Tra i migliori cortometraggi visti in concorso in questa Ottantesima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, c’è l’italiano Dive di Aldo Iuliano, regista con una pluripremiata carriera nel cinema breve, proprio di recente passato anche al lungometraggio con Space Monkeys (2022).
Dive è ambientato in un imprecisato scenario di guerra, su una spiaggia apparentemente deserta, che evoca quelle di Mykolaiv e Odessa, dove due giovani ragazzi, evocativamente nominati Roman e Julia, cercano di vivere una desiderata, impossibile, disperata normalità. La loro tenerezza, il piacere di scoprirsi e ballare sulle note di una canzone, in uno scenario idillico, è il contrappunto pieno di vita alla morte disseminata sulla spiaggia, il cui limite di accesso è segnato dalle mine sotto la sabbia.
Il corto sarà proiettato oggi al festival di cortometraggi Corti in Opera.
Novelli Romeo e Giulietta, i due ragazzi non vogliono essere separati dalla felicità e, tuffandosi nel mare, nell’abbraccio dell’acqua, dimenticano la paura, muovendosi insieme fuori dal tempo e dalla gravità. Ma l’orizzonte cupo della guerra, con le sue sonorità angoscianti, irrompe implacabile.
Dive è un film quasi del tutto muto, una danza di immagini, musiche e suoni. Prodigiosamente fotografato con luce luminosissima da Daniele Ciprì, trova il suo culmine nei corpi che si tuffano nel mare in un inno alla vita e alla bellezza.
Senza usare parole, la regia visionaria di Aldo Iuliano accosta frammenti di un discorso amoroso all’anatomia della distruttività umana, in un apologo senza tempo, che dialoga tra natura e guerra, vita e morte, attraverso affascinanti passaggi cromatici e sonori che sovrastano la forma del racconto.