Entrambi disponibili nello store FanFactory, Scherzi mortali e Speak no evil sono due nuovi titoli che si aggiungono alla collana Midnight Factory di Plaion pictures. Due titoli horror, dunque, in limited edition blu-ray e corredati di un booklet incluso nella confezione. Il primo proveniente dagli Stati Uniti, il secondo co-produzione tra la Danimarca e i Paesi Bassi.
Scherzi mortali (2018)
Primo lungometraggio diretto da Jud Cremata, il titolo originale Let’s scare Julie deriva da Let’s scare Jessica to death. Un film firmato nel 1971 da John D. Hancock e conosciuto in Italia come La morte corre intorno a Jessica. Film con cui non ha comunque nulla a che vedere Scherzi mortali, che parte da una delle più classiche situazioni da slasher movie. Ovvero da una ragazza, la Taylor interpretata da Isabel May, che invita in casa le sue più care amiche per trascorrere una serata in allegria. Ragazza insieme alla quale vivono anche due cugine: Emma e la piccola Lily, dai volti di Troy Leigh-Anne Johnson e Dakota Baccelli. Ed è proprio Emma che Taylor e sue tre coetanee decidono di spaventare per movimentare la situazione. Man mano che emerge la misteriosa storia della vicina di casa che nessuno ha mai visto. Vicina che pare si interessasse all’occulto e il cui figlio sembra morì tra le mura domestiche.
Un fatto che le porta ad andare a fare uno scherzo proprio nell’abitazione, senza immaginarne le pericolose conseguenze.
E se, man mano che vengono definiti i caratteri delle giovani protagoniste, si avverte abbondanza di camera a mano, il motivo è presto spiegato. La oltre ora e venti di visione, infatti, è stata girata in tempo reale attraverso un unico pianosequenza. Sebbene qualcuno asserisca che in essa siano presenti tagli mascherati a dovere. Quindi, con quasi totale ambientazione in interni e suspense destinata a salire quando cominciano le sparizioni, ci troviamo davanti ad un POV. Un POV che, però, a differenza degli illustri predecessori proto-The Blair witch project, non intende apparire in qualità di falso documentario. Del resto, il fatto che il racconto per immagini sia una finzione è in questo caso dichiarato fin dall’inizio. La scelta di tale tecnica è mirata ad amplificare l’atmosfera tesa di un thriller e ad accentuare il senso di claustrofobia e terrore. Evitando spargimenti di sangue e riflettendo, al contempo, sul bullismo e sulla generazione superficiale d’inizio terzo millennio, cresciuta con dipendenza da social network. Trailer italiano nella sezione extra del disco.
Speak no evil (2022)
Accompagnata dal trailer italiano e da circa diciannove minuti di clip promozionali quali contenuti speciali, precisiamo immediatamente che siamo dinanzi ad un’operazione realizzata in periodo di Covid-19. Con sette settimane di riprese distribuite su dodici mesi durante la pandemia. Il punto di partenza è semplicissimo: in vacanza in Toscana, una famiglia danese con figlia piccola al seguito conosce un nucleo familiare olandese. Anche quest’ultimo con prole: un bambino che non parla perché pare soffra di un mancato sviluppo della lingua. Mesi dopo, i primi vengono invitati dai secondi a trascorrere un week-end in campagna. Da qui, il regista Christian Tafdrup – in realtà maggiormente attivo come attore – provvede a generare una tensione sottopelle dovuta soprattutto agli strani modi di fare del capofamiglia d’Olanda. Un capofamiglia incarnato da Fedja van Huêt e al cui fianco troviamo Karina Smulders.
Mentre a Morten Burian e Sidsel Siem Koch spettano i ruoli dei due ospiti, destinati a ritrovarsi avvolti da un clima di paranoia quasi polanskiano.
Un clima, se vogliamo, che colloca il tutto, in un certo senso, dalle parti del chiacchieratissimo Funny games di Michael Haneke. Un clima accentuato ulteriormente da una musica atta spesso ad “invadere” le immagini, quasi a suggerire un inquietante presagio. In quanto è proprio una forte sensazione di inquietudine a caratterizzare la lunga attesa su cui viene strutturato Speak no evil. Una lunga attesa immersa in una cupa atmosfera e il cui scopo è anticipare l’esplosione di follia conclusiva. Esplosione di follia non priva di disturbante violenza e che non lascia oltretutto alcuna speranza nel finale. Soprattutto perché, al di là del genere, è di un elaborato riguardante i comportamenti umani e il confronto tra diverse persone nordiche che si tratta. Un elaborato al cui interno è l’assenza dell’elemento soprannaturale a rendere ancor più angosciante il tutt’altro che rassicurante e consolatorio spettacolo. Tanto che è facile pensare, una volta giunti ai titoli di coda, che la realtà non sia affatto distante da ciò che Tafdrup racconta in fotogrammi.