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‘Hong Kong Express’ di Wong Kar-wai

Due vicende, un dramma romantico

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La terza opera del cineasta hongkonghese, Hong Kong Express, il cui titolo d’origine è Chungking Express, è una delle pellicole più significative del cinema orientale anni ’90. Diventato rapidamente un cult del cinema d’autore, il film di Kar-wai è prodotto dalla Jet Tone Production e distribuito internazionalmente dalla Miramax, che in quel periodo faceva conoscere al mondo Quentin Tarantino con Le Iene e Pulp Fiction. Tra gli interpreti principali, una delle dive del cinema cinese: Brigitte Lin. E Takeshi Kaneshiro, Tony Leung e Wang Fei. È disponibile su Amazon Prime Video.

 

IL TRAILER – HONG KONG EXPRESS

 

Un dramma romantico

 

A ben vedere Hong Kong Express si basa su due storie che terminano ed iniziano in un chiosco, la prima come raccordo alla seconda. Due vicende che hanno al centro le disavventure amorose di due poliziotti, l’agente 223 e l’agente 663. Uno giovane, l’altro più maturo, ma entrambi dilaniati dal ricordo della donna che amavano o credevano di amare. E tutti e due impantanati dalla nostalgia speranzosa del ritorno. La storia dell’agente 223 è a suo modo interessante per come Kar-wai riesce sempre a instillare in chi guarda la commistione dei generi in cui ambienta la sua Hong Kong. Una città malfamata, illegale, che si perde nell’oscurità, ma anche e in particolar modo persa nel cuore rotto del suo eroe romantico.

Pieno di dubbi, perplessità, angoscia di quel sentimento che non tornerà più. Una chimica estetica con cui il cineasta cinese cerca sempre, riuscendoci in toto, di creare un’opera che non è mai solo un dramma romantico, e mai una commedia. La capacità di Kar-wai sta proprio in quella sospensione della sua estetica. Capace di virare verso un pulp movie o rimanere nei binari del dramedy esistenzialista. Di fatti riusciamo a sbrogliare questa indecisione solo quando compare la seconda storia. E ciò perché finche rimaniamo nella prima tutto può invertirsi apparendo il suo contrario.

 

L’agente 223 si è lasciato il primo aprile con la sua May e crede che sia uno scherzo. Decidendo, inutilmente, di aspettare un mese, casomai, chissà, la ragazza voglia cambiare idea. Ogni giorno compra il frutto amato dalla sua amata, una scatola di ananas. Consuma intere confezioni quasi senza pensarci, sostituendo all’amore la tossicità del possesso.

Parlare con gli oggetti sarà una costante per i due eroi romantici, ed entrambi daranno al loro gesto un modo per discolparsi dalle proprie colpe o dai propri traumi; nel caso dell’agente 223, un modo per continuare ad esistere attraverso May e la sua ananas. Mentre la tristezza e l’alienazione del poliziotto si fanno sempre più intense, Kar-wai inserisce un personaggio che potrebbe essere tratto benissimo da un film di Tarantino. La donna dalla parrucca bionda è una spacciatrice, e come si vedrà nella mirabile scena dell’esecuzione, anche un sicario su commissione.

 

Due storie o un  MacGuffin del non rimanere soli?

Eppure, nel gioco di sguardi tra il ragazzo e la donna, seppur fugaci, Wong Kar-wai fa sì che si riconoscano come due anime perse. La donna per un colpo andato male, il ragazzo per il suo psicodramma interiore: condividono entrambi una mancanza e un vuoto. Tutta l’opera è contraddistinta da frequenti tagli discontinui in cui il tempo è composto e decomposto, sfumato e grandangolare. Ma la tessitura del racconto è a suo modo innovativa nell’uso che Kar-wai fa delle due storie. La prima infatti dell’agente 223 termina al chiosco, con il ragazzo che alla vista della ragazza che ci lavora, Faye, perde subito la speranza di provarci con lei.

Lo dice nell’intento di presentarci la seconda storia, quella principale del film. Un voice over che questa volta l’agente 223 usa come voce narrante di quello che Kar-wai ci mostrerà come storia centrale. Ed è talmente evidente l’intenzione di voltare pagina e scrittura, che la prima storia appare come una disconnessa partitura di un disegno più grande. 223 agisce e costituisce un perfetto MacGuffin. Perfettamente dentro il disturbo emotivo del topic del film. Terminale nella prima storia, quasi un prologo per la costruzione del secondo capitolo, il vero film a tutti gli effetti.

 

Anime nel fluire del tempo romantico

Kar-wai in una cosa è maestro indiscusso. Nell’uso del tempo. In una sua particolare personalizzazione del melodramma dove destino, fato, significati emotivi, attimi fuggenti non colti vengono sintetizzati nella fluida malleabilità del tempo. L’agente 663 sa bene che la sua hostess non tornerà; nega l’impossibilità di sapere la verità e la possibilità di un ritorno o della definitiva fine, impedendo a Faye di dargli la lettera dell’hostess.

Le note di California Dreamin’ dei  Mamas and Papas accompagnano la relazione tra l’agente e la ragazza pasticciona del fast food cinese. Che è vicina, lontana, corrispondente senza esserlo. Due anime nella Hong Kong realizzata senza alcuna idealizzazione da Kar-wai, che si disuniscono nei loro due mondi, quello della casa di 663 e del chiosco, luogo di lavoro della ragazza.

 

La donna invisibile, l’uomo perso nel ricordo

L’uomo è il sordo che non vuol sentire, e la donna l’insistenza dell’amore che non molla mai, anche quando constata il mondo di vetro dell’agente. Di certo Faye fa di tutto per farsi notare. Si introduce in casa sua, mette a posto il letto con l’intento di capire se l’ex si è rifatta viva, riempie l’acquario di pesci. Ma l’eroe romantico della seconda storia è ottuso, si stringe al cuscino confondendola con la sua hostess. È una poesia ermetica, Hong Kong Express.

Magica nell’avvicinarsi degli sguardi che si dividono senza volerlo fare davvero, fatale come la lo struggimento della separazione delle conoscenze troppo belle per essere vere. Così Kar-wai, nella ricerca epistolare tra l’agente 663 e Faye, della lettera e del fazzoletto bagnato del mancato appuntamento, separa e ricongiunge il tempo dei due futuri amanti nello spazio romantico discontinuo. La ragazza del chiosco è diventata un hostess inquadrando i desideri e il sogno di 663. Il completamente del mito romantico.

Hong Kong Express è una stupenda lettera all’amore e realizza il concetto delle relazioni di che ha Wong Kar- wai. Nessun amore ha la data di scadenza.

 

 

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