‘Il confine verde’ e l’orrore dell’Europa contemporanea
«Abbiamo realizzato delle cose terribili in quelle zone». Il racconto feroce e straziante dell'epopea dei profughi che tentano di attraversare il confine tra Bielorussia e Polonia. 'Il confine verde' è un film umanissimo che arriva come un'urgenza, contro i potenti, contro coloro che non vogliono vedere
Dall’8 febbraio è disponibile in sala Il confine verde distribuito da Movies Inspired.
Il confine verde (Zielona Granica nella versione originale) di Agnieszka Holland, diretto insieme a Kamila Tarabura e Katarzyna Warzecha.
Risulta difficile immaginare una pellicola più rappresentativa del cinema come impegno politico, straordinario e potente mezzo divulgativo e creativo per raccontare la realtà. Il lungometraggio segue pedissequamente l’epopea degli immigrati/profughi vessati sul confine tra Bielorussia e Polonia, nel tentativo di diventare rifugiati politici o approdare altrove.
L’umanità peggiore del mondo è ben rappresentata e il lungometraggio dai toni grigi non lascia la presa fino alla fine, che tuttavia non è ancora finita. Brilla il cast corale composta da Jalal Altawil, Maja Ostaszewska, Tomasz Włosok, Behi Djanati Atai, Mohamad Al Rashi, Dalia Naous e tanti altri.
Il film è stato girato a pochi chilometri dalla zona riservata, quella a cui non ha accesso nessuno, tranne le milizie polacche incaricate di controllare la frontiera. Prodotto da Metro Films, Marlene Film Production, Blick Productions, Beluga Tree, Astute Films, dFlights sp. z o.o. e Saudade Film. Distribuito da Film Boutique e in Italia da Movie Inspired.
Il confine verde | La sinossi ufficiale
Nelle insidiose foreste paludose che costituiscono il cosiddetto “confine verde” tra Bielorussia e Polonia, i rifugiati provenienti dal Medio Oriente e dall’Africa che cercano di raggiungere l’Unione Europea si trovano intrappolati in una crisi geopolitica cinicamente architettata dal dittatore bielorusso Aljaksandr Lukašėnko. Nel tentativo di provocare l’Europa, i rifugiati sono attirati al confine dalla propaganda che promette un facile passaggio verso l’UE. Pedine di questa guerra sommersa, le vite di Julia, un’attivista di recente formazione che ha rinunciato a una confortevole esistenza, di Jan, una giovane guardia di frontiera, e di una famiglia siriana si intrecciano. A distanza di trent’anni da Europa Europa, il nuovo toccante lungometraggio di Agnieszka Holland, Zielona Granica, ci apre gli occhi, parla al cuore e ci sfida a riflettere sulle scelte morali che ogni giorno persone comuni si trovano ad affrontare.
Il volto dell’Europa contemporanea
Nella sequenza iniziale, la cinepresa è come l’occhio di un’aquila che scorre su una foresta verde e rigogliosa. Nel giro di pochi secondi, il colore lascia spazio ad un grigio che perdurerà per l’intera durata del film.
A 33 anni di distanza da Europa-Europa, in cui si narra la vicenda di un ragazzo ebreo che si arruola nell’esercito tedesco, la regista polacca torna con una storia impossibile da dimenticare. E non solo per il tema affrontato, attuale, drammatico, coinvolgente, ma soprattutto per il modo con cui lo fa. Il confine verde è un film epico e intimistico allo stesso tempo. La divisione in capitoli consente di accedere ai diversi punti di vista da cui si racconta la storia, con la cinepresa che si incunea tra corpi e espressioni di coloro che abitano quotidianemente questo inferno. Tuttavia, la pellicola ha aspetto e anima che si elevano al di sopra dei singoli episodi con una narrazione quasi titanica, che colpisce per ciò che realmente si sta consumando in quei luoghi, adesso.
Un film che fa appello alla responsabilità individuale, sociale e come europei.
L’Europa sta perdendo le proprie convinzioni ed è preoccupata di fuoriuscire dalla comfort zone, afferma Holland in conferenza stampa per la prima a Venezia.
Rifugiati, attivisti e guardie di frontiera sono solo alcune delle persone più esposte in questa urgente crisi umanitaria. La pellicola è un colpo da maestro di una regista che lascia il segno.
Dove siamo oggi
Il confine verde mostra cosa accade ai rifugiati che tentano la loro fuga verso la libertà. Il governo bielorusso attira persone disperate dalle zone di guerra in Africa e Medio Oriente con la promessa di inviarli in Polonia o meglio in Europa, per una vita migliore. Per i membri del partito polacco Straż Graniczna e per la stampa si tratta di “turisti.”
Bashir e la sua famiglia finiscono in questo gioco al massacro, la guardia Jan deve intervenire affinché non raggiungano la loro destinazione. Le forze dell’ordine bielorusse conducono i profughi verso il filo spinato che li separa dall’Europa, ma quelle polacche li rispediscono violentemente indietro. Questo succede di continuo, per sempre, a meno che non si muoia prima.
Dal 2021 la Polonia ha introdotto lì un’area riservata, dove sono sospese tutte le leggi vigenti in materia di emigrazione. La stampa non vi ha accesso, gli attivisti rischiano di finire in carcere se si accingono ad attraversarla. Le ambulanze tardano o devono essere scortate dalle guardie. Poiché una volta terminate le cure necessarie, i rifugiati saranno rispediti al confine con la Bielorussia. Quando si parla di linea di demarcazione si intende la foresta, senza cibo, acqua o con temperature bassissime, senza considerare i pericoli che si annidano in un posto simile.
Il personaggio di Julia
Ruolo e performance di maggiore impatto per lo spettatore è quello di Julia interpretata magistralmente da Maja Ostaszewska. Si tratta di una psichiatra che si unisce alla schiera degli attivisti polacchi. Come affermato dall’attrice in conferenza stampa, il suo personaggio porta l’audience direttamente dentro un dilemma morale.
Cosa faresti se una di queste persone disperate bussasse alla tua porta?
Julia è la voce della coscienza, il richiamo della collettività o l’ultimo bagliore dei frastuoni europei. Parliamo dell’interpretazione più vicina alla prospettiva della regista, perché incarna ciò che l’Europa dovrebbe essere o fare. Il continente è un miraggio e un rifugio nella mente di chi vi approda, ma ne Il confine verde rappresenta soltanto uno sguardo oltre il filo spinato, un passo indietro rispetto al burrone, un salto in un altro universo di disperazione.
Queste considerazioni travalicano la storia raccontata dalla Holland e si estendono ai morti nel Mediterraneo.
Il confine verdeè un’esortazione a cambiare le cose
Il film della Holland fa appello ai suoi connazionali per riprendere in mano la situazione e porre fine al massacro. La pellicola è, chiaramente, invisa al governo polacco. Se si è disposti a guardarlo davvero, il lungometraggio parlerà ed emozionerà, rimandando analisi più tecniche sulle pecche narrative velate sotto la coltre di un racconto necessario.
Nazionalita: Polonia, Belgio, Repubblica Ceca, Francia
Regia: Agnieszka Holland
Data di uscita: 08-February-2024
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