In un clima di grande divertimento grazie agli interventi di Valerio Mastandrea ieri si è svolta la conferenza stampa di Adagio il nuovo film di Stefano Sollima. Non esiste Dio, non c’è redenzione nei film di Sollima. I personaggi sono come falene impazzite, ognuno intorno alla propria ossessione.
Adagio: la discussione
Moderatore: “Nel tuo film siano immersi in un clima quasi apocalittico che segna la fine di questo mondo…”
Stefano Sollima: “Alcuni elementi drammaturgici e visivi sembrano distopici, ma vivendo a Roma non lo sono.
Adagio è un atto di amore per Roma dove volevo tornare perché mi era mancata il mio intento era di raccontare Roma trasfigurandola.
Tuttavia mentre scrivevamo la sceneggiatura, questa estate a Roma, ci sono stati diversi incendi e un black out per cui il racconto non è poi così distopico.
Tony Servillo: “Questo è il mio primo film con Stefano Sollima; il personaggio che mi ha offerto, quello di Daytona è affascinante perché è un criminale che vuole rispettare le regole all’interno delle quali è sempre vissuto pur sapendo di andare a sbattere contro un destino inevitabile.
Adagio è la storia di questi uomini che fanno i conti con se stessi, mantenendo fino alla fine le proprie scelte per garantirsi la loro libertà scellerata.
Pierfrancesco Favino: “Sono al terzo film con Stefano Sollima ed è sempre bello il gioco di invenzioni che c’è nei suoi film perché essere nel suo cinema significa occupare lo spazio con il proprio corpo in un modo diverso; possiamo giocare con le inquadrature grazie anche alla meravigliosa fotografia di Paolo Carnera.
l’intenzione era quella di costruire un personaggio quasi grafico, come nei fumetti anni settanta.
Ho sempre pensato a questo gruppo come a dei cani randagi abbandonati nella polvere. quando un cane sente la morte vicina si rifugia in una angolo sicuro e poi all’improvviso arriva qualcuno che bussa alla tua porta una cosa che sa di una guerra antica che ti fa sentire l’energia, l’adrenalina e senti che nuovamente conti qualcosa.
Stefano è un regista punk.
Non esiste Dio nei suoi film.
Non c’è redenzione.
Questi personaggi sono come delle falene impazzite, ognuno intorno alla propria ossessione.
Credo che debbano fare i conti con se stessi.
Stefano non racconta storie di bene o male ma di persone che hanno delle cose da fare.
Il messaggio più bello che c’è è che per fortuna le colpe dei padri non ricadono sui figli perché i figli sono individui in grado di scegliere da soli.
Valerio Mastandrea: …se ci sono delle domande…( risata generale ) dopo questo manifesto ideologico, politico e sociale non so cosa dire del mio personaggio che non ricordo di aver interpretato vista l’estrema violenza con cui sono stato gettato sul set…se il regista vuole raccontare sono a disposizione.
Stefano Sollima: “Originariamente adagio era un soggetto di poche pagine dove i protagonisti erano tre vecchie leggende.
della malavita romana e quindi anziani ..molto anziani”.
Valerio Mastandrea: “..Ecco..” ( nuova risata generale ).
Stefano Sollima: “..Poi alla fine con l’età sto diventando tenero e romanticone quindi vorrei lavorare sempre con gli amici ed ho condiviso la sceneggiatura con Valerio che lo ha letto e mi ha detto.. però sono vecchi..”.
Valerio Mastandrea: “gli ho detto bella questa storia con questi vecchi.. mi piacerebbe vederla ma non pensavo che lui avesse in mente me come attore..”.
Stefano Sollima: ” gli ho detto nel dubbio chiedi a tuo figlio se per lui la tua età corrisponde”.
Valerio Mastandrea: “.. purtroppo interrogando mio figlio più grande che ha 13 anni ho avuto la conferma che quello era un ruolo che corrispondeva a me praticamente un fine vita”.
Stefano Sollima: “Perchè è quello che dicono i miei figli di me”.
Pierfrancesco Favino: “C’è una lezione di fondo: non fate leggere i copioni ai vostri figli !”
Gianmarco Franchini: ” mi sentivo come un bambino al luna park!
Sono un fan di Stefano sin dai tempi di Romanzo Criminale la serie, poi qui abbiamo i migliori attori italiani e per me è stato bellissimo ogni altra parola diversa da “bello” o ” bellissimo” sarebbe sbagliata.
Mi ha veramente colpito quanto Stefano tenesse alla mia parola: voleva vedere cosa pensavo delle scene e cosa potevo apportare al film.
Era un lavoro in sinergia il senso di tutto non era ” io” non” tu” ma “noi” e questo è stato bello.
di Nicolas Deroussin.