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‘The killer’ l’estetica dell’attesa

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«To die by your side is such a heavenly way to die». Mentre gli Smiths cantano le loro canzoni più iconiche, un sicario professionista si prepara scrupolosamente ad uccidere. A tre anni di distanza da Mank, David Fincher propone a Venezia il suo nuovo film dal titolo The killer. Si tratta di un adattamento cinematografico di Il killer (1998-2014), serie francese a fumetti scritta da Matz e illustrata da Luc Jacamon.

Protagonista del film è Michael Fassbender che, a detta del regista, era il solo che avrebbe potuto intepretare questo ruolo. Un racconto sulle abitudini di un sicario, ma soprattutto una storia di vendetta, direttamente dentro il flusso di coscienza del personaggio principale. La pellicola mescola il genere noir a venature più humor. Non manca l’azione in una sequenza di alto intrattenimento.

Il film è prodotto da Archaia Entertainment, Boom! Studios, Panic Pictures, Paramount Pictures Plan B Entertainment. Su Netflix a partire dal 10 novembre 2023.

The killer | la trama

«Nessuno pensa mai a quanto sia noioso starsene senza fare nulla». Il protagonista non ha bisogno di ulteriori introduzioni. Nella sequenza iniziale lo vediamo affaccendato nella preparazione al suo prossimo omicidio, mentre ripete a se stesso azioni e comportamenti da mettere in atto. Si trova a Parigi, in un appartamento in disuso proprio di fronte alla casa in cui vive un importante magnate. L’obiettivo del killer è puntato sull’attico, in attesa che l’uomo rientri. Ogni dettaglio interno ed esterno viene inquadrato, in una minuziosa catalogazione di tutto ciò che lo circonda.

L’attesa è snervante e il sicario riempie tempo e solitudine rivolgendosi direttamente allo spettatore. Sembra tutto perfetto, accuratamente pensato e realizzato con grande professionalità. Eppure qualcosa va storto e il killer si trova dentro un percorso collaterale, che non ha solo a che fare con l’incarico ricevuto. L’amore è sempre un tallone di Achille.

Un film sull’attesa e sull’attrazione per il fallimento

The Killer è un’opera incentrata sull’attesa, che ne costituisce il fulcro ma anche il ritmo. Il voice over che riecheggia come un mantra, la ripetitività dei gesti e la freddezza con cui il sicario uccide le sue vittime sono elementi che acuiscono la suspense e portano l’audience dentro l’universo psicologico e comportamentale del protagonista. La frattura tra quello che pensa e ciò che accade è il modo in cui esiste il personaggio, la sua cifra identitaria. Infatti, più memorizza la correttezza dei passaggi e gli assiomi filosofici da cui prende spunto per agire, più viene meno, provocando eventi a catena gustosi per lo spettatore.

Michael Fassbender ha la postura perfetta per il ruolo, dando concretezza al personaggio. Il lavoro sulla confidenza nella voce, il controllo delle espressioni, l’essere contemporamente popular e fancy contribuisce a rendere immersiva l’esperienza dentro la mente del sicario. Quando il killer ha tutto sotto controllo e quando lo perde: su questi due poli si regge interamente la pellicola.

Lo stile di un regista cool

The killer è innanzitutto un film dall’estetica impeccabile. L’editing e il lavoro sul suono e sullo spazio risultano sofisticati, la colonna sonora dirige e accompagna i cut di scena e le sequenze d’azione sono incredibilmente avvolgenti nonostante le due dimensioni. La scrittura è affilata e carismatica, complice la matrice fumettistica che contribuisce a scandire in maniera interessante il tempo del racconto. Onora il film la presenza di Tilda Swinton in una parte minore, ma non per questo meno incisiva.

Nel poster magnetico della pellicola si legge «l’esecuzione è tutto». Lo è per il killer e, a seguito della visione, pensiamo possa esserlo anche per il regista. Non c’è spazio per empatia o rimorsi. Bisogna agire e farlo seguendo il protocollo. Il minimalismo della scrittura fa riverberare questo concetto.

Sono Diletta e qui puoi trovare altri miei articoli

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