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Settimana internazionale della Critica

‘Hoard’ in concorso alla SIC. L’intervista a regista e cast

«Io penso realmente che tutto quello che abbiamo sono i ricordi». Alla Settimana internazionale della critica, la cineasta Luna Carmoon e gli attori Saura Lightfoot Leon e Joseph Quinn commentano il film rispondendo ad alcune domande.

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Hoard

In anteprima mondiale alla Settimana Internazionale della critica, Hoard è l’opera prima della britannica Luna Carmoon. Si tratta di un esordio fortemente identitario e realizzato sotto il segno delle stelle. Doloroso, emozionante, intenso, Hoard si fregia di uno stile che richiama il surrealismo magico, pur essendo ben ancorato alla realtà inscritta nella trama.

Londra, 1984. La settenne Maria e sua madre vivono nel loro amorevole mondo costruito sullo smistamento dei bidoni e sulla raccolta di rifiuti luccicanti. Una notte, il loro mondo va in pezzi. Un decennio dopo ci uniamo a Maria, che vive con la sua madre adottiva. Uno sconosciuto più anziano, Michael, entra quindi nella loro casa, aprendo la porta a traumi, magia e follia del passato.

Qui per la recensione.

Hoard

Saura Lightfoot Leon in una scena del film.

Luna Carmoon, Saura Lightfoot Leon e Joseph Quinn hanno parlato con noi generosamente del film, porgendo cuore e orecchie alle nostre domande.

Intervista a Luna Carmoon, regista di Hoard

Luna, il tuo film è bellissimo. Durante la visione, si faticava a riconoscerlo come un’opera prima. Pertanto, congratulazioni e grazie. Hai dichiarato, con una citazione che ricorre anche nella pellicola, che si tratta di «una storia su come il dolore non scompaia nel tempo, ma si mascheri semplicemente nelle cose». Come ti è venuta in mente l’idea di questo film?

È difficile da dire, perché stavo pensando a molte cose in quel periodo. Era durante il primo lockdown, non riuscivo ad immaginare il futuro e non avevo molto tempo. Andavo all’università e stavo lavorando, il tempo per riflettere era poco. Perciò ho cominciato a ricordare e ad odorare, ho capito quanto fosse importante per me l’olfatto e per tanti motivi. Come voler assaporare il passato, ma non poterlo fare più. In questi momenti, la memoria mi ha portata indietro nel tempo, al posto in cui sono nata. Pertanto, non ho avuto l’idea del film, ma solo della storia. Tutti i personaggi sono sopraggiunti da qualcuno che amo in qualche modo e si sono mescolati alla fantasia. Io penso realmente che tutto quello che abbiamo sono i ricordi. Credo che sia questo il nucleo del film.

Prima di recensire il tuo film, ho cercato il corretto significato del termine “hoard”. Mi sono accorta che certamente è correlato alla disposofobia, ma significa anche fare provviste, mettere da parte qualcosa di utile per il futuro. Questo è un film sull’amore, sul suo eccesso e sulla paura di rimanere senza. Cosa pensi a riguardo?

È interessante quello che hai detto, il titolo non si riferisce soltanto alla malattia. Il film parla totalmente di amore. Non avevo pensato alla questione delle provviste che possono salvarti la vita. Sicuramente nel film è centrale il dolore, che diventa insopportabile soprattutto quando sei bambina e la tua mente non è in grado di accettare che tua madre è morta. Quando sei piccola, non basta dire che lo supererai. Semplicemente, il dolore si nasconde e un giorno riappare.

Saura Lightfoot Leon e Joseph Quinn entrano nella conversazione.

Sulle due parti di Hoard, spaccate nel mezzo

Pensavo al fatto che questo film non desidera mettere lo spettatore in una posizione “comoda”. L’audience, in qualche modo, deve faticare, durante e dopo la visione. Ho riconosciuto due parti della pellicola, divise nel centro dalla scoperta, da parte di Maria, della morte della madre. In quel momento il film cambia completamente, sia nell’estetica che nel modo di raccontare. Diventa surrealistico. È come se una notizia così straziante richiedesse l’invenzione di una nuova maniera di condurre la storia, fuori dai canoni “ordinari”. Ha senso questa suggestione?

Saura Lightfoot Leon: Si, la domanda che poni è interessante. Io ho rivisto il film più volte quando lo abbiamo concluso e ho iniziato a notare molte cose. E tu hai davvero ragione: il momento in cui Maria scopre che sua madre è morta tutto cambia e lei inizia a disperarsi di nuovo. È un evento incredibile. Ogni cosa si fa tagliente, Michael e Maria cominciano ad agire in maniera più libera, con i loro approcci individuali. Questa scoperta apre a diversi sapori e consistenze, intensificando l’esperienza creativa. Come attrice, è stato sorprendente addentrarsi in differenti toni e ritmi dell’evoluzione narrativa, e personalmente mi ha aiutato con il personaggio, soprattutto dopo quell’evento.

Sul personaggio di Michael e sull’esistere nelle sfumature

Joseph, tu hai un ruolo complicato nella storia, poiché sei colui che porta Maria a confrontarsi definitamente con il dolore. All’inizio la assecondi nella risposta magica alla sua pena, ma poi la tradisci. 

Interviene Luna Carmoon (regista), sottolineando che è vero, che è umano…

Joseph Quinn: trovo interessante il fatto che io riesca ad essere empatico con il mio personaggio. Per l’isteria, la follia e l’amore provocati dalla presenza di Maria. Lui sente risuonare in se stesso l’esperienza che Maria sta vivendo, il fatto di esser stata abbandonata da piccola, per esempio. Questa connessione primaria tra di loro lo rafforza e lo confonde allo stesso tempo. Io credo che nessuno voglio tradire la propria partner, per giunta incinta, anche se questa non vuole essere una scusa per il suo comportamento. Lui può essere traumatizzato e indifeso, ma è anche un essere umano. E sta all’audience giudicare.

Esatto. È come se lo spettatore attraversasse due fasi. All’inizio, tu interpreti colui che aiuta Maria ad attraversare il dolore, anche proteggendola. Successivamente, diventi “il cattivo” della storia.

Joseph Quinn: Credo che Michael si trasformi in una persona egoista.

Luna Carmoon: Anche io penso che non sia una grande persona. Anzi, piuttosto egoista, francamente disgustosa. Non lo condanno, ma non sono d’accordo con il suo comportamento. Sa essere un personaggio dolce e carismatico, sa essere molte cose. Questo è il motivo per cui amo questo personaggio.

Joseph Quinn: Credo sia questo il punto. Penso che sia una forma puerile di storytelling presentare i personaggi come buoni o cattivi. Credo si tratti di una questione culturale. Noi vogliamo pensare bianco o nero. Vogliamo, come se io fossi questo o quello. Gran parte della nostra vita esiste nelle sfumature e molto persone sono entrambe le cose. Tu puoi essere carismatico e bastardo allo stesso tempo. Traumatizzato e manipolativo. Noi siamo esseri umani e siamo pieni di ipocrisia e bellezza contemporaneamente. Ed è ciò cui conduce il lavoro di Luna.

Sul rapporto tra madre e figlia in Hoard: la follia, l’amore, la semplicità

Mentre parlavi, pensavo ad uno dei temi che più ho amato del film: il rapporto tra Maria e sua madre. Io penso che passiamo la vita ad essere ispirati dalle nostre madri, poi a contrastarle e per gran parte a rimpiangerle. 

Saura Lightfoot Leon: mentre parli, anche io ricordo alcune cose. La questione è interessante per me relativamente all’idea di madre che ho in testa. Non ho potuto lavorare con Hailey quanto avrei voluto (si riferisce a Hayley Squires che interpreta sua madre nel film).

Interviene Luna Carmoon, suggerendo: sarà per la prossima volta…

Continua Saura: ma lei è sorprendente, perché la madre che Maria ha in mente è molto simile a mia nonna e a questo tengo molto. La sua “pazzia” è un’altra forma d’amore, lei fa parte di un’altra generazione di donne. Tuttavia, continua a vivere dentro di te, che ti piaccia o no.

C’è nel film anche la donna che adotta Maria, un personaggio che sembra secondario ma non lo è.

Rispondono all’unisono: si, molto importante. Lei è fondamentale.

Saura Lightfoot Leon: Lei è amore, casa, humor e semplicità. Inoltre, è così vitale per la storia. Specialmente dove vivono: le dice di pulire, cerca di capire cosa sta succedendo. È come un rumore che è sempre lì. Luna ha pensato alla migliore madre affidataria.

Luna Carmoon: lei rappresenta l’amore incondizionato o quello che più si avvicina a questa definizione.

L’intervista si è svolta in lingua inglese ed è stata successivamente tradotta a scopo editoriale.

Sono Diletta e qui puoi trovare altri miei articoli

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Hoard

  • Regia: Luna Carmoon