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Conversation

‘The Store’ conversazione con Ami-Ro Sköld

Attraverso la rappresentazione di una società distopica 'The Store' racconta il dramma di non saper riconoscere più chi siamo e che cosa siamo diventati.

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Ami-Ro Sköld

Dopo l’anteprima mondiale al BFI London Film Festival 2022, la presentazione nella sezione Harbour alla 52ma edizione dell’International Film Festival di Rotterdam e il recente passaggio al Biografilm Festival 2023 di Bologna, The Store di Ami-Ro Sköld è nelle sale italiane distribuito da I Wonder Pictures.

Ami-Ro Sköld

Ami-Ro Sköld e il suo The Store

Per come la racconti, la Svezia di The Store ci appare come una società distopica. Il fatto che in realtà non lo sia è forse un modo di dirci che stiamo già vivendo nel prossimo futuro senza essercene accorti?

Sì, volevo sottolineare come in qualche modo viviamo già in una società distopica ma non la vediamo perché, abituati a questa normalità, non siamo in grado di pensare alle catastrofi del prossimo futuro che in qualche modo stanno accadendo qui e ora. Siamo ancora in tempo per evitare il peggio e con il mio film volevo contribuire a far aprire gli occhi alla gente. Quindi sì, quello che dici è esatto.

L’uso della stop motion, presente in alcune sequenze del film, serve proprio a questo, permettendo allo spettatore di guardarsi dall’esterno per rendersi conto di cosa è diventato.

Sì, questo è decisamente uno degli scopi per cui ho usato l’animazione. Credo che quest’ultima renda ancora più chiara come siamo diventati parte del sistema, come ci scolleghiamo da noi stessi, dai nostri sentimenti, dalla nostra umanità e da quello che sappiamo essere la cosa giusta da fare. Essendo parte del sistema la stop motion segnala le decisioni che come esseri umani non avremmo mai preso.

L’horror

La componente horror presente in The Store deriva da quello che succede nella storia, ma anche dal fatto di scoprire come spettatore che i miei comportamenti non sono così lontani da quelli dei protagonisti.

Mettere lo spettatore nella condizione di riconoscersi nei personaggi era uno dei miei obiettivi. I protagonisti si basano su alcuni aspetti di me stessa, su alcune curiosità della mia vita e su situazioni personali. Volevo anche avere un cattivo a cui addossare la colpa perché anche se è un horror nel film c’è sempre la speranza di riconoscere chi siamo e dunque di poter apportare dei cambiamenti.

Restando all’horror, l’assalto al supermarket da parte dei clienti affamati e desiderosi di comprare cibo in offerta, mi ha ricordato in qualche modo l’aggressione degli zombie nell’omonimo lungometraggio di George A. Romero. Anche la fisionomia dei pupazzi contribuisce a ricordalo.

Era una cosa a cui non avevo pensato ma in qualche modo ci sono andata vicino, intendendo descrivere il fatto che come clienti ci comportiamo a volte in quel modo, distaccandoci dai nostri valori. Parliamo di salvare il pianeta e di evitare gli sprechi poi qualcosa è in saldo e noi facciamo di tutto per averlo, diventando dei consumatori distaccati dalla realtà.

In qualche modo era anche questo il significato di Zombi, quello di criticare il consumismo capitalista. Il controllo sistematico e oppressivo dei lavoratori del supermarket da parte del manager ricorda da vicino la vicenda vissuta dagli operai di Amazon mettendo in scena il fallimento della società del benessere promulgata dal modello scandinavo, oggi incapace di prendersi cura dei propri cittadini. È così?

Esattamente. Per molto tempo questo modello ha funzionato, ma più la società è andata verso il capitalismo più tutto è andato a rotoli. Ciò che era stato costruito a partire dagli anni sessanta è oramai andato. Incontrando gli spettatori in giro per il mondo durante la presentazione del film ho scoperto la sorpresa suscitata da questa rappresentazione della Svezia. Anche i miei concittadini hanno reagito così ma questo dipende dal fatto che una parte di loro non vuole credere a come siamo diventati. Nel 2015 molti rifugiati arrivarono da noi e i nostri governanti presero decisioni disumane nei loro confronti. Le persone credevano che questo non potesse accadere nel nostro paese e invece è andata così. Ancora oggi molti miei concittadini non vogliono vedere, sapere o comprendere ciò che sta accadendo.

I personaggi del film di Ami-Ro Sköld

The store ci racconta un orizzonte in cui la guerra è innanzitutto fratricida, con i figli che vanno contro i genitori.

Si tratta di relazioni distruttive che sono tali perché in un contesto simile non si riesce a mantenere relazioni sane.

Di alcuni personaggi che lavorano nel supermarket non approfondisci il privato. Questo favorisce una visione drammatica della vita in cui l’esistenza più intima non può che concedere con quella lavorativa. 

È stata anche una questione di tempi del film. Scavare nella vita di ciascun personaggio sarebbe stato troppo, però, come hai detto, per alcuni la vita finisce per peggiorare in maniera tale da non permettergli più di avere un privato. Con le conseguenze che faccio vedere nel film.

La mdp stretta sui visi e sui corpi dei personaggi rende bene il senso di oppressioni vissuto dagli stessi. Volevo chiederti se questa vicinanza era anche espressione di solidarietà nei confronti della loro condizione.

Quando sei in una situazione stressante come la loro è molto difficile vedere in prospettiva. Le difficoltà e l’oppressione che ne derivano non ti fanno vedere te stesso né gli altri. Semplicemente non hai tempo di farlo. Per quanto mi riguarda volevo essere molto vicino a questa cosa; essere dentro la mente di ognuno e nella loro lotta per trovare assieme una via d’uscita.

L’inizio e la fine

The Store inizia con una panoramica sui banchi della frutta che restituisce un’idea d’abbondanza e di benessere opposta  a quella della scena finale girata nello stesso contesto.

Come hai detto, in mezzo al caos volevamo ricreare l’immagine di una società del benessere che poi è un po’ la stessa del finale. Vedere la frutta che inizia a marcire non è per forza una cosa negativa, mostrandoci come sotto la superficie ci possa essere qualcosa di diverso. La frutta che va a male produce comunque un’energia utilizzabile a nostro vantaggio. È il sogno di qualcosa che può ancora crescere e che rimane comunque una risorsa, seppur in altre forme. Se hai una mela la puoi interrare e la sua energia riesce a far nascere un altro albero. Ogni cosa è energia, anche se la sua forma è cambiata. Questo è il significato complessivo dell’ultima sequenza.

The Store

  • Anno: 2023
  • Durata: 143'
  • Distribuzione: I Wonder Pictures.
  • Genere: animazione, drammatico
  • Nazionalita: Svezia, Italia
  • Regia: Ami-Ro Sköld
  • Data di uscita: 31-August-2023

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