyay. Esistono varie versioni tra cui quella del 1936 di Pramathesh Barua e quella del 1955, diretta da Bimal Roy

La storia narra di Devdas Mukherjee (Shah Rukh Khan), un giovane avvocato che torna in India dopo essere stato lontano da casa molto tempo, per studiare a Londra. 

Il ragazzo ha intenzione di sposare Paro (Aishwarya Rai), una sua amica d’infanzia di cui è innamorato, ricambiato, da molti anni. 

Purtroppo la sua famiglia non approva il matrimonio, a causa delle umili origini della ragazza. Devdas non trova il coraggio di opporsi alle imposizioni dei suoi familiari e fuggire con Paro, la quale viene intanto promessa come sposa a un altro uomo. 

Egli decide allora di andarsene di casa, ma il dolore e la delusione per i suoi sogni infranti lo spingono a cercare consolazione nell’alcol e negli eccessi. Durante la sua inarrestabile spirale discendente, riceve le cure e l’affetto di Chandramukhi (Madhuri Dixit), una cortigiana che incontra in un bordello e che si innamora a sua volta di lui. 

La pellicola venne presentata fuori concorso alla 55a edizione del Festival di Cannes

Stelle sulla terra (Aamir Khan – 2007) 

Ishaan (Darsheel Safary), un bambino di otto anni, viene mandato dai genitori in un collegio per il suo scarso rendimento scolastico e le sue grandi difficoltà nell’applicarsi a scuola. 

Purtroppo i problemi di integrazione nel nuovo ambiente e la lontananza dal resto della famiglia lo fanno sprofondare nella tristezza e nell’apatia. 

Solamente un nuovo insegnante d’arte, Ram Shankar Nikumbh (Aamir Khan), sarà in grado di comprendere che gli impedimenti dipendono in realtà dalla dislessia. Il docente lo aiuterà quindi a potenziare le proprie qualità e abilità artistiche, cercando di fargli superare le difficoltà di apprendimento con metodi alternativi. 

Il film è diretto dal famoso attore Aamir Khan e si tratta del suo debutto alla regia. 

Quando uscì fu un grande successo sia di pubblico sia di critica e fu rilevante per la consapevolezza sulla dislessia e sui disturbi dell’apprendimento. 

Nel 2008 vinse il Filmfare Award per il miglior film.

Disponibile su YouTube

Lunchbox (Ritesh Batra – 2013)

A Mumbai ogni mattina un’efficiente rete di fattorini consegna sui luoghi di lavoro i cestini da pranzo preparati dalle mogli dei lavoratori. Un giorno, il pranzo cucinato dal Ila (Nimrat Kaur) per il marito viene consegnato per errore a Saajan (Irrfan Khan), uomo solitario e prossimo alla pensione.

Quando i due si rendono conto dell’accaduto, iniziano a scriversi bigliettini e lettere che si scambiano tramite il cestino da pranzo. Le loro conversazioni diventano sempre più significative e importanti l’uno per l’altra.

Viene reso al meglio il senso di solitudine che attanaglia e accomuna i due protagonisti, nonché il senso di alienazione che una città grande e caotica come Mumbai può comunicare. 

Il film è stato presentato al Toronto International Film Festival e alla Settimana Internazionale della Critica del Festival di Cannes, aggiudicandosi il Critics Week Viewers Choice Award.

Si tratta del primo lungometraggio del regista Ritesh Batra, che in seguito ha diretto anche L’altra metà della storia (2017), Le nostre anime di notte (2017) e Photograph (2019). 

Disponibile su Mubi 

RRR (S.S. Rajamouli – 2022) 

Nel 1920, durante l’Impero anglo-indiano, il governatore Scott Buxton e la moglie Catherine visitano una foresta vicino ad Adilabad, dove rapiscono brutalmente Malli, una bambina che appartiene alla tribù dei Gond. Il guardiano della tribù, il micidiale Komaram Bheem (N. T. Rama Rao Jr.), decide allora di recarsi a Delhi con l’obiettivo di salvarla. 

Il governatore e la moglie vengono a conoscenza del pericolo e incaricano A. Rama Raju (Ram Charan), un ambizioso ufficiale della polizia indiana, di fermare la minaccia e trovare Komaram. 

Il destino dei due uomini finisce per incrociarsi quando ancora nessuno dei due è a conoscenza della reale identità dell’altro. I due formano un legame di amicizia molto profondo, non potendo sospettare quanto il loro rapporto dovrà variare nel corso del tempo.

RRR è l’acronimo di “Rise, Roar, Revolt” (alzati, ruggisci, ribellati). I due personaggi principali sono liberamente ispirati a due rivoluzionari realmente esistiti, che furono impegnati nella lotta contro l’Impero Britannico.

In precedenza Rajamouli ha diretto altri due film di grande successo: Baahubali: The Beginning (2015) e Baahubali 2: The Conclusion (2017). 

Il film ha avuto un’ampia distribuzione e un’accoglienza positiva a livello internazionale; è stato infatti indicato tra i dieci migliori film dell’anno dal National Board of Review e ha ricevuto il Premio Oscar e il Golden Globe per la migliore canzone originale con Naatu Naatu.

Disponibile su Netflix

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