Nella sezione Orizzonti dell’80esima edizione della mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia c’è anche il film Sem coração di Nara Normande e Tião.
Il film, ambientato nella costa nordorientale del Brasile, è un film di formazione, un viaggio attraverso l’estate che separa Tamara dalla partenza per Brasilia per proseguire gli studi.
La trama di Sem Coração
Estate del 1996, costa nordorientale del Brasile. Tamara si gode le ultime settimane nel villaggio di pescatori in cui vive, prima di partire per Brasilia per i suoi studi. Un giorno sente parlare di una ragazza chiamata Senza Cuore a causa di una cicatrice che ha sul petto. Nel corso dell’estate, Tamara sente una crescente attrazione nei confronti della misteriosa giovane. (Fonte: La Biennale)
La recensione di Sem Coração
Attraverso gli scampoli di una divertente vacanza con gli amici conosciamo Tamara e, con lei, viviamo un vero e proprio passaggio, una consapevolezza. La giovane protagonista del film ha una sorta di epifania proprio poco prima della grande partenza. Un’epifania che va di pari passo con la conoscenza di una ragazza chiamata Senza Cuore (come il titolo stesso dell’opera).
Come con una calamita, Tamara è costantemente attratta da questa giovane, già conosciuta all’interno del gruppo di amici della protagonista. Nessuno vuole averci a che fare, tutti la evitano e la deridono, ma quando è nei paraggi tutto sembra cambiare. Non solo per Tamara.
L’importanza dei luoghi
A colpire profondamente, oltre alla storia e alle tematiche, è anche la messa in scena. Un’attenzione ai personaggi e alla costruzione delle dinamiche interne ed esterne va di pari passo con le immagini che scorrono sullo schermo e alle ambientazioni, mai casuali.
Una su tutti l’enorme piscina nella quale viene tenuto il grande animale privo di vita che, come in un momento mistico, rappresenta un primo segnale di approccio tra le due giovani. Poi la stessa piscina diventa il luogo d’incontro tra Senza Cuore e alcuni dei ragazzi del gruppo che, liberi (ma non del tutto) da occhi indiscreti, possono comportarsi da grandi. Infine, coperta dalla pioggia, viene mostrata come un qualcosa di appartenente al passato.
Un luogo che, quasi abbandonato e lasciato andare, è il posto perfetto per il gruppo di amici di Tamara, tra chi cerca solo di divertirsi, chi di sfuggire alla famiglia, chi ai pregiudizi. Perché ciò che accomuna questi giovani protagonisti è il non avere un nido. Nessuno di loro si sente mai veramente a casa. E lo dimostrano le continue irruzioni in abitazioni altrui, dove semplicemente cercano di stare a proprio agio, purché insieme.
Immagini e suoni primari
Un appoggio continuo quello che si danno i ragazzi a vicenda. Nessuna critica e nessun rancore. Tutto è raccontato e mostrato con semplicità e naturalezza. E se da una parte lo sfondo, degradato, ma di pari passo allo status familiare dei giovani, è un non luogo nel quale nessuno si sente al sicuro, c’è un elemento su tutti a tenere compatto il gruppo: l’acqua.
L’acqua diventa l’elemento essenziale della narrazione che, non a caso, si apre proprio con il tuffo e la nuotata di Tamara. Un’acqua che ciclicamente, e in forme diverse, ritorna con significati simili. L’acqua del mare fa da collante nel rapporto tra Tamara e Senza Cuore; l’acqua piovana, come nella migliore delle tradizioni, fa sparire tutto e purifica da ogni cosa. È, quindi, a tutti gli effetti, un’altra protagonista.
Di pari passo i suoni, amplificati un istante prima del dolore massimo, per poi essere interrotti, quasi strozzati, nel momento peggiore. Dalle urla di disperazione a quelle di rabbia, niente è in grado di lacerare l’anima più del silenzio. Quello stesso silenzio nel quale si rifugia Tamara che, nonostante sappia di poter contare sui suoi amici, preferisce il più delle volte tacere.
Sem coração è uno dei tanti viaggi alla scoperta di sé, non solo per Tamara, ma anche per tutti i suoi giovani amici. E per lo spettatore insieme a lei.
Sono Veronica e qui puoi trovare altri miei articoli