«Adoro quei dettagli che ti fanno sentire di essere presente». Cailee Spaeny e Jacob Elordi sono i protagonisti del biopic di Sofia Coppola su Priscilla Presley e la sua storia d'amore con l'icona del rock and roll. Il film, presentato in antemprima all'80esima edizione della mostra d'arte cinematografica di Venezia, arriva al cinema dal 27 marzo
«Tieni acceso il focolare domestico». Dal 27 marzo al cinema l’ultimo film di Sofia Coppola. Si tratta di un biopic su Priscilla Presley, compagna dell’icona statunitense, in un adattamento cinematografico tratto dal memoir Elvis and Me scritto da Priscilla insieme a Sandra Harmon. La storia copre un arco narrativo di 15 anni, da quando l’adolescente Priscilla incontra Elvis Presley fino alla fine della loro storia d’amore.
Nel ruolo della protagonista l’attrice Cailee Spaeny (Omicidio a Easttown, Vice – L’uomo nell’ombra), mentre Jacob Elordi, celebre per aver interpretato Nate Jacobs nella serie Euphoria, interpreta Elvis. Il film è una co-produzione Stati Uniti/Italia, con il contributo di The Apartment, American Zoetrope e Standalone Pictures. Priscilla Presley figura anche tra i produttori esecutivi insieme a Roman Coppola.
La pellicola, uscita nelle sale statunitensi il 27 ottobre 2023 distribuita da A24 è distribuita da Vision distribution in territorio nostrano.
Priscilla | la sinossi ufficiale
Quando l’adolescente Priscilla Beaulieu incontra Elvis Presley a una festa, l’uomo che è già una fulminea superstar del rock and roll diventa qualcuno del tutto inaspettato nei momenti privati: una cotta elettrizzante, un alleato nella solitudine, un gentile migliore amico. Attraverso gli occhi di Priscilla, Sofia Coppola racconta il lato invisibile di un grande mito americano nel lungo corteggiamento e nel turbolento matrimonio tra Elvis e Priscilla, da una base militare tedesca alla sua tenuta da sogno a Graceland, in questo ritratto dell’amore profondamente sentito e straordinariamente dettagliato, fantasia e fama.
L’attenzione ai percorsi di crescita
Sofia Coppola è una regista molto amata, soprattutto tra i giovani. Viene accolta, infatti, con grande fragore in conferenza stampa a Venezia. Con i suoi lavori precedenti, aveva già indagato il modo con cui le persone diventano ciò che sono, soffermandosi sulle fasi della vita in cui coscienza e personalità si definiscono. Da Il giardino delle vergini suicide a Marie Antoinette passando per Lost in translation, la cineasta pone al centro delle sue attenzioni cinematografiche il percorso “dell’eroina” verso l’esplorazione di sé, che coincide necessariamente col separarsi da qualcuno o qualcosa.
Anche Priscilla non sfugge a questo tarlo narrativo. L’empatia con le nuove generazioni è palpabile in ogni traccia, specialmente nel bilanciamento tra distanza e vicinanza con i suoi personaggi.
Quando si trova tra le mani il memoir di Priscilla Presley, è immediatamente catturata da quel punto di vista. Desidera raccontare la storia di una donna che cresce insieme ad un rapporto amoroso totalizzante, all’ombra di un’icona tutt’altro che eludibile. Elvis and me è l’unica fonte da cui si origina la pellicola, che intende rispettare tenuta, tono e sensibilità di quanto raccolto su carta.
In filo diretto con le sue opere precedenti Priscilla, che nel titolo combacia già con l’angolazione privilegiata del racconto, è un viaggio verso la scoperta dell’identità di una donna. Un percorso sospinto e agitato da una relazione sentimentale e poi da un matrimonio, con i suoi alti e bassi. Si tratta di un cammino che passa attraverso la fiaba, il dramma e l’illusione fino ad emanciparsi dal suo inizio, per poi separarsene.
Chi è Priscilla
La giovane in questione non è una ragazza qualsiasi per diversi motivi. Ha 14 anni quando incontra uno degli uomini più amati d’America. Vive in una base militare insieme alla sua famiglia. Allo spettatore appare come una ragazza timida e ingenua, ma in realtà lei non sa ancora chi è. in Tra i due c’è un colpo di fulmine. Priscilla mescola fascinazione e innamoramento, mentre Elvis si apre a lei completamente, mostrandole un lato inedito, forse più malinconico e profondo rispetto a quanto potesse immaginare.
Coppola maneggia in maniera esemplare le differenze di età tra i due personaggi e sfrutta appieno anche le difformità in termini di altezza, caricandole simbolicamente del ruolo che ognuno di loro ricopre nella coppia. Pertanto, Elvis incombe anche fisicamente sulla sua compagna.
Il film fa intendere bene cosa potesse significare per lei, in termini di genere, epoca, estrazione familiare e geografica vivere una situazione simile. La cura dei dettagli e la ricostruzione ambientale e musicale al limite del manierismo, di grande impatto estetico, fanno il resto. Lo spettatore è dentro l’interiorità di una donna che scopre se stessa attraverso l’amore e il distacco dai suoi punti di riferimento. Si separa dai suoi genitori molto presto per congiungersi con Elvis, lo stile di vita della star è difficilmente conciliabile con una relazione fatta di piccole cose, come quella che lei sognava per la coppia.
È difficile non ravvisare alcune censure delle componenti più burrascose di questo rapporto, probabilmente per una scelta di regia e produzione. Tuttavia, non si fatica a leggere tra le righe ed immedesimarsi nella protagonista, a seguirla nei suoi 15 anni di crescita sullo schermo. La Priscilla di Sofia Coppola trova in Cailee Spaeny – Coppia Volpi per migliore interpretazione femminile a Venezia – un’ottima interprete, in grando di trasporre con sensibilità un ruolo la cui fama ha rappresentato sicuramente una sfida per l’attrice.
La storia d’amore con Elvis, tra estetica e contenuto narrativo
Quando Priscilla Presley ha visto il film per la prima volta, si è rispecchiata nel racconto, commuovendosi soprattutto dinanzi al finale. I due hanno vissuto un’intensa, profonda, interdipendente relazione d’amore. Una grande sintonia lontano dai riflettori, conversazioni fitte e intime e una rinnovata difficoltà di sganciarsi anche quando sembrava l’unica strada percorribile. Il co-protagonista, interpretato da Jacob Elordi, riesce bene a rappresentare le due anime di Elvis: il narcisismo e l’introspezione. Il film si occupa anche della carriera di Elvis, ma sempre filtrata da sguardi, sensazioni e tremori di Priscilla, privilegiando un racconto che non si sofferma su di lui a meno che non sia lei a volerlo.
La prospettiva risulta squisitamente femminile: la regia si fa percettiva, ovvero tattile, sonora, olfattiva, visiva. La postura sonora ed estetica corrisponde all’intento di raccontare la storia d’amore dentro una particolare epoca, rimanendovi fedele. Anche qui Coppola usa l’esteriorità come viatico verso un’interiorità inespressa o negata per mostrare quanto Priscilla fosse soggiogata ad Elvis, anche solo nella scelta dei vestiti che avrebbe indossato.
Conclusioni
Seppure il confronto con Marie Antoinettesia inevitabile, in cui emotività e slancio femminista sono maggiormente evidenti, possiamo affermare che questo racconto di formazione colpisce per onestà ed evoluzione narrativa. Può dare l’illusione che il percorso interiore dell’eroina e quello della relazione siano stanziali e forse è così. L’amore non li cambia. Nonostante la fantasia abbia superato le aspettative di Priscilla, quel mondo fuori da Graceland spinge per entrare, proprio mentre lei non è ancora pronta. È il momento di applicare l’eyeliner e sbloccare il tempo intrappolato con lei tra le mura domestiche.
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