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Middle East Now

Con ‘Bye Bye Tibériade’ la Palestina sconfigge l’oblio

La giovane regista Lina Soualem, figlia della grande attrice palestinese Hiam Abbass, racconta, in un docu-film la storia delle donne della sua famiglia, dalla bisnonna a lei stessa, con straordinarie immagini d'archivio di una Palestina che sta scomparendo.

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Sono entrambe in sala, visibilmente emozionate, durante la proiezione: Lina Soualem, la giovane e bella regista franco-palestinese-algerina (prima donna della sua famiglia ad essere nata in Francia), che ha scritto e diretto Bye Bye Tibériade, il bellissimo docu-film presentato come evento speciale alle Giornate degli Autori di Venezia 80, figlia dell’attrice palestinese Hiam Abbass, e la madre attrice, una delle protagoniste del film nel ruolo di se stessa.

Con il suo primo documentario Leur Algeria presentato in numerosi Festival nel 2020 ed uscito nelle sale nel 2021 -Lina Soualem, che prende il cognome dal padre, l’attore algerino Zinedine Soualem,  fa i conti con l’eredità culturale paterna e dei nonni algerini,  giunti oltre sessant’anni fa dall’Algeria a Thiers, una cittadina medievale della Francia.

Con il toccante ed ispirato Bye Bye Tibériade, l’autrice ripercorre invece le tracce della storia familiare dal ramo materno, in Palestina.

È difficile condividere col mondo intero i segreti di famiglia

Veder scorrere sul grande schermo di una sala veneziana piena di persone, e condividere con loro, nel momento della proiezione, la propria storia di famiglia, che ripercorre anche la storia di un Paese intero, è un’emozione enorme per queste due artiste, che lascia scorrere lacrime e trapelare emozioni forti non solo sui loro volti ma su quelli di tutti i presenti in sala.

“Avevo un po’ paura di questo momento – racconta Hiam – perché anche se mia figlia ha fatto un bellissimo lavoro, è difficile donare al mondo intero i segreti di famiglia. Per me è una situazione complicata, di solito mi trovo ad interpretare storie scritte da altri e che non mi riguardano, invece oggi sono qui a Venezia con mia figlia che scava nella nostra storia e porta alla luce tanti ricordi. A volte le memorie possono essere dure e dolorose, specialmente in quella parte del mondo da cui vengo ed a cui io appartengo con tutto il mio cuore ed il mio sangue: ovunque io vada appartengo a questa storia”.

Il film inizia e termina con le immagini di un viaggio verso il Lago di Tiberiade, il primo di Lina bambina con la famiglia per fare il bagno nel lago durante le vacanze estive, l’ultimo di madre e figlia per riflettere insieme sui cambiamenti che hanno sconvolto una Palestina che ormai non esiste più.

Bye Bye Tibériade: addio al lago e al Paese di un tempo

Guardando i tanti filmati girati dal padre durante le vacanze, trascorse fin da piccolissima nel paesino dove la famiglia fu accolta dopo l’esilio, Deir Hanna, a pochi chilometri dal lago di Tiberiade, Lina faceva domande, nel corso degli anni, sulla storia dei suoi nonni e dei suoi antenati ma sempre le veniva risposto con una citazione che suona più o meno così: “non riaprire le ferite del passato”. Ma lei, testarda, sapeva che un giorno avrebbe saputo e testimoniato.

L’affresco familiare delineato da Lina parte dunque dalla storia della sua bisnonna, Um Ali, che visse felicemente per molti anni nella città di Tiberiade, finché la sua vita non venne travolta dalla guerra del 1948. Fu costretta allora a lasciare la propria casa e ad errare per le strade fino al confine del Libano, ed una delle figlie e zia di Lina rimase per sempre in un campo profughi vicino alla Siria (dopo molti anni si sarebbe incontrata on Hiam). Gli altri ritornarono indietro e si stabilirono a Deir Hanna, dato che Tiberiade era ormai occupata.

Una preziosa identità femminile, sospesa fra due mondi

Fra gli otto figli di Um Ali, che faceva la sarta, c’era la nonna di Lina, Nemat, che era portata per lo studio fin da piccola e, nonostante la povertà, divenne maestra elementare: fra i suoi dieci figli ci sarà Hiam, la mamma di Lina, uno spirito indomito e ribelle che non si assoggetta alla sorte delle sue sorelle (sposarsi e rimanere per sempre nel villaggio) ma a vent’anni sfida le tradizioni familiari, lascia il suo villaggio natale in Palestina per seguire il sogno di fare l’attrice in Europa lasciandosi alle spalle la madre, la nonna e  le sette sorelle. Tornerà solo molti anni dopo dalla famiglia di origine, per far conoscere la piccola Lina alla madre, che l’accolse come nulla fosse, senza mai parlare della sua fuga e dell’esilio.

Trent’anni dopo, Lina è cresciuta, è una regista e torna con Hiam al villaggio natale, interrogandosi per la prima volta sulle scelte coraggiose della madre, sul suo esilio e sul modo in cui le donne della famiglia hanno influenzato la sua vita. In particolare Lina, parte della quarta generazione, cerca il suo posto all’interno di questa sequenza familiare al femminile, cerca un’identità fra due mondi.

«Non apparteniamo a un luogo – afferma la regista – apparteniamo alla storia di quel luogo. Nel film incarno la quarta generazione di donne presenti sullo schermo, la prima a essere nata fuori dalla Palestina. Porto con me la memoria delle donne della mia famiglia e la storia di un esilio e di un’espropriazione. Raccontando la loro storia, rivendico il patrimonio personale, storico e visivo che ho ereditato. Metto in discussione i retaggi, li affronto e li intreccio insieme per rispondere a una domanda che mi perseguita: come fa una donna a trovare il suo posto quando sta tra due mondi? Realizzando questo film, seguo lo stesso percorso delle donne della mia famiglia. Trasmettere la nostra storia è sempre stato fondamentale. Con le nostre parole, combattiamo l’oblio. Ecco perché sento il costante bisogno di condividere queste vicende. Rielaborando la storia della mia famiglia, non solo spero di recuperare la mia eredità, ma anche di cogliere e conservare le immagini di un mondo che sta rapidamente scomparendo. Immagini che sono la prova di un’esistenza negata».

La missione di ‘Bye bye Tyberiade’: trasmettere la storia per combattere l’oblio

Con grande sensibilità, talento e occhio cinematografico, attraverso l’utilizzo di rarissimi filmati d’epoca (privati e pubblici), materiali d’archivio, poesie recitate da Hiam (alcune anche scritte da lei adolescente), fotografie di famiglia attaccate alle pareti per ricostruire il suo albero genealogico, Lina Soualem indaga e ricostruisce, ricuce legami familiari e crea connessioni, inserendo nel contesto di appartenenza ogni donna della famiglia, evidenziandone il coraggio e l’umanità, cercando di conservare immagini di un’eredità, individuale e collettiva, che si va lentamente  perdendo, ma che è possibile mantenere grazie alla forza dei legami, nonostante l’esilio, l’espropriazione e il dolore.

“Creare una storia di famiglia – ha concluso Lina – ha comportato un lungo processo di ricerca, ho cercato la storia di ricordi dispersi e di un paese che è svanito nel tempo, è stato come scoprire un tesoro poterlo ricomporre e anche ritrovare le immagini girate da mio padre: queste immagini sono come una prova dell’esistenza del nostro Paese, un immaginario dove possiamo essere chi siamo, anche se la memoria è legata all’idea del dolore, poiché la storia aveva anche lo scopo di inserirmi e trovare il mio posto in famiglia. Ho deciso in un secondo momento di inserire la mia voce fuori campo e questo ha creato una sorta di paesaggio all’interno del quale anche io posso ‘esistere’ ed inserirmi più chiaramente”.

Bye Bye Tibériade,  che si avvale delle musiche di Amine Bouhafa per la colonna sonora, è prodotto dalla società francese Beall Productions, in coproduzione con le belghe Altitude 100 Production e Versus Productions, e la palestinese Philistine Films.

Lina Soualem è una regista e attrice franco-palestinese-algerina nata a Parigi, la città dove vive. Dopo aver studiato Storia e Scienze politiche all’Università La Sorbona, ha iniziato a lavorare come programmer per l’International Human Rights Film Festival di Buenos Aires. Nel 2020 ha diretto il suo primo documentario, Their Algeria, presentato a Visions du Réel a Nyon. Il film ha ricevuto numerosi premi. Soualem ha recitato in tre lungometraggi diretti da Hafsia Herzi, Hiam Abbass e Rayhana. Attualmente è autrice di film di finzione, documentari e serie televisive. Recentemente ha lavorato nella serie Oussekine nel team degli sceneggiatori e come ricercatrice.

  • Anno: 2023
  • Durata: 82'
  • Genere: Documentario
  • Nazionalita: Francia, Palestina, Belgio, Qatar
  • Regia: Lina Soualem

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