Presentato fuori concorso all’80esima edizione della mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, Vivants è il nuovo film di Alix Delaporte.
Rimanere in vita, come il titolo stesso suggerisce, è quello che cercheranno di fare i protagonisti del film francese.
La trama di Vivants
Gabrielle è appena entrata a far parte di un prestigioso network di informazione. In assenza di un’adeguata formazione, deve dimostrare di essere all’altezza e trovare il proprio posto all’interno di un gruppo di inviati speciali di grande esperienza. Nel vivo dell’azione, imparerà il linguaggio e il codice di questi reporter, sempre appassionati, spesso divertenti e talvolta segnati dalla vita e dalla loro professione. E poi c’è Vincent, il caporedattore del programma, che non può fare a meno di sfidare… (Fonte: La Biennale)
La recensione di Vivants
Niente di nuovo nel cinema occidentale con Vivants che si limita a portare a casa, con discreta sufficienza, il classico compitino di narrare e sviluppare una vicenda con alcuni elementi onnipresenti.
Il punto di partenza sarebbe interessante, ma non viene sviluppato nella giusta direzione, limitando la storia a concentrarsi sul macro invece che sul micro.
Un’ottima e giovane protagonista (Alice Isaaz), affiancata dal più noto e rodato Roschdy Zem, dà vita a un personaggio nel quale chiunque può identificarsi. Gabrielle non è solo una reporter, è una giovane con le idee chiare, energia e tanta voglia di fare e dimostrare al mondo quanto vale.
Ma rimane circoscritta al piccolo e delimitato ambito mostrato nel film. Non si scava nella sua personalità e non si comprende il motivo di alcune sue scelte e decisioni (così come per gli altri protagonisti). Privi di un background che possa collocare i vari personaggi all’interno di uno scenario più verosimile, il film perde parte del suo fascino.
Cercare il particolare, la novità
A poco, quindi, valgono alcune astute scelte registiche appositamente pensate per dare un valore e un prestigio maggiore al film. Tra queste la decisione di presentarci Gabrielle inizialmente come assoluta protagonista e padrona della scena e dopo come una comparsa. Prima è attenta a ogni singolo dettaglio, tanto da riuscire a schivare in tempo il colpo involontario che poteva sferrargli un vicino. E poi, soltanto alla fine, appare come una particolarità nella folla, inquadrata da Vincent. Quindi fin dalla prima inquadratura è facile comprendere il motivo per cui una come Gabrielle deve obbligatoriamente essere assunta per il lavoro che desidera fare. Precisa, attenta, sempre all’erta e pronta a entrare in azione quando necessario. Anche perché io film ci indirizza proprio in questo senso. Salvo poi farla chiudere nel proprio guscio limitandola allo svolgimento dei propri compiti, senza mai andare oltre. Così facendo emerge il significato opposto: Gabrielle diventa protagonista solo perché qualcuno la nota e non perché riesce a imporsi (come, invece, dà più volte prova nel corso del film).
Altrettanto importante per comprendere questo aspetto è la decisione, da parte della troupe, di far fare le riprese della sfilata proprio a Gabrielle. Anche in questa circostanza si è di fronte a un caso fortuito più che alla bravura o all’esperienza della giovane. Caratteristiche che, invece, vengono messe in mostra nei momenti meno rilevanti. Lei è in grado di comprendere le esigenze di chi le sta intorno e ne dà prova e dimostrazione più di altri, in varie occasioni. Ma in quello che dovrebbe essere il momento centrale e di svolta per lei come personaggio e per la sua carriera (lavorativa) queste premesse sembrano quasi venire meno.
L’adrenalina del reporter
Al di là di tutto questo c’è sicuramente in primis la volontà di raccontare un mondo (quello del reporter) che, per forza di cose, rimane spesso in secondo piano, ma che diventa necessario, anche nell’ambito cinematografico. L’approccio e la concitazione dei vari momenti, dei vari cambi di programma e la rapidità d’azione sono il punto forte di un film che, tra qualche dinamica familiare, qualche altra d’interesse amoroso, racconta in maniera lineare e senza uscire dagli schemi una storia forse fin troppo semplice.
Sono Veronica e qui puoi trovare altri miei articoli