In Sala

Paura

Marco e Antonio Manetti affrontano l’horror con una sorta di slasher movie immerso in atmosfere da favola dark, con sprazzi di torture porn e un’ombra di umorismo romano: “Paura” è un’operazione riuscita, con nulla da invidiare a prodotti stranieri rientranti nello stesso genere

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Anno: 2012

Distribuzione: Medusa 

Durata: 108′

Genere:  Horror

Nazionalità: Italia

Regia: Marco Manetti/Antonio Manetti 

L’horror italiano, almeno ciò che ne è rimasto oggi, affronta il sistema di visione 3-D. Infatti, in attesa di vedere la nuova opera firmata Dario Argento (la sua personale versione di Dracula in tre dimensioni), qualcun altro si è preso la briga di tentare il primato nelle sale, anche se, in realtà, aveva già provveduto il poco conosciuto Parking lot di Francesco Gasperoni.

Stiamo parlando dei Manetti Bros., pionieri del nuovo cinema di genere, che approdano nei cinema con quello che, in fase di lavorazione, s’intitolava La stanza dell’orco.

È la storia di un terzetto di amici, Ale (Domenico Diele), Simone (Lorenzo Pedrotti) e Marco (Claudio Di Biagio), i quali entrano in possesso delle chiavi della lussuosa villa fuori città del marchese Lanzi (Peppe Servillo), cliente dell’officina dove lavora il primo, che pare si dovrà assentare per tutto il fine settimana.

Un’occasione unica per i tre, intenti a trascorrere il week-end nella grande abitazione, senza immaginare, però, che un terrificante segreto sia nascosto nella cantina.

Quindi, dopo aver goduto del successo ottenuto dal ultimo fantascientifico – e, in verità, mediocre – L’arrivo di Wang, Marco e Antonio Manetti affrontano l’horror con una sorta di slasher movie immerso in atmosfere da favola dark, con sprazzi di torture porn e un’ombra di umorismo romano.

Una miscela che, a parole, non invita certo a pensare al meglio, ma che, a conti fatti, riesce nell’impresa di soddisfare lo spettatore esigente in materia; permettendoci tranquillamente di affermare che Paura sia un’operazione riuscita, con nulla da invidiare a prodotti stranieri rientranti nello stesso genere.

Un’opera che gode di una prima parte notevole, con la costruzione dei suoi protagonisti e il crescendo a suon di eventi raccapriccianti ben resi; certo, verso il secondo tempo, ovvero la fase più horror e sanguinolenta, qualche neo c’è, soprattutto per quanto riguarda lo script, a firma degli registi stessi insieme a Giampiero Rigosi e Michele Cogo, ma, in tutta sincerità, nel complesso il tutto funziona.

Con poco ma sufficiente spazio concesso al lato granguignolesco, comparsate che i cultori del genere apprezzeranno (un cameo per lo sceneggiatore Antonio Tentori) e attori in parte; dal trio di giovani protagonisti al maturo Servillo, fino ad una nudissima Francesca Cuttica.

Ci sarebbe da ridire soltanto per quanto riguarda piccoli difetti relativi al 3D, senza cui, oltretutto, il film funzionerebbe tranquillamente, avvicinandosi ancora di più al look di un buon moderno horror tutto italiano che, comunque, si riallaccia alla vecchia scuola nostrana, complice il citazionismo sfrenato. Volontario o involontario che sia.

Mirko Lomuscio

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