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Biennale del Cinema di Venezia

Holly: il potere mistico dell’adolescenza, tra egoismo e guarigione.

Presentato in concorso all’80° Festival di Venezia, il misterioso e magnetico film della regista belga Fien Troch, racconta il disadattamento degli adolescenti, la loro sensibilità e vulnerabilità attraverso la singolare storia della protagonista, Holly.

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Una ragazzina come tante Holly, adolescente graziosa ma insicura, talvolta bullizzata come ‘strega’: lo spettatore si chiede perché la chiamino così, fino alla scena in cui la ragazza telefona alla scuola superiore che frequenta dicendo che lei, quel giorno, non andrà a scuola, perché sente che accadrà qualcosa di tragico e brutto e dunque resterà a casa. E in effetti, quello stesso giorno, uno spaventoso incendio, in cui moriranno numerosi studenti, si abbatterà sulla scuola. Una delle poche registe donne in concorso a Venezia 80, Fien Troch (già vincitrice della sezione Orizzonti 73 con Home) propone con il film Holly, la storia di un’adolescente inquieta, che trova una sua dimensione nel dare sollievo agli altri con la voce, il sorriso e con il contatto, facendo la volontaria dopo la tragedia, ma che al tempo stesso finisce per approfittare un po’ della sua capacità di guarire e di fare piccoli miracoli.

I dilemmi sull’ autentico desiderio di fare del bene agli altri e gli interessi occasionali o più strutturati sono fra le chiavi di lettura del film.

Holly: tra misticismo e concretezza

Fra i vari personaggi inventati mentre pensava al suo nuovo film, quasi tutti scartati per vari motivi, Fien è rimasta fedele ad uno solo, quello di Holly (nel ruolo un’intensa e sofferente Cathalina Geeraerts al suo esordio), una ragazza molto normale a cui viene improvvisamente attribuito un talento speciale, in una comunità molto ricettiva a qualcosa di “sovrannaturale”, dopo il tragico evento dell’incendio a scuola e della morte degli studenti. Alla fine l’intero film è stato costruito intorno a lei.

Caratteristica di questa ragazza, capace di tranquillizzare gli animi inquieti, di ascoltare i genitori che hanno perso i figli dando loro serenità, di guarire la tristezza degli altri prendendola su sé, è che, pur evidenziando un lato mistico quasi involontario, come una dote, rimane pur sempre una adolescente, attratta dalle cose che piacciono alla sua età, collanine, braccialetti, giacche nuove… Così Holly inizia a prendere le offerte in denaro che la gente eroga per una sua parola, un suo gesto, un suo ‘consulto’: ma il destino rimescola le carte in un finale inatteso, che apre alla speranza.

“Come Holly, anche io sono molto ricettiva verso le emozioni degli altri – racconta la regista – a volte è un po’ fastidioso, perché quando entro in un posto, so subito chi è triste, e poi mi sento quasi obbligato a parlare con quella persona. Devo attrezzarmi consapevolmente contro questa tendenza, perché assorbo molta della tristezza del mondo. D’altronde questo mi ha sempre aiutato con i miei film, permettendomi di entrare facilmente nella mente dei miei personaggi. Holly è ambientato in una comunità che ha appena subito un forte trauma e che proietta inconsciamente sulla figura di Holly i propri bisogni e le proprie convinzioni. Credo che la dinamica di gruppo sia fondamentale in questo processo. Volevo dare vita a un’esperienza filmica schizofrenica, che si manifesta attraverso il ritmo della narrazione. Il film inizia lento per svilupparsi in un crescendo che culmina nel caos assoluto. Da una parte, il film è molto concreto, ma ci sono momenti in cui emergono degli elementi mistici e si comincia a mettere in dubbio il dono speciale di Holly.”

Esiste il vero altruismo? Cosa significa fare il bene?

Holly esce dal suo guscio di isolamento e tristezza grazie ad Anna (perfetta nella parte Greet Verstraete), una delle docenti della scuola che, vedendola insicura ed emarginata, invita la ragazza a far parte del suo gruppo di volontari che progetta distribuzione di cibo e vestiti per i bisognosi ma anche giornate della memoria con i genitori delle vittime per ricordare insieme alla collettività i ragazzi morti e consolarsi vicendevolmente.

Anna, che cerca disperatamente di restare incinta col suo compagno (il quale si colpevolizza per non aver potuto salvare più ragazzi, essendo preda di un blocco psicologico durante l’incendio) è affascinata dalla strana premonizione di Holly e arriva al punto da farsi toccare il ventre dopo la fecondazione in vitro. La sola presenza di Holly trasmette tranquillità, calore e speranza. Presto però tutti vogliono incontrarla e sentire l’energia catartica che emana da lei, chiedendo alla ragazza sempre di più. Sarà vero amore, vero altruismo o in parte un interesse reciproco?

“La carità e l’aiuto sono il punto centrale del film – conclude la regista – E la domanda ‘cosa ti interessa realmente?’ mi preoccupa in generale. Cosa significa fare del bene? E perché farlo? Penso anche molto a quello che posso fare io nella mia vita quotidiana per migliorare le cose e soprattutto a ciò che non faccio. Se vivi in ​​grandi città come Bruxelles, ti trovi spesso di fronte alla durezza della strada. Il personaggio di Anna, anche lei un’insegnante, guida un’organizzazione di volontariato e rappresenta i mei sentimenti contrastanti su quel tema. Lei è una reale benefattrice e da un lato ammiro molto le persone così ma d’altra parte sento subito il bisogno di interrogarmi sul perché lo fanno? Esiste davvero il vero altruismo? Inoltre, persone come Anna spesso adottano un atteggiamento piuttosto pedante, come se sapessero fare meglio le cose. Quella zona grigia mi interessa. Ho un enorme rispetto per le persone che sono socialmente impegnate e preferisco qualcuno che fa la cosa giusta affinché qualcun altro possa dormire meglio di notte rispetto a qualcuno che semplicemente non lo fa.”

 

 

  • Anno: 2023
  • Durata: 103'
  • Genere: Drammatico
  • Nazionalita: Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo, Francia
  • Regia: Fien Troch

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