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Biennale del Cinema di Venezia

Magnifico, straziante, l’amore silenzioso visto da Stéphane Brizé

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Arrivata al suo penultimo giorno, la Mostra del cinema di Venezia ci regala “Hors-Saison” ultimo film di Stéphane Brizé, un melodramma sofisticato che mette una seria ipoteca sul Leone d’oro. Ambientato in una Bretagna grigia la cui monotonia viene amplificata dalla musica del compositore Vincent Delerm, il film racconta l’incontro fortuito di due vecchi amanti che non si erano ancora perdonati la fine del loro amore.

Mathieu, interpretato da un ottimo Guillaume Canet, è una star del cinema francese che in piena crisi, forse depresso, ha appena abbandonato una pièce, la sua prima esperienza con il teatro che doveva essere il culmine di una carriera già piena di successi; così decide di passare una settimana in uno stabilimento balneare per fare delle cure di Talassoterapia e recuperare le energie.

L’arrivo nell’hotel, frequentato prevalentemente da anziani sconvolge il paese non abituato alla presenza di persone celebri.

In questa fase del racconto Brizé è straordinario nel descrivere l’imbarazzo e l’inadeguatezza di Mathieu in ogni situazione che gli capita.

Alice, interpretata da Alba Rohrwacher, e probabile candidata alla Coppa Volpi insieme ad Emma Stone, è una musicista ed è stata la sua ragazza quindici anni prima quando Mathieu ancora agli esordi gli aveva spezzato il cuore.

Per aggrapparsi alla vita, Alice ha sposato il medico che aveva curato la sua depressione. Accontentandosi. Nonostante non sia mai stata in grado di realizzare ciò che desiderava nella vita professionale come in quella amorosa, Alice non porta rancore a nessuno, anzi la sua dolcezza è rimasta intatta chiudendo in un cassetto la tragedia delle sue rinunce.

Quando si sparge la notizia dell’arrivo dell’attore nel suo paesino Alice gli lascia un messaggio ed i due decideranno di incontrarsi.

Il loro incontro, fatto di passeggiate sul mare della Bretagna in un clima malinconico è animato da dialoghi sempre divertenti ma prevalentemente di silenzi e di sguardi; tutto il film vive del rimpianto, della nostalgia e della consapevolezza che tornare indietro non è possibile.

 

Un piccolo gioiello quello del regista francese, tra i pochissimi in grado di girare un film così delicato, intenso, commovente che lascia lo spettatore con un groppo in gola

 

Stéphane Brizé : “Avevo già realizzato diversi film che affrontavano i devastanti meccanismi finanziari delle multinazionali, quando è sopravvenuto il Covid. Quell’esperienza di isolamento ha obbligato tutti noi a “mettere in pausa” le attività. In quanto individui che esistono in gran parte attraverso la propria funzione sociale, probabilmente siamo stati tutti profondamente scossi dalla sconcertante precarietà dell’esistenza.

I miei personaggi riflettono quel momento di vertigine. Un uomo e una donna arrivano alla logica conclusione delle decisioni che hanno preso quando si sono separati quindici anni prima. Volevo soffermarmi sul momento in cui si rimugina sulle scelte mai fatte, o fatte in modo sbagliato, sugli incontri mancati o sprecati, sulle porte mai aperte, sugli appuntamenti mancati, sui momenti della vita in cui abbiamo deciso di imboccare una strada invece di un’altra. Domande segrete e ossessionanti che ci poniamo tutti, potenti o meno, conosciuti o sconosciuti, uomini e donne.

 

La distribuzione del film in Italia non è ancora stata confermata ma sarà affidata ad IWONDER probabilmente per marzo 2024.

La produttrice Sidonie Dumas, la sceneggiatrice Marie Drucker, il regista Stéphane Brizé, gli attori Guillaume Canet e Alba Rohrwacher il compositore Vincent Delerm sono stati protagonisti della conferenza stampa venerdì 8 settembre.

Moderatrice: ” Come è arrivato ad uscire dal mondo che ci ha raccontato negli ultimi film e di raccontarcene un altro introducendoci in altre atmosfere con un intimità che non avevamo visto

Stéphane Brizé: “Prima de “La legge del mercato” avevo fatto altri film che raccontavano la relazioni tra padri e figli e madri e figli.

il riferimento all’intimo, all’iper intimo l’avevo già trattata nei film precedenti quando ho fatto il film ” La legge del mercato “mi hanno fatto la stessa domanda al contrario ” perchè questo film politico ? . non sono la stessa persona, stesso uomo sono attraversato da correnti diversenel corso della mia vita  e vorrei la libertà di trattare argomenti diversi che sono il mio bisogno del momento.

Facendo film come “La legge del mercato“, “Una vita“, “In guerra“, “Un altro mondo” io ho fatto lo stesso percorso dei miei personaggi, quando scrivo sono al posto dei miei personaggi e durante questi film ho trattato qualcosa di molto brutale.

tutti i personaggi dei miei film hanno fatto una esperienza di disillusione che io ho vissuto in prima persona.

Alla fine di “Un altro mondo“c’era una forma di tristezza e disperazione ed una constatazione, durante la pandemia, durante il lockdown, quando tutto era in pausa, noi che siamo esseri che hanno bisogno di movimento, ci siamo dovuti arrestare.

ci siamo dovuti arrestare e tutti hanno dovuto fare una esperienza di introspezione molto dolorosa molto sofferente e credo che il film di oggi sia il riflesso di questo

qualcosa fuori stagione dove sono successe delle cose e si riflette su quello che abbiamo fatto bene e fatto male e si riparte”

Moderatrice: ” La disillusione dei personaggi è frutto di un tradimento che può essere amoroso ma anche di ideali  volevo che raccontasse il senso di abbandono dei suoi protagonisti”

Stéphane Brizé : ” Abbiamo costatato che i nostri personaggi facevano l’esperienza della disillusione il mio è un film dopo il momento di vertigine ”

Moderatrice: “Una domanda a Guillaume Canet ..che reazione hai avuto all’idea che il tuo personaggio sarebbe stato un attore? cosa ti ha permesso di esprimere il tuo personaggio?”

Guillaume Canet: ” Penso che anzitutto ci sia la qualità della sceneggiatura che mi permette di interpretare un personaggio come il mio.

Con Stéphane Brizé leggiamo una sceneggiatura e poi va dimenticata perchè andiamo sul set e lui ha un modo molto particolare di dirigere. Quello che ho trovato seducente è che quest’uomo deve sembrare sempre felice anche se è in un periodo della sua vita in cui il dubbio regna sovrano ma lui deve sempre fare finta.

Deve fare finta mentre gli chiedono un autografo, fare finta mentre gli chiedono un selfie.

Si è fatto una corazza nel tempo per proteggersi ed è in questo momento che ha capito che deve smettere di fare finta, ed accettare i propri dubbi le proprie fragilità.

Alba Rohrwacher: “Ho incontrato Stéphane a Parigi e mi ha parlato della storia e del suo modo di lavorare così speciale per me. Ho letto la sceneggiatura sull’aereo, tornando a Roma, e già da quelle pagine ricordo un senso di appartenenza a questa storia ed al modo di guardare i personaggi con cui Stéphane la raccontava. Durante questo viaggio mi sono ritrovata a ridere e piangere, leggendo, in mezzo a persone sconosciute di un aeroplano che mi guardavano desiderose di leggere quello che io stavo leggendo. Questo sentimento così forte è stato il primo motivo per cui desideravo appartenere a questa storia. Dopo un giorno di lavoro con Stéphane a Roma ero terrorizzata che il mio francese potesse essere un limite ma tutte le mie paure sono svanite perchè ho sentito che ero nelle mani di qualcuno che sapeva reggermi.Questo quando succede nel mio mestiere è miracoloso perchè è il motivo per cui ho scelto di fare questo mestiere, ovvero affidarmi a qualcuno, donarmi a qualcuno perchè sono sicura che quello che ho da offrire sarà ben tenuto. Stéphane cerca una verità nei suoi film che è una cosa difficile e richiede concentrazione e fiducia e mi sono resa nel film quindi quello che ho provato leggendo la sceneggiatura l’ho provato nuovamente in modo diverso guardando il film

 

di Nicolas Deroussin

 

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