La recensione di Felicità il film diretto da Micaela Ramazzotti presentato il 15 Novembre a Italien Film Festival Berlin
La pellicola segna l’esordio alla regia dell’attrice Micaela Ramazzotti. Presentato nella sezione Orizzonti Extra dell’80esima mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, il film è prodotto da Lotus Production e Rai Cinema e distribuito da 01 Distribution. Il film é presente nella programmazione di Sky cinema.
Una famiglia disfunzionale è al centro del dramma della debuttante regista romana che, complice anche la sua esperienza davanti alla macchina da presa, confeziona un film interessante.
Prima della recensione, la trama di Felicità
Questa è la storia di una famiglia storta, di genitori egoisti e manipolatori, un mostro a due teste che divora ogni speranza di libertà dei propri figli. Desiré è la sola che può salvare suo fratello Claudio e continuerà a lottare contro tutto e tutti in nome dell’unico amore che conosce, per inseguire un po’ di felicità. (Fonte: La Biennale)
La recensione di Felicità
Un dramma familiare e una famiglia disfunzionale sono le carte scelte dalla Ramazzotti che, in veste anche di attrice protagonista, si carica del fardello non solo del film, ma anche della famiglia stessa.
Giocando su tematiche sempre più attuali e vere pone lo spettatore di fronte a delle situazioni, talvolta quasi al limite, volutamente, del paradossale per far riflettere e criticare determinate scelte.
Foto di Lucia Iuorio
E il coraggio della regista romana forse sta proprio in questo: non andare ad addentrarsi in tematiche troppo lontane dal suo cinema. Anche se il suo cinema lo sta facendo nascere adesso.
I contorni, l’ambientazione e i personaggi sono comunque autentici e imperfetti. Quindi veri e reali.
Una famiglia complessa
A contrastare la drammaticità insita nel film c’è il complesso, ma sincero rapporto tra Desiré e Claudio, due fratelli che hanno un legame speciale e riescono a supportarsi a vicenda trovando conforto l’uno tra le braccia dell’altro. Claudio cerca sempre Desiré, anche solo con uno sguardo, un movimento o una parola. Non hanno bisogno di darsi tante spiegazioni per capirsi. Ma anche Desiré cerca sempre Claudio. L’unica sua ancora.
Perché tra i due genitori egoisti e possessivi che, pensando di fare il bene dei figli, hanno ridotto Claudio in uno stato dal quale deve faticare per riprendersi, e il compagno di lei, anch’egli, a suo modo egoista, Desiré si sente persa nel mondo.
Litigi che raccontano
Indubbiamente i momenti più interessanti e forti dell’intera vicenda sono quelli in cui nascono i feroci litigi tra i vari personaggi. Appoggiati alle convincenti interpretazioni del cast, le schermaglie si animano con l’andare avanti della vicenda, diventando sempre più acute e portando a momenti sempre più precari e pericolosi.
Emblematico quello della famiglia riunita intorno al tavolo insieme al compagno di Desiré dove ci si rende conto fin dal primo istante del totale disinteresse da parte di tutti i presenti riguardo il reale motivo dell’incontro. Ognuno pensa al proprio tornaconto personale, rigirando la frittata a proprio vantaggio.
Foto di Lucia Iuorio
Ma allo stesso modo è esemplificativo anche l’incontro dalla psicologa che segue Claudio. Facendo uscire fuori la reale indole di ogni personaggio.
Un bravo, ma disgustoso, Max Tortora, in coppia con Anna Galiena che, in quanto a bravura e disgusto non rimane indietro, sono i genitori di Desiré e Claudio (Matteo Olivetti). Ogni loro momento in scena provoca nello spettatore, e nei figli, un sentimento di inadeguatezza. Non degni di essere genitori e nemmeno (e soprattutto) di prendere decisioni per loro conto. Al contempo nemmeno il compagno di Desiré, interpretato da Sergio Rubini, è un personaggio positivo. Inizialmente sembra l’unico in grado di far ragionare la compagna, salvo poi capire, insieme a lei, che è fatto della stessa pasta dei genitori.
La recensione di Felicità: c’è una speranza?
Se con il titolo scelto Micaela Ramazzotti vuole farci credere che ci sia davvero una speranza e una felicità per tutti, il film, in realtà, sembra prendere due binari paralleli.
Da una parte c’è il legame, come detto, tra fratello e sorella. Un legame forte e solido, in grado di vincere qualsiasi cosa, letteralmente.
Ma dall’altra parte c’è anche la paura di perdersi e andare nella direzione sbagliata. Le parole che Desiré usa nei confronti del compagno durante uno dei litigi più feroci tra i due sono le stesse utilizzate dalla madre nei suoi confronti (e che possiamo solo immaginare siano già state usate in passato proprio contro la figlia).
E se la mela non riesce, quindi, a cadere troppo lontano dall’albero come si raggiunge la vera felicità?
– Foto di copertina di Lucia Iuorio –
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