Settimana internazionale della Critica

‘It Isn’t So’: in concorso alla SIC il cortometraggio di Fabrizio Paterniti Martello

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It Isn’t So è un cortometraggio di Fabrizio Paterniti Martello che ne ha curato, oltre che la regia, anche la sceneggiatura, il soggetto, il montaggio e la fotografia. Viene presentato in concorso alla 38ª Settimana Internazionale della Critica a Venezia.

Due ragazzi cresciuti nella periferia di una grande metropoli

Una voce fuoricampo si presenta, sull’immagine fissa di una luna quasi piena. È un giovane nero che studia architettura e ha 21 anni e 216 giorni, che equivalgono a 288 orbite lunari intorno alla Terra. 288 lune crescenti e altrettante calanti. Un moto lunare da sempre immutabile, come immutabile appare lo scorrere del tempo nella periferia del grande centro urbano americano in cui vive.

Il giovane, che ci parlerà sempre e solo in fuoricampo, ci racconta di lui e di Lewis (Vincent De Paul), l’amico con il quale ha condiviso infanzia, adolescenza e giovinezza. Cresciuti in un clima di tensione, fra continui scontri fra manifestanti e poliziotti, hanno visto le loro strade divergere quando il protagonista (non ne conosciamo il nome) è entrato all’università, mentre Lewis è diventato un rapinatore.

Entrambi, anche se in modo differente, vivono profondamente la città. Un luogo che appare come un labirinto in perpetuo movimento e che finisce per assomigliare alla gente che ci abita. O, forse, alla fine, sono le persone che finiscono per assomigliare alla città. È la grande differenza fra centro e periferia.

Con poche pennellate il regista disegna sapientemente un mondo

Con It Isn’t No Fabrizio Paterniti Martello con poche pennellate, alternando immagini di scontri metropolitani a quelle con il giovane protagonista, e inframmezzando bianco e nero e colore, rende bene l’idea di ciò che significa vivere ai margini di una metropoli. In un contesto di rivolte sedate a forza dai manganelli e dai lacrimogeni dei poliziotti (i “rettili”, come vengono chiamati), per i quali ogni scusa è buona per umiliare i fratelli neri, e di rapine compiute per necessità da chi alla polizia si ribella (gli “insetti”), la città muta, si evolve. Dove prima c’era una piccola casa ora c’è un palazzo, dove la c’era un muro, adesso è sorta una piazza. Resta sempre però qualcosa, un parco, ad esempio, a demarcare in maniera netta i quartieri alti e le periferie. Luoghi dove la rivolta può scoppiare da un momento all’atro e dove una rapina può finire tragicamente.

E, nonostante tutto accada una sola volta nella vita, noi non ce ne accorgiamo. Sotto una luna che continua a girare ricordiamo i gesti compiuti, i posti visti e frequentati centinaia di volte, immaginando che tutto torni a ripetersi senza fine, in un continuo loop. Eppure non è così (It Isn’t So!, per l’appunto) e restiamo lì, muti. E, per unica compagnia, i nostri ricordi e i nostri rimpianti.

Gli articoli di Marcello Perucca

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